Questo il risultato di uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Sydney.
Nel suo studio, pubblicato su The Lancet Child and Adolescent Health, un team di ricercatori dell’Università di Sydney sostiene che bastino 60 secondi di attesa prima di tagliare il cordone ombelicale per aumentare la speranza di vita dei nati prematuri. Ritardare di un minuto il taglio, cioè, consente di ridurre del 17% il rischio di disabilità, del 15% quello di una trasfusione e del 30% quello di morte.
Il relativo trial, effettuato su 1.500 nati prematuri e durato due anni, è stato coordinato da William Tarnow-Mordi, che spiega: “Pensiamo che ritardando il taglio del cordone ombelicale i neonati riescano a ottenere un maggior numero di globuli rossi e bianchi e di cellule staminali dalla placenta, il che li aiuta a raggiungere un buon livello di ossigeno, a controllare infezioni ed eventuali lesioni ai tessuti”.
La leggera attesa nel taglio del cordone è ormai procedura standard per i nati a termine, ma nei prematuri sussistevano dubbi su cosa fosse meglio fare nell’interesse del bambino. Lo studio australiano mostra che è meglio aspettare. “È veramente raro trovare un intervento con questo impatto che sia a costo zero e non richieda niente di più sofisticato di un orologio – dichiara Kristy Robledo, che ha condotto l’analisi di follow up –. Questo potrebbe contribuire all’obiettivo Onu, molto disatteso durante la pandemia, di ridurre le morti in età neonatale e infantile”.
E ancora: “Applicato ovunque nel mondo, nei nati molto prematuri che non necessitino di rianimazione di urgenza, tale intervento potrebbe assicurare a 50mila nati prematuri sopravvivano senza grosse disabilità nella prossima decade. In altre parole, ogni 20 nati molto pretermine su cui si ritardi il taglio del cordone, uno in più sopravvivrà senza soffrire di grosse disabilità”.
Redazione Nurse Times
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