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L’immagine dell’infermiere fornita dai media può avere ricadute negative sull’assistenza erogata?

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L'immagine dell'infermiere fornita dai media può avere ricadute negative sull'assistenza erogata?
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Non sempre l’immagine che si ha dell’infermieristica ha una connotazione positiva dal momento che questa professione è circondata da numerosi stereotipi presenti in numerose realtà

Queste sfaccettature vengono accentuate soprattutto dai media, che cristallizzano l’immagine dell’infermiere, sminuendo ed ignorando l’evoluzione che la professione ha avuto nel tempo, non riconoscendole autonomia e autorità.

In sostanza qual è l’immagine sociale dell’infermiere che possiamo tracciare?

Internet e YouTube potrebbero essere dei basilari trampolini di lancio per far conoscere chi è l’infermiere e il suo valore sociale.

Su Internet esistono numerosi motori di ricerca contenenti informazioni di rilievo tra cui il sito della Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI.

Tuttavia non ci sono dati sull’effettivo impatto che questa ha sull’immagine collettiva dell’infermiere.

Così come su YouTube i video disponibili quando si digita la parola ”infermiere” sul motore di ricerca suscitano ilarità e disinteresse; anche questo viene ad esaurirsi come un potenziale promotore della professione.

Per quanto riguarda la televisione numerose sono le serie televisive esempi di comportamento eticamente inappropriati che provocano una difficoltà a discernere da quello che sono i contesti reali.

Le rappresentazioni negative degli operatori riducono l’efficacia terapeutica; in quanto una persona che non ha un’alta concezione del professionista che si trova davanti avrà difficoltà a riporre la giusta fiducia in lui.

In Grey’s Anatomy, Doctor House, Nip ‘n Tuck l’infermiere è subalterno al medico e resta una figura di sfondo.

Mentre in Scrubs emergono rapporti paritari con i medici, professionali ed efficienti con gli assistiti ma non gli elementi etico-deontologici.

Invece in Braccialetti rossi i dialoghi con gli infermieri sono tagliati, estremamente brevi, sminuiti con l’intenzione di far prevalere il white coat.

Per quanto riguarda il cinema e i fumetti uno degli stereotipi principali che si può descrivere è il classico pensiero dell’infermierina sexy; come si può anche vedere nel famoso film di Nadia Cassini ”L’infermiera nella corsia dei militari”.

Infermiere succinte con giarrettiere e autoreggenti non aumentano la stima nei confronti delle professioniste vere e proprie e l’immagine dell’infermiera alla Marilyn Monroe diventa uno stereotipo universale accentuato dai media.

Stereotipi negativi riducono l’attrazione che ha la professione nei nuovi aspiranti, provocano frustrazione, stress e insoddisfazione nei professionisti e aumentano anche l’intenzione di abbandono della professione.

Ne consegue una riduzione della performance lavorativa con ricadute negative anche sull’assistenza erogata.

Per quanto riguarda i giornali la letteratura conferma che viene fornita un’immagine distorta della professione, nella maggioranza dei casi negativa; basti pensare agli articoli più pubblicati che trattano di cronaca prettamente nera, carenze infermieristiche, malasanità e maltrattamenti di anziani.

Ciò che dovrebbe essere di maggior spicco è l’evoluzione che questa professione ha avuto nel tempo con il riconoscimento ottenuto da parte della legge delle professioni sanitarie che si collega anche al diritto del paziente di essere assistito da persone qualificate e preparate.

Il cambiamento è stato avvertito anche grazie all’istituzione di nuovi modelli organizzativi che esaltano le particolarità professionali dell’infermiere.

Un esempio è l’infermiere di comunità in alcune regioni: il professionista che effettua assistenza domiciliare si è potuto e voluto far conoscere per ciò che è, e che fa, ed è aumentata la stima nei suoi confronti.

Ciononostante i professionisti sono costretti tuttora a proteste per ottenere i giusti riconoscimenti professionali; ma i reclami però possono far emergere l’attenzione solo verso il potenziale disservizio.

In letteratura si è inoltre documentato che i numerosi stereotipi indirizzano i potenziali studenti verso altre discipline, sebbene in numerosi regioni la professione susciti più interesse, anzi soprattutto al Sud l’infermieristica è una delle discipline principali che viene scelta dai potenziali studenti universitari.

La figura professionale dell’infermiere è rilevante nel mondo sanitario, basti pensare che all’interno del Sistema sanitario nazionale rappresenta circa il 40% del personale.

C’è un’iniziale inversione di tendenza della professione che è ancora lontana dallo scostarsi dagli stereotipi negativi.

Da un lato è presente con contenuti positivi, innovazione, elogi, come si evince da alcuni articoli in cui gli infermieri in diversi ambiti specialistici si distinguono per particolari meriti professionali.

Dall’altro le continue disattenzioni dei giornalisti che negli articoli di cronaca chiamano in causa gli infermieri anche quando i protagonisti appartengono ad altre famiglie professionali.

I risultati ottenuti sono in sostanza discordanti: la professione infermieristica a volte non è apprezzata né dai giornalisti né dai professionisti come questa meriterebbe, sebbene venga sostenuta dagli organi di rappresentanza con iniziative di promozione dell’immagine dell’infermiere.

Sarebbe auspicabile una collaborazione tra infermieri e media per far conoscere alla comunità chi è realmente l’infermiere, facendo tramontare un passato ormai lontano.

Ai noi e ai posteri il compito di attuare questo arduo riconoscimento.

 

Anna Arnone

 

Sitografia

www.ipasvi.it

www.ipasvibat.it

 

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