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L’infermiere e la rana bollita. Discorso Roma 15 ottobre.

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L'infermiere e la rana bollita. Discorso Roma 15 ottobre.
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Negli ultimi 30 anni la categoria infermieristica ha rispecchiato perfettamente la teoria che il filosofo Noam Chomsky ha chiamato il principio della rana bollita in cui descrive la pessima capacità dell’essere umano di adattarsi a situazioni spiacevoli e deleterie senza reagire.

Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota
tranquillamente una rana il fuoco è acceso sotto la pentola e l’acqua si
riscalda pian piano.

Eccoci lì: giovani e pieni di entusiasmo, sgambettiamo dentro la pentola con tanti progetti in testa da realizzare, abbiamo scelto con convinzione una professione d’aiuto e siamo pieni di energia e voglia di fare…….
presto l’acqua diventa tiepida; ma la temperatura è gradevole e la rana
continua a nuotare.


Ci sorregge ancora l’entusiamo, crediamo in ciò che facciamo e intanto
tolgono il personale di supporto durante il turno notturno, ma va be’….
continuo a sgambettare dentro la pentola perché ce la posso fare, io credo in quello che faccio sono obbligata ad aggiornarmi e dopo il turno di mattina o prima del turno di notte è molto faticoso concentrarmi durante il corso Ecm ma sono certa che ce la posso fare eppure, ho saputo che ai miei colleghi in Germania e Svizzera le aziende pagano addirittura i master e corsi di aggiornamento…. va be’ non importa…. ce la faccio comunque lavoro nel privato e seguo 40 pazienti da sola ho il contratto interinale che rinnovano di mese in mese bloccano le assunzioni, salto i riposi, provo a dire qualcosa ma lo dico sottovoce…… non vorrei che pensassero che non ho senso del dovere e in fondo…. non sto così male la temperatura intanto sale.


Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa anche io comincio a stare poco bene, sgambettare in quella pentola ora è diventato più faticoso… ma vado avanti……. non importa se sono stanca, se ho superato i 50 anni e una notte di 11 ore mi distrugge ma “chi decide… dice che il mio non è un lavoro usurante!!!”


E quindi brontolo tra me stessa ma gambe in spalla…. vado avanti, io ce la devo fare!!!!


L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, si è indebolita, non ha la forza di reagire…… allora sopporta e non si ribella.


L’infermiere stoicamente sopporta tutto anche se a fine mese lo stipendio è misero e non arriva alla terza settimana con quei due spiccioli,
sono stanca ma vado avanti,
sono demansionata ma vado avanti,
salto i riposi per la carenza di personale, sono di jolly e non so che turno farò domani o tra una settimana.

Sopperisco a ogni carenza strutturale e organizzativa aziendale e vado avanti affronto una pandemia che lascerà dietro di sé una categoria di lavoratori che ne uscirà a pezzi fisicamente e psicologicamente….


e se arriverà la seconda ondata, non so dove troverò la forza di affrontarla perché ormai sono quasi bollita, stanca, incazzata, frustrata e ancora vado avanti…. non so più se lo faccio per inerzia o perché devo portare il pane sulla tavola intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce semplicemente, morta bollita.


Ma se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.”


Ma no…. ci hanno massacrato a fuoco lento….ci hanno messo in condizioni di non accorgerci della deriva che stava prendendo la nostra professione….


Ci hanno fatto credere che con il corso di laurea e il riconoscimento della
professione intellettuale sarebbe avvenuto di pari passo il riconoscimento
economico ci hanno fatto credere che era tutto momentaneo: manca il personale, tolgo gli Oss di notte, aumenteremo lo stipendio al prossimo contratto del mai, le indennità poi le aggiusteremo……e ci hanno cotto a fuoco lento….


Ora vi chiedo se vogliamo fare la fine della rana bollita o con la restante
energia decidiamo di fare quel balzo che ci porta fuori da quella maledetta pentola di umiliazioni che subiamo da 30 anni!!!
Siamo tutti arrabbiati e stanchi ma la linea di demarcazione è stata segnata…

Dopo il Covid non possiamo più tornare a come era prima
abbiamo dato la vita, la salute, eravamo lì quando mancavano i dispositivi di protezione quando il tampone lo facevano ai politici, ai calciatori ma non a noi, nonostante tutto non abbiamo lasciato soli i nostri pazienti vergognatevi!!!!


Ea te politca, a te azienda, a voi sindacati che vi spaventate se il nostro ordine professionale incoraggia questa piazza: lavorate con noi per darci ciò che è giusto! non remateci contro ora è il momento di fare quel salto ……
perchè chi ha ucciso la rana non è stata l’acqua bollente
ma l’incapacità della rana di decidere quando saltare fuori da quella pentola e il momento di saltare è ora!


Vogliamo un contratto autonomo, rivolto solo ai professionisti sanitari con fondi dedicati perché non vogliamo più stare in un comparto che comprenda amministrativi, autisti e portieri.
Vogliamo uscire dal comparto!

Infermiera Senia Pocci, Sindacato Nursing Up Siena

Redazione NurseTimes

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