Il medico di medicina generale di uno sperduto paesino in provincia di Cuneo è diventato estremamente popolare non appena la sua particolare abitudine è diventata nota.
Le visite a domicilio, nel comune di Verduno, tra vigne di Barolo e noccioleti, vengono effettuate dal sanitario a bordo del proprio cavallo.
Il dottor Roberto Anfosso, da una decina d’anni ha preso l’abitudine di raggiungere i suoi pazienti che non richiedano interventi d’urgenza in sella.
Il professionista di 66 anni, ha molti pazienti geriatrici in questa zona rurale: “E’ un angolino d’Italia tra quelli in cui la longevità è molto alta. A cavallo visito pazienti che hanno dai 70 ai 104 anni; la struttura sociale è organizzata attorno alle cascine dove la persona anziana, il malato o l’handiccappato sono curati dalla famiglia e occorre raggiungere gli anziani che non possono muoversi in autonomia. Sono sempre visite di routine ma che devono comunque essere fatte per controllare il diabete, la pressione, il cuore”.
Dopo aver sellato Ambra, la sua cavalla di 4 anni, e aver riposto nelle bisacce il fonendoscopio, lo sfigmomanometro e il suo bravo ricettario, inizia il proprio giro visite. Negli ultimi 3 anni ha assistito a domicilio più di 1.000 pazienti, smettendo di contarli una volta raggiunta la cifra a tre zeri. Prima di Ambra il dottor Anfosso montava Sissi, la sua precedente collaboratrice sanitaria.
“Da queste parti i panorami sono bellissimi, è una zona benedetta da Dio” racconta il dottor Anfosso: nipote di un ufficiale di cavalleria, cominciò a montare a 14 anni. La prima delle sue visite equestrifu frutto del caso: stava sellando il suo cavallo per una passeggiata quando arrivò la richiesta di una visita a domicilio e decise di prendere due piccioni con una fava:
“Anche se quando sono arrivato il paziente mi ha guardato in modo strano e non mi ha lasciato entrare, tanto era rimasto sorpreso”.
Che nonostante l’esordio non felicissimo ha perseverato: “Se arrivo a cavallo, il paziente capisce che ho più tempo da dedicargli, si sente gratificato. Questo crea un rapporto speciale, molto umano e meno istituzionale”.
Poi il contatto con il cavallo aiuta i pazienti ad aprirsi un po’, continua il medico: “Gli anziani sono spesso fissati sulle loro patologie e ne parlano costantemente, il cavallo li distrae dalla loro situazione personale e così durante la visita una mezz’ora se ne va a parlare del cavallo, dei loro ricordi . Molto spesso mi offrono cibo, o il loro vino. Sono quasi tutti vignaioli. Se tirano fuori una bottiglia non si può rifiutare, perché sarebbe come rifiutare l’ospitalità e il frutto del loro lavoro”, conclude il medico.
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