Lo scorso 3 ottobre un aereo statunitense ha bombardato l’ospedale di Medici senza Frontiere di Kunduz (città contesa tra le forze di sicurezza afghane e i talebani) scrivendo tragicamente la parola fine su 22 vite.
L’esercito statunitense ha avviato un indagine allo scopo di individuare i responsabili e dirimere e dinamiche dell’accaduto.
Si cerca di chiarire soprattutto se questo delitto plurimo debba essere in effetti considerato un crimine di guerra, le prime indiscrezioni non lascerebbero dubbi sulle responsabilità americane e sono al vaglio in questi giorni le diverse versioni dell’esercito statunitense sull’accaduto, il generale John Campbell parla di “danni collaterali” nel senso che l’ospedale era stato preso di mira per sbaglio mentre il vero obiettivo si trovava nei pressi ovvero le forze armate afghane si erano trovate sotto il fuoco nemico da una zona vicina all’ospedale ed avevano chiesto ai soldati americani di compier e un attacco aereo sulla zona dalla quale provenivano i colpi.
Solo nei tre giorni successivi alla tragedia le cause del tragico errore che ha portato alla distruzione dell’ospedale sono sono state individuate tra in queste tre:
- l’ospedale era stato colpito per sbaglio;
- gli afghani avevano chiesto di colpire l’ospedale;
- erano state fornite coordinate sbagliate del bersaglio.
Tra i diversi “racconti” quello più accreditato è che l’ospedale sia stato colpito su richiesta afghana per rispondere al fuoco dei talebani che si sarebbero nascosti all’interno dell’ospedale nonostante MSF abbia più volte negato la presenza di persone armate all’interno della struttura.
In risposta alla richiesta delle truppe di terra un aereo AC-130 ha iniziato a sorvolare l’ospedale di MSF, preparandosi a colpirlo. Sembra che l’equipaggio abbia discusso con le truppe di terra sull’obiettivo da colpire e si sia interrogato sulla possibilità che l’azione potesse costituire un crimine di guerra. Poco dopo la discussione l’aereo ha iniziato l’attacco, colpendo l’ospedale diverse volte nel corso dell’ora successiva.
Le indagini al momento in corso sono 3 e sono state aperte dalla Nato, dal governo afghano e da quello statunitense.
Per avere una risposta definitiva sull’attacco bisognerà probabilmente aspettare il termine delle indagini dell’esercito, quella che fra le tre attualmente in corso avrà probabilmente l’accesso maggiore a documenti e altri materiali. A quanto sembra le truppe americane incaricate di coordinare gli attacchi aerei si trovavano a quasi un chilometro di distanza dagli afghani, e questo può aver contribuito alla confusione di quella notte.
Mina Cucinotta
fonte www.ilpost.it
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