Rombante e con un tema originale e talvolta sottovalutato dalle istituzioni e dall’opinione pubblica è il ruolo dell’infermiere negli istituti penitenziari.
Nella Sessione Pomeridiana del 11 Settembre 2015 nel workshop sostenuto da “Nurse For Expo: il contributo degli infermieri per nutrire il pianeta” la voce alla Lombardia con F. Castelvedere e C. Bruno rilascia un segno di riflessione ed esempio pragmatico per una nuova vision del Nursing nelle strutture penitenziarie.
I relatori hanno affrontato il tema “Gli infermieri nel progetto ministeriale promotori della salute negli istituti penitenziari: esperienza in Lombardia”. Dopo un excursus legislativo rappresentato dal DPCM dell’Aprile 2008 che attribuisce criteri e competenze al SSN nel panorama sanitario in materia Penitenziaria si sancisce il passaggio al Servizio Sanitario Nazionale di tutte le funzioni sanitarie svolte dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e dal Dipartimento della giustizia minorile del Ministero della giustizia.
Da un documento scritto dagli esperti della Simspe, la Società italiana di medicina penitenziaria nel loro rapporto periodico emerge un quadro allarmante che mette in luce dati poco conosciuti: in carcere contraggono malattie il 60 – 80% dei detenuti. I tossicodipendenti sono il 32%, il 27% ha un problema psichiatrico più o meno grave, il 17% ha malattie osteo – articolari, il 16% cardiovascolari e circa il 10% problemi metabolici e dermatologici.
Tra le malattie infettive è l’epatite C la più frequente (32,8%), seguita da Tbc (21,8%), Epatite B (5,3%), Hiv (3,8%) e sifilide (2,3%). Secondo Roberto Monarca, presidente della scuola di formazione della Simpse “Il carcere è un concentratore di patologie perché raccoglie e mette insieme popolazioni che arrivano da zone ad elevato rischio di patologie infettive (Africa, Asia ed Est Europa) con altri soggetti sani”. (fonte: ilfattoquotidiano.it)
In Lombardia quindi viene sviluppato un progetto per gli infermieri operatori presso le carceri italiane e ha avuto come obiettivi la promozione e la salvaguardia della salute dei detenuti in custodia carceraria mediante la rappresentazione di stili di vita salutari che puntino a consapevolizzare il detenuto al saper prendersi cura di se favorendo una propria evoluzione nell’ambiente e disciplinando e affinando il controllo attraverso stili di vita sani.
Gli istituti penitenziari per realizzare il lavoro di sensibilizzazione all’importanza del concetto salute all’interno degli istituti di detenzione carceraria, hanno fornito del materiale (brochure) per la formazione dei destinatari del progetto. I professionisti sanitari che hanno permesso la realizzazione del lavoro di ricerca e formazione sono stati gli infermieri, dopo mappatura analitica della popolazione presente e suddivisione in piccoli gruppi.
Un punto di debolezza, ma per fortuna ovviato grazie alla collaborazione costruttiva, è stata la concreta – ma purtroppo scarsa – disponibilità in termini di risorse umane del personale di Polizia Penitenziaria. Il Progetto di lavoro per continuità è stato per giunta esteso alle classi di laurea rispettivamente del I e II anno del CDL in Infermieristica. È stato altresì proposto un panel per il miglioramento del progetto, mediante la realizzazione di un fondo cassa per l’approvvigionamento di materiale, l’istituzione di uno sportello di counseling con funzioni a 360° e l’incentivazione del promotore della salute che deve essere basato sulla continuità.
Calabrese Michele
Dalla redazione “Nurse Times” i migliori auguri per la continuazione del progetto e l’estensione del medesimo ad altre realtà di custodia cautelare carceraria.
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