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La Narrative Based Medicine si sviluppa negli anni Novanta dello scorso secolo, sull’onda delle riflessioni condotte dagli psichiatri Good e Kleinman.

Furono tra i primi a sottolineare l’importanza delle “storie” come strumento di valutazione dell’efficacia della cura e di costruzione di una solida relazione tra medico e paziente. La Medicina Narrativa (MN) è oggi uno strumento consolidato, oggetto di studi e ricerche ed applicato su diversi setting di cura. 

Questo metodo parte dal presupposto che la condivisione di racconti, emozioni, ricordi e sentimenti dei pazienti (e dei loro caregiver) possa contribuire a fornire un quadro assistenziale appropriato e permettere la realizzazione di un percorso di cura personalizzato basato sulle esperienze. Ciò che ne consegue è una raccolta qualitativa del vissuto del paziente, capace di illustrare al professionista sanitario le reali percezioni della malattia vissuta.

Oggetto della narrazione è il vissuto e la percezione degli eventi che si intersecano nel percorso di cura, infatti, grazie al racconto di sé, il paziente riesce ad esternare problemi o sofferenze ma anche momenti salienti e di ripresa nel percorso di assistenza; il vantaggio è anche per l’operatore sanitario che può utilizzare il racconto per estrapolare dati clinici, abitudini di vita e percezioni sull’evoluzione del processo di cura. Gli strumenti più utilizzati sono il diario, la registrazione ed il disegno (quest’ultimo molto utile per i pazienti pediatrici). 

La narrazione individuale di storie, sia esse positive che negative, genera l’organizzazione mentale di una biografia personale che, se adeguatamente intrecciata con le storie di altre vite, contribuisce a donare un senso alle proprie esperienze ed alla propria esistenza.

D’altra parte narrare rappresenta l’unico modo che l’essere umano possiede per far conoscere un accaduto o la propria storia all’altro.

La Medicina Narrativa non può tuttavia prescindere da determinate qualità dell’operatore, tra queste l’ascolto attivo e l’empatia. L’ ascolto attivo è la capacità di attenzionare la comunicazione dell’altro senza formulare giudizi.  

Per rivolgersi in maniera attiva sul paziente è necessario porre la nostraattenzione a cogliere quanto l’altro ci riferisce sia in modo esplicito che implicito, sia a livello verbale che non verbale. Per raggiungere un grado sufficiente di empatia è necessario l’osservazione e la percezione delle “emozioni”, esse ci comunicano come noi (e l’altro) stiamo interpretando la realtà. 

Erving Polster, insegnante della terapia della Gestalt per 25 anni, suggeriva che la vita di ogni persona può essere vista come un romanzo: la scoperta di tale analogia sarebbe di per sé terapeutica. Ed infatti nella scuola di psicoterapia della Gestalt vengono enunciati alcuni principi che la Medicina Narrativa farà suoi, tra questi l’importanza della totale esperienza di vita del paziente (sfera fisica, psicologia, emotiva e spirituale), osservare e verificare la consapevolezza del processo dei pensieri, sentimenti e azioni di un individuo, scoprire le cause e l’esperienza di un comportamento.

Grazie alla MN il professionista può supportare la relazione di cura, incrementare gli outcome e l’aderenza al trattamento; il paziente attraverso l’esperienza del racconto e la condivisione delle emozioni può percepire il conforto e la vicinanza di chi ascolta. 

Dott.ssa Marica Scotellaro

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