Riceviamo e pubblichiamo la riflessione di Filippo Ingrosso, infermiere in servizio all’ospedale San Gerardo di Monza.
La prima ondata ci aveva colto alla sprovvista, ma noi ci siamo fatti trovare pronti, in prima linea, ad affrontare un nemico sconosciuto fino ad allora. Il nostro sforzo veniva riconosciuto e fin troppo apprezzato, con la definizione di “eroi”, che si sprecava a più riprese. Stanchi, stremati, sconvolti, ma consapevoli di aver lavorato da professionisti.
Sul principio di questa seconda ondata appare chiaro come stavolta il canovaccio dell’infermiere-eroe reggerà poco. Forse si era diffusa fin troppo l’audace convinzione che tutto fosse finito. Tra cockail in discoteca, assembramenti incontrollati, “Non ce n’è coviddi” e una politica poco attenta a prevenire, lo sforzo degli “eroi” iniziava ad apparire vano.
Cosa ci aspetta ora che tutto sembra pronto a ricominciare? Gruppi Facebook che “hanno le prove” di come questa nuova emergenza sia tutto un falso. Internauti che sui social ci danno degli untori, ci accusano di volere solo visibilità, rinfacciano la nostra scelta di aver voluto fare questo lavoro. Fino ad arrivare ai redivivi virologi del nulla che lamentano ospedali strapieni di asintomatici, negando apertamente la pericolosità di questa seconda ondata. O ai novelli Robespierre che soffiano sul fuoco delle rivolte vandaliche. Appare evidente come stavolta sarà peggio di prima.
Ci chiedevano, vi chiedevamo, di provare a uscirne migliori. La delusione più grande sta nel vedere che non solo non ne siamo usciti migliori la prima volta, ma di certo ne usciremo ben peggiori la seconda volta.
E noi infermieri? Noi “eroi” della prima ora, abbandonati sull’altare profanato reiteratamente dalle promesse non mantenute, dalla mancata considerazione popolare, dal menefreghismo di chi non ha saputo cogliere i nostri sforzi? La risposta ce l’ha già data il fumettista Zerocalcare, in un video della sua serie Rebibbia Quarantine: “Vi abbiamo pure fatto gli applausi dal balcone, ma che volete di più?” Cosa vogliamo di più? Nulla, appunto.
Filippo Ingrosso
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