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Nessun paziente legato nei reparti psichiatrici: Modena raggiunge la “contenzione zero”

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Nessun paziente legato nei reparti psichiatrici: Modena raggiunge la “contenzione zero”
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Un risultato ottenuto grazie al coordinamento tra pronto soccorso, 118, enti locali, forze dell’ordine, vigili urbani e organi giudiziari.

Modena festeggia la “contenzione zero”. Da due anni, nei reparti psichiatrici ospedalieri del territorio, nessun paziente viene più legato. Un risultato raggiunto dopo un lungo percorso, fatto di corsi di formazione e tavoli di coordinamento fra le istituzioni, che ha visto in pochi anni un calo drastico degli episodi. Nel 2011 a Modena, nei due reparti del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (Spdc), le contenzioni erano state 500. Un numero portato a zero in 6 anni.

Nel 2016 i casi di pazienti contenuti al letto sono stati solo tre. E nel 2017, al di là di un episodio nato in pronto soccorso e subito risolto, nessuna persona è stata legata negli Spdc modenesi di Carpi e Baggiovara. Ma lo stesso risultato è stato raggiunto in tutte le strutture accreditate della provincia, trasformando di fatto Modena in una provincia “no restraint”, cioè libera da una pratica, la contenzione, ormai considerata “non medica” ed eccezionale, tanto che le linee guida nazionali e regionali ne raccomandano il “totale superamento”.

“Per prima cosa abbiamo individuato le tipologie di persone che più frequentemente venivano legate nei nostri reparti – ha spiegato Fabrizio Starace, direttore del dipartimento di Salute mentale dell’azienda Usl di Modena –. E così, per ogni macro-categoria, abbiamo individuato modalità alternative alla contenzione, pratiche condivise e professionalmente elevate”.

I casi sono legati solitamente a persone con disturbi neurocognitivi, soprattutto anziane, a disabili fisici con disturbi psichiatrici sovrapposti e a chi fa abuso di sostanze. Per fronteggiare la problematica l’Ausl ha messo in campo momenti formativi e incontri con esperti di livello nazionale e internazionale. “Parliamo di mesi e mesi di lavoro – spiega Starace –, ma nessuno psichiatra, per quanto impegnato, può da solo risolvere questo problema. Per fare buona salute mentale bisogna interagire con tutti i livelli di comunità e riflettere su meccanismi automatici che invece sono da mettere in discussioni e verificare passo per passo”.

Per raggiungere il risultato “contenzione zero” è stato creato un tavolo di coordinamento e lavoro che ha coinvolto il pronto soccorso, il 118, gli enti locali, le forze dell’ordine, i vigili urbani, gli organi giudiziari. “Grazie al coordinamento del procuratore capo della Procura della Repubblica di Modena, Lucia Musti, abbiamo analizzato i casi più complicati che inevitabilmente, se non governati, portano alla contenzione. Parliamo di casi caratterizzati da comportamenti violenti verbali o fisici, specie se condizionati dall’assunzione di alcool o altre sostanze”.

Un esempio di intervento ha visto la presenza di un infermiere 24 ore su 24 accanto a una persona con disabilità fisica e disturbi comportamentali, trattata con farmaci che avevano prodotto il cosiddetto effetto paradosso. “Invece di sedare, i farmaci avevano aumentato l’agitazione – spiega Starace –. Nonostante ciò, il nostro intervento non è stato la contenzione. Abbiamo invece garantito alla persona una relazione rassicurante giorno e notte. Un impegno gravosissimo, che ci ha consentito di evitare di legare quella persona, cosa che tra l’altro avrebbe compromesso la possibilità di instaurare una relazione terapeutica”.

Fonte: www.superabile.it

 

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