L’area per i pazienti positivi era stata aperta il 31 agosto, dopo l’aumento dei casi afferenti al Pronto soccorso.
Dopo l’apertura di un’area Covid nell’Unità di Pneumologia dell’ospedale “Carlo Urbani” di Jesi, gli infermieri del reparto e le rappresentanze sindacali del Tribunale del Malato hanno scritto una lettera di segnalazione alla dirigenza dell‘Area Vasta 2. L’intento è accendere i riflettori sulla carenza di dotazione organica per l’assistenza ai malati Covid.
L’area per i pazienti positivi al virus era stata aperta il 31 agosto in seguito all’aumento dei pazienti Covid afferenti al Pronto soccorso jesino. Otto i posti letto destinati a questi malati (che necessitano di isolamento dagli altri ricoverati) quattro dei quali di semi-intensiva e altrettanti di ordinaria.
“Nonostante un notevole incremento della complessità assistenziale con otto pazienti Covid”, si legge in una nota di Nursind Ancona, che si è unito all’appello dei colleghi nel chiedere personale. “La dotazione organica di infermieri e operatori socio-sanitari non è cambiata, è rimasta identica” a quella che si dedicava “ai 26 pazienti” già assegnati. Una segnalazione inviata al governatore marchigiano Francesco Acquaroli, all’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini, al direttore di Asur Marche, Nadia Storti, e al presidente di Opi Ancona, Giuseppino Conti.
“La situazione dal 31 agosto con la trasformazione di otto posti letto dedicati ai pazienti Covid-19 si è radicalmente sovraccaricata – si legge nella lettera -. La complessità e intensità assistenziale di questi pazienti è nota a tutti ed è un dato scientifico oggettivo, quindi l’organizzazione assistenziale doveva assolutamente prevedere un aumento delle risorse professionali necessarie. Invece nulla”.
Nursind Ancona evidenzia inoltre: “Particolarmente onerosa e critica è la condizione del turno notturno dalle ore 22 – alle 6, dove un solo infermiere in turno è obbligato ad occuparsi delle necessità dei pazienti critici covid-19. Sembra assurdo, ma è la realtà: l’Azienda ha di fatto abbandonato questi pazienti, perché è chiaro che tale patologia e le necessità di questi pazienti non possano essere affrontate da un solo infermiere senza neanche il supporto dell’operatore socio sanitario e la presenza del medico del reparto”.
Il sindacato infermieristico fa poi notare: “Solo per le operazioni di vestizione/svestizione dei Dpi (dispositivi di protezione individuale, ndr) sono necessari almeno 20-30 minuti, immaginiamo con un solo infermiere in turno come possano essere gestite le emergenze od anche solo una “chiamata” di campanello da parte di un paziente. Se ci sono problemi, è il professionista sanitario in prima linea a doversi far carico di tutto a discapito in primis della qualità ed esiti di cure che sono chiaramente direttamente collegati al numero di professionisti che si prendono cura dei pazienti”.
Una situazione definita “inaccettabile” da Nursind, che infine, “nel caso di ulteriori inadempimenti da parte dell’amministrazione competente, si riserva di segnalare alla Procura della Repubblica, questi disservizi gestionali che possono solo peggiorare il quadro esistente e la salute dei cittadini”.
Redazione Nurse Times
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