Continua il grande successo editoriale di Nurse Times (testata giornalistica sanitaria gestita da infermieri) con il progetto NeXT, rivolto agli infermieri neolaureati che potranno pubblicare il loro lavoro di tesi sul nostro portale
Vi presentiamo la tesi della dott.ssa Clelia Sata, laureatasi in Infermieristica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore (RM) con 110/110 e Lode.
La dott.ssa Sata ha elaborato una tesi sperimentale relativa alle competenze Vulnologiche, creando uno strumento di facile impiego nella pratica clinica (cui nel dettaglio sia nell’Abstract che nella tesi).
Abstract
L’assistenza prestata al paziente portatore di lesioni cutanee è una situazione molto frequente nelle unità operative, ove tuttavia ho riscontrato innumerevoli discrepanze metodologiche ed assistenziali su uno stesso utente: situazione “giustificata” dal fatto che le pratiche infermieristiche, tutt’oggi, vengono tramandate e applicate per tradizione e consuetudine e non su base scientifica.
Per discernere, però, la mia supposizione dalla realtà clinica ho ritenuto opportuno dedicarvi uno studio sottoforma di indagine conoscitiva.
Lo strumento adottato consiste in un questionario ad hoc, costituito da 21 items a risposta multipla e distribuito ad infermieri sia in modalità online che in formato cartaceo. Grazie alla loro collaborazione ho ottenuto 165 questionari, nel frangente di tempo compreso tra i mesi di settembre ed ottobre.
Considerando lo scopo prefissatomi, ho focalizzato inizialmente l’attenzione sulla ricerca bibliografica e sulla revisione della letteratura internazionale tramite la consultazione di banche dati. Successivamente ho proseguito all’elaborazione del questionario, composto da 3 sezioni: la prima, concernente i dati personali degli infermieri; la seconda, attinente all’assesement del paziente e della lesione; la terza, relativa al management del trattamento più appropriato.
L’obiettivo è stato raggiunto esplorando come realmente viene svolta la gestione e la valutazione del paziente portatore di lesioni cutanee da parte degli infermieri operanti nel territorio e/o nelle strutture sanitarie italiane.
Il campione preso in esame è composto dal 13% di Infermieri Wound Care Specialist a fronte dell’87% di Infermieri generalisti.
Riguardo all’assesement è risultata radicata la cattiva pratica di non effettuare la valutazione del rischio e di non essere competenti sulla rilevazione del fattore predominante su una lesione localmente infetta. Dall’analisi dei dati della terza sessione emerge che gli infermieri sono sostanzialmente più competenti sul trattamento delle lesioni acute, piuttosto che sulle croniche. Il problema ambivalente si evidenzia soprattutto in riferimento alle lesioni che mostrino segni di infezione.
A favor del fatto che la malpractice aumenta il rischio clinico, ho chiesto agli infermieri se ritenessero utile avere uno strumento pratico dedicato al Wound Care e, con mia immensa sorpresa, ho ricevuto il 99% di risposte affermative.
A tal proposito ne ho realizzato uno composto da 5 schede, alle quali ho dato il nome di “Schede pratiche Wound Care”, distinte in 3 modelli plastificati e 2 moduli cartacei; impiegabili a livello territoriale e all’interno delle strutture sanitarie, nel caso in cui si presenti la necessità di trattare un paziente portatore di LC.
Le schede plastificate sono volte a definire quali sono le modalità più conformi per effettuare una VALUTAZIONE olistica del paziente portatore di lesioni cutanee, in modo da identificare le caratteristiche che presenta la lesione stessa e comprendere qual è la medicazione primaria e secondaria più opportuna (considerando anche i prodotti utili per effettuare una corretta preparazione del letto della ferita: detersione e debridement).
Le schede cartacee invece, sono dei moduli compilativi, con i quali do la possibilità di documentare tutto ciò che viene valutato e ciò che viene utilizzato per il trattamento: sia nella valutazione iniziale che nei successivi follow up.
Il mio progetto di tesi è finalizzato a ridurre i tempi di guarigione e i costi economici, divenendo parte integrante di ogni cartella clinica; e per raggiungere quest’obiettivo, ritengo utile proporre alle varie Aziende Sanitarie la possibilità di attivare dei corsi di formazione dedicati.
Clelia Sata
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