Riceviamo e pubblichiamo una lettera indirizzata al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin sulla situazione in cui versano tantissimi operatori della sanità, che inseguono una speranza: ottenere una mobilità verso i propri cari e il proprio paese d’origine
Questa la lettera di Barbara, tecnico di laboratorio:
Gent.ma Onorevole Lorenzin,
sono un Tecnico di Laboratorio che come tantissimi sanitari ha vissuto i problemi della precarietà e della ricerca del lavoro.
So che probabilmente questa mia lettera non avrà una risposta ma sentivo di doverle scrivere, come sanitario ma soprattutto come cittadina di questo Paese così difficile.
Voglio raccontare la mia storia. Ho passato 15 anni nella sanità privata con tutti i problemi relativi alla condizione di essere precaria negli enti privati, l’ansia dell’eventuale rinnovo, orari di lavoro inesistenti, sfruttamento e stipendi non pagati, le lascio immaginare quante ne ho potute passare.
Gli anni sono passati, il fatto di non avere nessuna certezza ha condizionato pesantemente la mia vita privata tanto da non avere avuto la fortuna di diventare madre, non sto qui ad elencarle i motivi penso che come donna lei possa capire.
Quando oramai non ci speravo più ho vinto un concorso….in un’altra Regione e come tantissime altre persone cerco invano una mobilità che mi permetta di ricongiungermi con il mio meraviglioso compagno.
La mia famiglia è nella Regione Lazio che per quanto riguarda la mia categoria non bandisce una mobilità da secoli. Questo è il motivo per cui le scrivo, solamente per dire che lo trovo profondamente ingiusto. Leggo che ci saranno dei concorsi per stabilizzare i precari, mi auguro che prima vengano bandite le mobilità come la norma prevede.
Voglio solo lasciare il mio pensiero e raccontare quello che è la realtà per un professionista sanitario oggi.
Se lavori nel privato sei sottopagato con un “contratto” senza alcuna tutela. Se lavori nel Pubblico devi accettare di andare lontano da casa, di rischiare il tuo matrimonio e di perdere le cose che faticosamente hai costruito. Se hai 41 anni come la sottoscritta le possibilità di concepire un figlio in queste condizioni sono veramente quasi zero.
La Regione Lazio negli anni ha fatto pochissimi concorsi, vinti da persone che erano già interne come spesso in Italia succede. Per cui nessuna mobilità dal Lazio verso altre destinazioni, per cui cambio compensativo zero.
Zero bandi di mobilità , che comunque sono concorsi veri e propri per cui manipolabili da commissioni interne e niente affatto disinteressate. Molto spesso bocciano tutti in modo da poter fare il concorso e “stabilizzare” gli interni.
Se devi fare una mobilità devi avere il nulla osta che però non ti viene concesso perchè l’azienda che ti deve cedere non ha la possibilità di sostituirti e anche quando l’avrebbe non ti lascia andare.
Questa è la realtà di questo dannato Paese.
Da persona semplice io penso che alcune cose potrebbero risolvere veramente i problemi legati ai pubblici concorsi e mi permetto di condividere con lei questo pensiero:
- contratti a tempo determinato non rinnovabili, se si rinnova una persona per 10 o 20 anni è chiaro che poi ci sono pressioni per “stabilizzare”, il tempo determinato deve essere finalizzato alla copertura di un piccolo periodo, dopodichè deve essere fatto un concorso per i MERITEVOLI
- bandi di mobilità per titoli e valutazione curriculum
- il nulla osta non dovrebbe essere MAI in nessun caso vietato se parliamo di mobilità compensativa, ed in generale troppa discrezionalità alle aziende, troppo ingiusto!!!!
- se l’azienda ti può sostituire DEVE obbligatoriamente rilasciare il nulla osta SENZA VINCOLO TEMPORALE. Ad esempio nella mia azienda esiste una graduatoria valida per noi tecnici di laboratorio, che però tra tre anni sarà scaduta quindi non mi daranno il nulla osta)
- commissioni di concorso ESTERNE alla Asl che bandisce, altrimenti non ci sarà MAI E POI MAI garanzia di equità
- ripristino del passaggio DIRETTO da una amministrazione ad un altra quando ci siano le condizioni magari, come succede per altre figure professionali
Poche e semplici soluzioni che darebbero veramente quel segnale di profondo cambiamento di cui il nostro Paese ha così tanto tanto bisogno.
La saluto cordialmente e spero in un suo riscontro,
Barbara Leone
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