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Le testimonianze di infermieri, medici e volontari che hanno combattuto contro le fiamme per salvare i pazienti all’ospedale di Tivoli

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Le testimonianze di infermieri, medici e volontari che hanno combattuto contro le fiamme per salvare i pazienti all'ospedale di Tivoli 1
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Arrivano le prime testimonianze degli infermieri e medici raccolte sul Corriere che hanno soccorso e aiutato a sgomberare i pazienti dall’ospedale “San Giovanni Battista” di Tivoli tra le fiamme, trasformato in un campo di battaglia.

Il coraggioso intervento del personale medico, gli infermieri e dei volontari hanno scongiurato il peggio.. Una notte drammatica, illuminata dalle sirene dei vigili del fuoco e segnata da gesti di eroismo e solidarietà.

Coperte termiche sopra i pazienti immobilizzati, barelle portate frettolosamente, lenzuola e addirittura materassi utilizzati per trasportare chiunque avesse bisogno di aiuto. Il freddo della notte si fonde con il fumo nerissimo che avvolge l’ospedale, ora privo di luce e acqua. Medici, infermieri, residenti e volontari si uniscono per affrontare l’emergenza.

Il racconto degli infermieri

Mirko Bonanni, 26 anni, infermiere nel reparto di Pediatria, era di turno quando l’incendio ha fatto la sua comparsa.

“Ho preso due gemellini in braccio e sono scappato via, dalle finestre vedevamo le fiamme e il fumo che avevano iniziato a invadere ogni spazio. Per fortuna i bambini stanno tutti bene ed è questo quello che conta”, racconta Bonanni. Ha continuato a contribuire, nonostante le chiavi di casa lasciate nel reparto, dimostrando un impegno straordinario.

La caposala Simonetta D’Ignazi è corsa in aiuto dei pazienti nonostante non fosse di turno, come racconta a Il Messaggero.

“C’era un fumo nerissimo che ti toglieva il respiro. Abbiamo evacuato i pazienti, dato ossigeno, tranquillizzato chi ne aveva bisogno”, afferma D’Ignazi. Le sue mani annerite dalla fuliggine raccontano l’intensità dell’azione.

Alessandro, uno degli infermieri, ha distribuito coperte, ossigeno e medicinali, mostrando un impegno di squadra senza precedenti. “Noi siamo una squadra e non potevo abbandonare i miei colleghi”, sottolinea.

La lotta per la vita della dottoressa Angelucci: “Ci siamo barricati per proteggere i pazienti”

La dottoressa Maria Grazia Angelucci, direttrice dell’U.O.S. Rianimazione, ha lottato contro le fiamme e il fumo praticamente a mani nude.

“Intorno alle 23 abbiamo iniziato a sentire odore di fumo, ma temevo si trattasse di un guasto ai nostri macchinari, magari un piccolo corto circuito. – spiega Angelucci – Mi sono affacciata in corridoio e ho visto un fumo nerissimo che si stava diffondendo”.

“Ci siamo barricati per impedire che il fumo entrasse, altrimenti non saremmo stati in grado di gestire i pazienti”, spiega Angelucci. “ll nostro primo pensiero è stato per i pazienti. Ma come potevamo salvarli? Erano sei malati, di cui quattro intubati. Ci siamo barricati all’interno del reparto rianimazione, poi abbiamo messo le lenzuola bagnate a terra sotto le porte in mondo da non far penetrare il fumo. Un incubo, peggiorato quando è andata via la luce”. Per fortuna, il gruppo elettrogeno ha retto e non ci sono stati problemi per i pazienti ventilati, poi messi al sicuro in attesa delle ambulanze: “Siamo usciti dalla terrazza al secondo piano, la situazione era caotica ma il personale si è dato da fare. – conclude Angelucci – So solo che è stata un’esperienza devastante”.

Lei e le sue colleghe sono riuscite a portare in salvo sei degenti, di cui quattro intubati: “È stato terribile”, racconta al Corriere della Sera.

Il contributo dei volontari: tra fumo e paura

Rachele Cecchini, volontaria dell’Associazione Airte di Guidonia, è entrata nell’ospedale trasformato in inferno con una mascherina Ffp2 e una torcia.

“Temevamo potesse scoppiare un altro incendio: quando siamo entrati era buio, allagato, l’odore di bruciato ti strozzava la gola”, racconta Cecchini. La sua missione era salvare medicinali e forniture vitali per i pazienti allettati. Ha vissuto momenti difficili, tra cui la perdita di un paziente durante il trasporto.

La solidarietà in mezzo alla disperazione

In mezzo alla disperazione, emerge la solidarietà. Operatori sanitari, volontari e residenti si sono uniti per affrontare l’emergenza. La notte di Tivoli rimarrà scolpita nella memoria di chi ha vissuto quei momenti, un tributo agli eroi silenziosi che, con coraggio, hanno lottato contro le fiamme per salvare vite umane.

Le testimonianze di infermieri, medici e volontari che hanno combattuto contro le fiamme per salvare i pazienti all'ospedale di Tivoli

La solidarietà di Fnopi e Fnomceo

De Palma (Nursing Up) «Rogo ospedale di Tivoli, vicini alle famiglie delle vittime. Fiducia nel lavoro della Magistratura. Chiediamo certezze, per la sicurezza dei pazienti e di tutti i professionisti sanitari»

Redazione NurseTimes 


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