Riceviamo e pubblichiamo un lavoro di ricerca a cura di Bruno Masino (medico chirurgo, specialista in Igiene e Medicina preventiva, già direttore medico iospedaliero), Michelangelo Ragone (dottore in Infermieristica, specialista in Infermieristica di famiglia e comunità e Assistenza integrata per la salute collettiva), Francesca Masino (studentessa di Medicina e chirurgia della Medical University Plovdiv – BG). Di seguito presentazione e riassunto. In allegato il lavoro completo.
PRESENTAZIONE
Il lavoro di ricerca presentato, dal titolo L’infermiere di famiglia e comunità e il long Covid: una figura strategica per l’assistenza territoriale, ha visto la partecipazione di 588 soggetti tra infermieri, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, fisioterapisti, psicologi, logopedisti delle 20 regioni italiane, che hanno risposto al questionario distribuito.
Lo studio aveva lo scopo di valutare il livello di conoscenza della sindrome da long Covid, di comprendere il ruolo che potrà rivestire l’infermiere di famiglia e comunità, di porre in evidenza le criticità nella gestione dei pazienti, con la finalità di ricercare soluzioni e individuare le esigenze formative specifiche della nuova figura professionale.
I risultati ottenuti, anche per i possibili risvolti pratici e organizzativi che possono comportare, sono molto interessanti e meritano anche ulteriori approfondimenti. Con il nostro studio si è voluto dare un primo, importante contributo in tal senso.
RIASSUNTO
Obiettivi – Obiettivi dello studio sono:
- valutare il livello di conoscenza della sindrome da Long-Covid,
- comprendere il ruolo che potrà rivestire l’IF/C,
- rilevare le criticità nella gestione dei pazienti e ricercarne le soluzioni,
- individuare le esigenze formative.
Metodi – Hanno partecipato 588 soggetti delle 20 regioni. L’analisi delle risposte ha evidenziato come l’operato dell’IF/C possa essere determinante per l’assistenza altamente qualificata dei pazienti interessati. È stata rilevata anche la necessità di potenziare l’assistenza territoriale e la possibilità di interagire in un contesto di multidisciplinarietà.
Risultati – Hanno partecipato 588 soggetti delle 20 regioni. Le risposte ai quesiti hanno fatto rilevare come l’operato dell’IF/C possa essere determinante per l’assistenza altamente qualificata dei pazienti interessati. È emersa, tuttavia, anche la necessità di potenziare l’assistenza territoriale, aumentando la possibilità di interagire in un contesto di multidisciplinarietà.
Conclusioni – Dall’analisi dei dati, fra i soggetti coinvolti, si evidenzia un buon livello di conoscenza della sindrome L-C e la figura dell’IF/C viene percepita come elemento professionale strategico per assicurare la gestione territoriale delle problematiche sanitarie in un’ottica di lavoro d’equipe.
Bruno Masino
Michelangelo Ragone
Francesca Masino
- Infermieri e medici del 118 accusati di omicidio colposo perché non rianimano il paziente: la sentenza
- Contratto Uneba, accordo per il rinnovo che riguarda 135 mila lavoratori in tutta Italia
- Certificazione delle competenze per gli oss: “Un passo avanti per la professione”
- Asst Brianza: concorso pubblico per 20 posti da infermiere
- Manovra, Nursing Up: “Il Governo ignora ancora una volta gli studenti di Infermieristica e Ostetricia”
Lascia un commento