Intervistato dal TgR, un operatore socio-sanitario parla dei disagi vissuti nelle strutture per anziani in cui ha prestato servizio.
“Nelle tre strutture in cui ho lavorato c’erano di media 40-60 pazienti per due operatori a turno”. Lo riferisce un’operatore socio-sanitario, che ha preferito rimanere anonimo, al TgR Molise, aggiungendo che l’assistenza nelle Rsa, “era prestata in condizioni disumane”, con gravi ripercussioni sulla salute degli anziani ospiti.
Durante l’intervista l’oss non esita a parlare di “strutture lager, dove magari la capienza è di 40 posti letto, ma per fare business si arriva anche a 60-70”. E quanto ai contratti di assunzione del personale rivela: “Sono contratti non in linea con quelli collettivi nazionali, quasi sempre part-time, anche se poi si svolge una mole di lavoro esagerata, che forse non rientra nemmeno in un full-time, retribuita con 7-8 o anche 6 euro l’ora, e parzialmente in nero”.
E’ solo una delle testimonianze raccolte dal TgR Molise. Molte raccontano di un insostenibile rapporto numerico tra pazienti e operatori, di stipendi bassissimi e contratti discutibili, anche se non mancano, di contro, esempi di strutture virtuose.
“L’immagine più estrema – prosegue l’oss anonimo al microfono della giornalista Monica Raucci – è quella di molti miei colleghi alle prese con la sindrome da burn-out, ma anche quella di operatori che non svolgono col cuore questo lavoro e se la prendono con gli ospiti, spesso indifesi. Ho visto qualche spintone e, purtroppo, anche anziani legati al letto senza che ve ne fosse bisogno”.
Redazione Nurse Times
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