Souleymane Rachidi, il giovane ivoriano che avrebbe accusato di razzismo un’infermiera in turno al Triage dell’ospedale di Mercato San Severino, controbatte al comunicato di fine indagini fornito dalla direzione sanitaria.
“In ospedale quella notte eravamo in cinque: io, due signori del 118, l’infermiera e la guardia. Non c’era nessun altro”.
L’ivoriano, tuttora ricoverato per accertamenti presso il Ruggi, non si rassegna alla giustificazione fornita. Secondo la direzione generale dell’azienda, le frasi sarebbero state proferite all’indirizzo di un altro operatore sanitario e non sarebbero, dunque, configurabili come un episodio di razzismo.
Di diverso avviso Souleymane, che ribadisce: “A parte gli operatori del 118, me e la guardia non c’erano altre persone in quel momento”.
“Quella persona – dice l’ivoriano riferendosi a un’infermiera del Pronto Soccorso dell’ospedale di Curteri – appena mi ha visto entrare al Pronto Soccorso, mi ha detto: ‘Salvini fa entrare ancora questa gente in Italia?’. E poi ha cominciato a dirmi: ‘tu devi andare al paese tuo, devi morire’, come si sente anche dal video che ho girato. Invito gli operatori del 118 a dire tutto quello che è successo quella notte: non possono tacere”.
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