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L’AADI scrive a Salvini, che il giorno dopo ritira l’emendamento

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L'AADI scrive a Salvini, che il giorno dopo ritira l'emendamento
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SALVINI RITIRA L’EMENDAMENTO CHE AVREBBE IMPEDITO AGLI INFERMIERI DI DENUNCIARE LE PROPRIE AZIENDE SANITARIE

Oggi, 4 aprile 2020, alcuni sindacati e giornali infermieristici, fanno la voce grossa affermando di aver contribuito a convincere Salvini a ritirare l’emendamento, perché stamattina avevano affrontato il problema, contestando l’emendamento.

PECCATO CHE L’ASSOCIAZIONE AVVOCATURA DEGLI INFERMIERI CI AVEVA PENSATO IERI A SCRIVERE A SALVINI E NON OGGI!

L’Associazione Avvocatura Degli Infermieri non ha diffuso l’intervento perché si impegna tutto il giorno e non ha tempo di darsi le arie, come invece fanno alcuni, ma ieri pomeriggio ha immediatamente realizzato, a difesa dei diritti degli infermieri, un’azione drastica, scrivendo alla Presidente del Senato e a Salvini.

Questa è la lettera che è stata inviata ieri 3 aprile 2020 ed è stata consegnata alle ore 19:33:


Oggetto: emendamento Senato della Repubblica – osservazioni e contestazioni.

  Ill.ma Presidente,

l’Associazione tutela il diritto del lavoro e della salute degli Infermieri sul territorio italiano.

Siamo molto preoccupati per l’emendamento G/1766/198/5 [già emen. 65.4 testo 2], 1.1 (Salvini, Romeo, Calderoli, Centinaio, Stefani, Borgonzoni, Candiani, Siri, Arrigoni, Tosato, Faggi, Motani, Saponara, Alessandrini, Augussori, Bagnai, Barbaro, Bergesio, Borghesi, Simone Bossi, Briziarelli, Bruzzone, Campari, Candura, Cantù, Casolati, Corti, De Vecchis, Ferrero, Fregolent, Fusco, Grassi, Iwobi, Lucidi, Lunesu, Marin, Marti, Nisini, Ostellari, Pazzaglini, Emanuele Pellegrini, Pepe, Pergreffi, Pianasso, Pillon, Pirovano, Pietro Pisani, Pittoni, Pizzol, Pucciarelli, Ripamonti, Rivolta, Rufa, Saviane, Sbrana, Urraro, Vallardi, Vescovi, Zuliani) che vuole “Apportare le seguenti modifiche:

 b) Dopo l’articolo 1 è inserito il seguente:

«Art. 1-bis.

(Responsabilità datori di lavoro operatori sanitari e sociosanitari).

        1. Le condotte dei datori di lavoro di operatori sanitari e sociosanitari operanti nell’ambito o a causa dell’emergenza COVID-19, nonché le condotte dei soggetti preposti alla gestione della crisi sanitaria derivante dal contagio non determinano, in caso di danni agli stessi operatori o a terzi, responsabilità personale di ordine penale, civile, contabile e da rivalsa, se giustificate dalla necessità di garantire, sia pure con mezzi e modalità non sempre conformi agli standard di sicurezza, la continuità dell’assistenza sanitaria indifferibile sia in regime ospedaliero che territoriale e domiciliare.

        2. Dei danni accertati in relazione alle condotte di cui al comma 1, compresi quelli derivanti dall’insufficienza o inadeguatezza dei dispositivi di protezione individuale, risponde civilmente il solo ente di appartenenza del soggetto operante ferme restando, in caso di dolo, le responsabilità individuali”.

  Non è possibile che i sanitari, soprattutto medici ed infermieri, dopo aver risposto prontamente al proprio dovere ed aver rischiato, in buona fede, la propria vita per assistere i malati, debbano essere beffati da un Governo che, invece, ha il dovere di proteggerli.

  Indossare, per disposizione datoriale, dispositivi di protezione individuali insufficienti ed inadeguati, significa mandare al macello i lavoratori; significa disprezzare la loro vita e la salute dei loro familiari.

  Con questa “licenza di uccidere”, permettete ai direttori generali e alle case di cura, di ignorare anche le più minime norme elementari di salvezza e garanzia della vita umana e della salute, quale diritto costituzionale irrinunciabile e non monetizzabile, e, tale licenza, giustificherà mezzi di protezione ridicoli, come le mascherine costruire con la carta igienica, o, addirittura, l’assenza completa di qualsiasi mezzo, destinando, in molti casi, il lavoratore a morte certa, considerato che anche con gli attuali adeguati mezzi di protezione, si sono verificati, comunque, dei decessi tra sanitari.  

  In uno Stato di diritto è doveroso garantire la seppur minima tutela ai lavoratori, ma, con questo emendamento, non si riduce razionalmente un’ampia tutela, per adeguarla alla situazione in essere, no: si è deciso di cancellarla completamente, come avviene nelle dittature!

  Il codice penale, il codice civile, il codice amministrativo, per chi si è profuso in questi periodi per salvare vite umane, vengono eliminati senza indugio e le persone coinvolte vengono ridotte a semplici oggetti.

  E così, come negli Stati totalitari, il diritto vale solo per l’élite governativa, ma non vale per gli altri.

  Dobbiamo contestare con forza questo tentativo di emarginazione; ma la cosa che più ci sconcerta è apprendere che comunque il Governo ha pensato ed ha realizzato l’annientamento della nostra dignità e la degradazione della persona umana, cosa che certo non ci aspettavamo da chi propugna soluzioni democratiche anche per i problemi più gravi.

  Naturalmente quanto accaduto avrà delle conseguenze sul piano della reciproca fiducia, soprattutto se si considera che, dopo tanto profuso impegno da parte dei sanitari e delle legittime approvazioni di giubilo, avete avuto il coraggio di metterci con le spalle al muro e sacrificarci.

  Non mi resta che attendere un Suo gradito riscontro, tanto le leggi le fate voi e a noi non resta che ubbidire.

  Con osservanza.                                      

 Il Direttivo


Alle ore 19:39, il Presidente dell’Associazione Avvocatura Degli Infermieri scriveva a Salvini, chiedendo che esaminasse la lettera indirizzata alla Presidente del Senato e condividesse utili posizioni con l’Associazione, per garantire dignità e tutela agli infermieri.

L’Associazione Avvocatura Degli Infermieri non si arroga il merito di essere stata la prima in Italia ad intervenire positivamente per eliminare lo scellerato emendamento, anche se lo siamo stati e ne abbiamo fornito la prova, ma non ci permettiamo di speculare su chi ne debba avere il merito.

A noi interessa che l’attacco contro gli infermieri venga ritirato.

La propaganda la lasciamo a chi se ne sta seduto a creare locandine colorate per tesserare gli infermieri e sedere ai tavoli con i padroni. 

Nulla di più!  

Clicca QUI per leggere l’intera lettera.

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