Festa della liberazione. Per noi un giorno come tutti gli altri perché saremo impegnati nelle nostre corsie ad assistere i nostri pazienti nel modo migliore possibile, come sempre.
Ma forse oggi questa festa nazionale la sentiamo di più. Il presidente Conte, in un intervista di qualche settimana fa, ci ha chiamati “patrioti”. Ecco forse è un appellativo che gradiamo meglio, rispetto a “eroi”. Possiamo considerarci moderni patrioti perché lottiamo tutti i giorni per portare avanti, sulle nostre spalle, un SSN ridotto all’osso nonostante un sistema che ci sfrutta, ci demansiona e calpesta i nostri diritti. Possono considerarsi moderni patrioti i colleghi che nonostante tutto, nonostante le sirene provenienti dall’estero dove ci offrono condizioni di lavoro e stipendi migliori, decidono di restare qui, in Italia al servizio del proprio Paese.
Ma anche noi infermieri dovremmo liberarci da qualcosa. Dalla cultura vecchia che si continua a tramandare nella nostra professione: ancora oggi 25 aprile 2020, lavoreremo all’interno di organizzazioni ferme a 50 anni fa nei modi di fare, nelle abitudini e nelle consuetudini.
Tanti di noi anche oggi si è occupato di rifacimento letti, dispensa dei pasti, chiusura dei bidoni dei rifiuti, accompagnamento del medico durante il famoso “giro”.
Di questo modo di concepire la professione dovremmo liberarci il prima possibile perché i pazienti complessi, fragili, pluripatologici di oggi necessitano di un infermiere qualificato che si prenda carico dei propri bisogni, che studi per loro il miglior piano assistenziale, che li educhi a convivere con la malattia, che garantisca loro la miglior qualità di vita possibile, non l’angolo del letto a 90 gradi tutte le mattine!
Liberiamoci della nostra tendenza a delegare agli altri (ordini, sindacati, dirigenti ecc) il cambiamento altresì deve avvenire in ciascuno di noi, mettendo in discussione le piccole cose di tutti i giorni.
Rendiamoci liberi della nostra tendenza a lavorare passivamente per il 27, tanto non cambierà mai nulla perché “si è sempre fatto così”.
Liberiamoci della nostra tendenza a subire, a sentirci impotenti, ultimi, pavidi, disinteressati alla politica professionale.
Se ci libereremo da queste zavorre la nostra professione potrà spiccare il volo verso un futuro che ci vuole protagonisti; se ci libereremo da queste zavorre potremo davvero rivendicare a gran voce l’aumento dello stipendio perché avremo dimostrato di portare esiti migliori sui nostri pazienti e di non meritarci lo stesso stipendio del passato!
Infermieri in Cambiamento intende unire chi sente questo bisogno in un progetto di liberazione culturale allegro, inedito, graduale, democratico, pacifico.
Orgogliosi, vi aspettiamo!
Raffaele Varvara, Fondatore di “Infermieri In Cambiamento”
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