L’associazione che denuncia i casi di aggressione agli operatori sanitari in Campania ha criticato l’assenza di un medico sul mezzo di soccorso. La replica della Società italiana infermieri emergenza territoriale: “Speriamo sia un caso di cattiva comunicazione”.
Non è piaciuto, alla Siiet (Società italiana infermieri emergenza territoriale) un post pubblicato su Facebook dall’associazione Nessuno tocchi Ippocrate e riguardante l’intervento di un’ambulanza per soccorrere un uomo colto da malore sul lungomare di Napoli. Post che riportiamo di seguito.
“Complimenti (molto tristi) alle postazioni di tipo India (senza medico a bordo) del Chiatamone e del Crispi, che hanno fatto di tutto per salvare un uomo colto da infarto e caduto a mare sul lungomare di Napoli. Dal racconto dell’equipaggio hanno effettuato la rianimazione cardiopolmonare per circa un’ora. Diverso tempo dopo la chiamata è arrivato anche il medico della postazione 118 Ferrovia, che non ha potuto far altro che constatare il decesso. Questo post non vuole dire che, se ci fosse stato il medico sul Chiatamone, la persona sarebbe sopravvissuta, ma concedeteci di affermare che avrebbe avuto una possibilità in più. Meditate, gente!”.
Questa la replica, sempre via social, della Siiet: “Siamo da sempre molto grati all’associazione Nessuno tocchi Ippocrate per l’attenzione che pone al tema delle aggressioni. Questo post ci lascia però perplessi. Lo vogliamo ascrivere a un caso di cattiva comunicazione, certamente non voluta, e auspichiamo che sia prontamente cancellato o modificato. Purtroppo post come questi possono potenzialmente provocare eventi di aggressione verso gli operatori, cosa che certamente non è nell’intenzione di chi scrive, fornendo informazioni fuorvianti. Nel post non si pone la giusta attenzione ai reali problemi che il fatto, triste, porta alla luce, tornando al vecchio cliché della necessaria presenza del medico sui mezzi di soccorso. Ci associamo ai complimenti fatti ai colleghi intervenuti, certi che abbiano fatto tutto il necessario e il possibile per salvare la vita del paziente, auspicando che questi possano lavorare in un sistema dove esista una rete, con livelli di soccorso e assistenza capaci di interagire tra di loro, e dove la professionalità infermieristica sia valorizzata al massimo delle sue possibilità. Questo darà, ne siamo certi, il massimo delle chances possibili ai loro pazienti”.
Redazione Nurse Times
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