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Leucemia mieloide acuta, nuova terapia aumenta sopravvivenza di 13 volte

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Leucemia mieloide acuta, nuova terapia aumenta la sopravvivenza di 13 volte
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Questo il risultato dello studio Avalon, a cura dell’Istituto romagnolo per lo studio dei tumori “Dino Amadori” di Meldola e dell’Istituto Europeo di Oncologia.

Grazie a una nuova terapia a base di venetoclax (inibitore di BCL 2), in combinazione con azacitidina o decitabina, aumentata di 13 volte, passando da 6 settimane a 18 mesi, la sopravvivenza dei pazienti colpiti da leucemia mieloide acuta più difficili da trattare, ovvero quelli resistenti/refrattari ai farmaci, quelli anziani e quelli fragili). Il 75% dei pazienti ha ottenuto il controllo della malattia. È il risultato di uno studio tutto italiano, denominato Avalon e pubblicato sulla rivista Cancer. Si tratta della prima sperimentazione real life condotta in Europa.

Avalon, promosso e coordinato dall’Istituto romagnolo per lo studio dei tumori “Dino Amadori” Irst Irccs di Meldola (Forlì-Cesena) e dall’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo), in collaborazione con la Rete Ematologica Lombarda e col patrocinio della Fondazione Gimema, ha raccolto i dati dei pazienti trattati off label dal 2015 al 2020 in 32 centri di ematologia italiani. Il lavoro di coordinamento è stato svolto da Chiara Zingaretti ed Elisabetta Petracci, del Clinical Trial Office dell’ospedale romagnolo.

In totale sono stati arruolati 190 pazienti: 43 di nuova diagnosi, ma anziani o fragili che presentavano altre malattie e non erano candidabili a chemioterapia intensiva; 68 refrattari/resistenti (che non hanno avuto benefici da precedenti terapie); 79 recidivanti (in cui la patologia si è ripresentata). I risultati sono stati presentati al convegno nazionale “Post-New Orleans 2022 – Novità dal Meeting della Società Americana di Ematologia”, tenutosi a Milano.

“Migliorano le prospettive di cura per i pazienti con leucemia mieloide acuta, un tumore del sangue che colpisce ogni anno oltre 2mila persone in Italia”, afferma Giovanni Martinelli, direttore scientifico dell’Istituto romagnolo. Si tratta di una malattia ematologica tra le più insidiose e difficili da trattare, contro la quale è necessario un intervento tempestivo, oltre a terapie mirate. Il nuovo studio interessa pazienti in condizioni peggiori rispetto a quelli coinvolti negli studi clinici. Per questo è molto importante che i risultati di Avalon confermino i dati di Viale‐A, studio registrativo di venetoclax condotto negli Stati Uniti.

Redazione Nurse Times

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