Le calde giornate agostane, che spero ci lasceremo presto alle spalle, minano la lucidità mentale del vostro affezionatissimo, ma temo anche quella dei vertici della FNOPI.
In un momento storico, dove la posizione degli Ordini di tutte le professioni sanitarie dovrebbe essere quella di fare fronte comune contro lo sfruttamento demansionale, contro le ridicole ipotesi di rinnovo contrattuale, contro il precariato, contro le competenze svendute ad altre professioni, contro una iniquo vincolo di esclusività che ci preclude la possibilità di incrementare i nostri magri guadagni.
In questo momento storico, dove dovrebbe far valere la sua posizione di tutela e garanzia nei confronti dei suoi iscritti, in sostanza sbattere violentemente i pugni sul tavolo, la Federazione degli Ordini delle professioni infermieristiche ha la brillante intuizione di fondare una Nazionale di calcio degli infermieri.
Ok, è il momento d’oro dello sport italiano, ma francamente non riesco a trovare un solo motivo per plaudire a questa iniziativa. Anzi più ci penso, più mi viene in mente una locuzione latina che non potrebbe meglio descrivere la situazione: “panem et circenses”. Il poeta Giovenale, nelle sue satire così sintetizzò le aspirazioni della plebe: populus, duas tantum res anxius optat panem et circenses.
Il popolo ansiosamente desidera solo due cose: il pane ed i giochi circensi.
Ed ecco qui, come la FNOPI, goffamente a mio avviso, riesce a mettere in pratica le parole del poeta, utilizzando questo triste espediente per (sempre a mio avviso) distrarre per l’ennesima volta gli infermieri dai veri problemi che attanagliano la professione, esattamente come nell’epoca classica si utilizzavano i giochi circensi per distrarre e rabbonire il popolo che rumoreggiava scontento.
Chissà come mai non riesco a non paragonare gli infermieri italiani alla plebe dell’antica Roma, visto che si sciolgono per una moneta da 2€ in comproprietà con i medici, che continuano ad essere fieramente demansionati e contenti per un ipotetico bene dei pazienti, proprio come gli antichi plebei che pur vivendo una situazione di disagio ed estrema povertà, accantonavano ogni tipo di protesta non appena pioveva dall’alto la possibilità di andare allo stadio ad assistere ai giochi.
Così gli infermieri italiani si accontentano di un tozzo di pane secco, un applauso dai balconi e pochi spiccioli di aumento salariare, sempre in comproprietà con gli appartenenti al comparto.
Intanto in Europa e nel mondo in nostri colleghi ventilando semplicemente un possibile sciopero hanno ottenuto anche più di quello che chiedevano.
Gli infermieri italiani però ora hanno la nazionale di calcio, potranno farsi i selfie con mister Mihjalovič (cui va tutta la mia stima sportiva per carità, ai miei tempi le sue punizioni erano leggenda) potranno magari fare qualche palleggio con uno o due ex calciatori o magari giocare un derby del cuore contro Morandi&C.
Però siamo davvero sicuri che quello di cui la professione ha bisogno in questo momento così delicato sia una Nazionale di calcio?
Francamente continuo a pensare di no.
Dott. Emanuele Battiston
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