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La Redazione di Nurse Times chiede la rettifica al direttore di La7

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Notevole è stato il disdegno che ha scatenato nella comunità infermieristica, il nostro articolo pubblicato il 19/03/2016 Infermieri italiani indignati per il programma “Tagadà” di La7. L’articolo è stato visionato da circa 12 mila utenti generando una forte indignazione per le inesattezze pronunciate durante la diretta dalla conduttrice Panella e i suoi illustri ospiti, alto anche il flusso di commenti ricevuti sulle nostre pagine facebook sull’argomento, animando un dibattito sulla serietà ed utilità di alcune trasmissioni che hanno il merito esclusivamente di fare disinformazione e causare allarmi inesistenti nella popolazione.

Alla luce del movimento scatenato dalla trasmissione la Redazione di Nursetimes, chiede al Direttore di La7 una doverosa ed immediata rettifica:

Gentile Direttore de La7,

la Redazione di Nurse Times, giornale d’interesse infermieristico, Le scrive in merito alla trasmissione “Tagadà” andata in onda venerdì 18 marzo condotta da Tiziana Panella.

Le dichiarazioni rese dalla conduttrice e dagli ospiti durante la trasmissione hanno scatenato nella comunità infermieristica un forte sentimento di indignazione, per la totale disinformazione, procurando nella popolazione un allarme ingiustificato. 

“Muore di codice verde”: così si esprime la Panella, aggiungendo anche “Lo voglio dire a voce alta”.

Siamo di fronte ad un giudizio sommario…Sarebbe doveroso, al contrario, non esprimersi, in questa fase, sui fatti accaduti per i quali dovranno essere accertate dalla magistratura le eventuali responsabilità e stabilire i nessi causali tra triage e decesso e tutta una serie di altri tecnicismi.
Quello che invece si è deciso di fare, inspiegabilmente, è stata una disinformazione scientifica, che rientra perfettamente, nella campagna di delegittimazione cui si sta assistendo negli ultimi tempi verso gli infermieri che operano nell’emergenza urgenza.
La conduttrice Panella esprime delle gravi inesattezze, per cui a scanso di equivoci ribadiamo che nel triage viene assegnato un codice e quel codice “non decide la gravità…(e quindi che codice è..?)” è un codice di priorità di accesso.

Tale codice viene stabilito ed assegnato attraverso la ricerca di una serie di indicatori standard e ha la funzione di evitare che un infarto passi, magari, dopo una lussazione di spalla all’attenzione del medico di pronto soccorso, il quale è pagato e formato per fare diagnosi, che non si pùò fare semplicemente guardando negli occhi chi entra dalla porta del pronto soccorso, e non per decidere priorità di accesso al servizio.

L’attività di triage in tutto il mondo e, anche in Italia è svolta da un infermiere esistendo una specifica normativa in materia (a partire dal DPR del 27 marzo 1992) che attribuisce questo ruolo all’infemiere che oltre alla formazione di base possiede appunto una formazione specifica e almeno sei mesi di attività in Pronto Soccorso.

Di fronte all’affermazione di Cecchi Paone “gli infermieri non hanno studiato per quello in realtà“  diciamo invece che chi fa triage ha proprio studiato per quello, dato che questa pratica è prettamente infermieristica e che per compierla sono previsti corsi di formazione specifici dopo, ovviamente, una laurea che agli infermieri nessuno regala.
E’ lecito parlare di qualsiasi argomento avendo però cura di informarsi preventivamente, in maniera seria e completa, evitando di correre il rischio di disinformare, esatto contrario di quanto dovrebbe fare un giornalista, ingenerando nel contempo sfiducia immotivata in servizi che sono fondamentali per il benessere della popolazione.

Pertanto questa Redazione Le chiede un’immediata rettifica delle affermazioni false e tendenziose espresse nella diretta televisiva che minano la figura, la professionalità e l’immagine degli infermieri italiani, secondo quanto previsto dalla legge 416 del 1981, art. 42.

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