In attesa del Convegno Nazionale di Matera sul tema “Quale futuro per l’Informazione Infermieristica in Italia?” presentiamo una insolita intervista a tre. Abbiamo ascoltato Giuseppe Papagni, Chiara D’Angelo e Angelo Riky Del Vecchio. Sono stati e sono i protagonisti in assoluto dell’Informazione Infermieristica in Italia
Papagni, Infermiere con la passione per la stampa via web, ha fondato nel 2013 assieme a Massimo Randolfi e Savino Petruzzeli il quotidiano NurseTimes.org, dimostrando che in Italia si può fare comunicazione libera anche nella nostra categoria.
D’Angelo, web-writer ed opinionista, è stata capo-redattrice per diversi anni del quotidiano Infermieristicamente.it e oggi si appresta a nuove entusiasmanti avventure editoriali ed istituzionali.
Del Vecchio, che nasce come giornalista e poi diventa Infermiere, ha fondato nell’ottobre 2012 e diretto fino al dicembre 2016 il quotidiano Nurse24.it. Attualmente si occupa del lancio delle riviste di AssoCare.it, ovvero AssoCareNews.it, NurseNews.it e OssNews.it.
La parola d’ordine è “Uniti nella diversità”. Il fine è quello di realizzare un progetto tutto nuovo. Ma su questo nessuno dei tre si sbilancia.
L’evento materano, come noto è organizzato dall’Associazione Infermieristica Nazionale AssoCare.it e dal quotidiano infermieristico e sanitario NurseTimes.org. Collaborano all’iniziativa oltre 60 partner tra Istituzioni, Associazioni, Editori, Quotidiani e Blog dedicati agli Infermieri Italiani.
Ai tre abbiamo posto tre domande. Scopriamo assieme cosa hanno risposto.
Se è vero come è vero che i “luoghi” di informazione infermieristica sul web si sono moltiplicati rapidamente negli ultimi anni, è altrettanto vero, secondo te, che oggi gli infermieri sono più informati di quanto non lo fossero in passato? E beneficiano davvero di un’informazione qualitativamente e quantitativamente più ampia?
Giuseppe: E’ ormai un dato di fatto; gli infermieri si formano ed informano anche dal web. Personalmente ho intuito questo bisogno formativo/informativo già diversi anni fa, con l’avvento dei social network, facebook in particolare.
Nel 2009, insieme ad un gruppo di neo consiglieri del collegio provinciale ipasvi della Bat (Barletta – Andria – Trani) abbiamo creato un luogo virtuale d’incontro per dare la possibilità agli infermieri di confrontarsi su tematiche di interesse professionale. Creammo il gruppo facebook “Infermiere Professionista della Salute” capace di mettere assieme gli infermieri italiani e non…oggi diventato un punto di riferimento per tanti professionisti e cittadini che conta ben 58mila membri circa, il gruppo facebook di interesse infermieristico più numeroso per numero di iscritti. I social hanno amplificato e messo a nudo una serie di dinamiche e necessità colte subito da diversi player diventati oggi protagonisti dell’informazione sanitaria/infermieristica. Lo dimostrano i numeri e l’interesse di diversi editori pronti ad entrare in un settore, quello sanitario, finora appannaggio di altre famiglie professionali.
Nel 2013 nasce l’accordo di progetto, NurseTimes è on-Line il 14/02/2014.
NurseTimes è un progetto ambizioso che si propone di aumentare l’offerta editoriale già presente e di favorire la circolarità delle informazioni, con una pagina dedicata che supera i 104mila follower (VEDI). Un fermento intellettuale che investe la comunità infermieristica offrendo indubbiamente una informazione più ampia e sempre più specialistica con una grande attenzione ai bisogni dei cittadini.
Vi riporto una frase del fondatore di Apple, Steve Jobs “Spesso quando innovi, fai degli errori. È meglio ammetterli rapidamente, e continuare a migliorare le altre tue innovazioni”, anche noi a volte sbagliamo ma siamo sempre pronti a farne tesoro, offrendo un prodotto informativo sempre in linea con le aspettative dei tantissimi cittadini e addetti ai lavori.
Chiara: Indubbiamente lo sviluppo e la diffusione del web hanno impresso all’informazione un’accelerazione, in termini di velocità e di diffusione, mai conosciuta sinora. E con essa l’affermazione, anche, di luoghi virtuali specializzati in determinate aree di interesse. Fra queste anche i temi della professione infermieristica. Moltissimi sono oggi i siti, i blog, i gruppi sui social network che incentrano le loro attività intorno alle tematiche infermieristiche. Di pari passo si è visto come gli infermieri stessi siano entrati a far parte, come attori principali, delle discussioni sulla loro professione. Anche questo è un dato di significativa novità, non tanto per il fatto che gli infermieri si interessino dei temi che li riguardano, cosa che senza dubbio non è nuova, ma invece è nuova la dimensione di questo fenomeno partecipativo. Dunque senza ombra di dubbio oggi gli infermieri hanno accesso e accedono a un’informazione settoriale molto più ampia che in passato. Se questo si traduca in una maggiore consapevolezza riguardo agli snodi della professione e se l’informazione a cui essi hanno accesso sia qualitativamente più elevata, beh, la valutazione è più complessa. E questo tipo di valutazione passa attraverso l’analisi dei limiti insiti nei mezzi di comunicazione che veicolano le informazioni.
L’informazione in rete, oggi principale fonte per larga parte degli infermieri (ma non solo, naturalmente) ha enormi potenziali, ma anche delicati limiti, che personalmente individuo in due grandi famiglie: la completezza da un lato e la correttezza deontologica di chi gestisce le informazioni dall’altro.
Potenzialmente, dunque, gli infermieri hanno oggi a disposizione un’informazione a 360°, ma questo potenziale si può esprimere soltanto se l’attività di ricerca delle informazioni è sostenuta dalla consapevolezza di ciascuno dei limiti che gli strumenti di cui disponiamo.
Angelo Riky: Dal 2012 ad oggi i “luoghi” deputati all’Informazione infermieristica si sono moltiplicati a dismisura e forse son diventati troppi. La sensazione, per chi opera nel settore, è che il numero di lettori sia sempre lo stesso. Recentemente l’Associazione Infermieristica Nazionale AssoCare.it ha realizzato un’indagine che ha dimostrato sostanzialmente quello che pensavo da tempo: i colleghi che leggono quotidianamente “on line” le varie testate giornalistiche rappresentano solo il 7% della categoria, ovvero 28.000 Infermieri sui 400.000 colleghi realmente in attività. Io mi sono laureato in Infermieristica da soli 5 anni e da quello che sento dai colleghi più anziani fino a qualche anno fa c’era più voglia di informarsi e soprattutto di formarsi. Si guadagnava bene, si lavorava per emanciparsi dal punto di vista culturale, non c’era il Web e l’informazione viaggiava attraverso mezzi cartacei. Sembra un secolo fa, ma è solo nell’ultimo lustro che è cambiato tutto. L’informazione ci segue inesorabilmente ovunque siamo ed è a portata di tasca. Non c’è bisogno di apprendere, c’è già tutto scritto sul cellulare. Perché sforzarsi? Anche per questo motivo oggi sono più letti quei quotidiani infermieristici che puntano sullo scandalo e sul seguire continuamente la cronaca. Ciò a discapito della professione stessa. Tutti, comunque, viaggiano attorno ai 100.000 utenti mensili unici di media. Altri numeri appartengono alla fantasia di chi li enuncia e, senza paure di smentite, riguardano uno spettro di lettori che va oltre la Professione dell’Infermiere. Finisco dicendo che in giro c’è poca qualità e tanta quantità. Di questo e di altro ne parleremo a Matera il 7 ottobre.
Con la diffusione dei social media e dell’accesso mobile al web, abbiamo tutti in tasca una porta aperta sul mondo e la possibilità di interagire sui temi che più ci toccano. Informazione e disinformazione… dove si trova il limite per fare comunicazione di qualità?
Giuseppe: sicuramente i social hanno dato una forte spinta verso l’auto approvvigionamento delle informazioni, anche grazie al progresso tecnologico. Infatti grazie agli smartphone oggi è possibile avere tutte le news in tempo reale, una finestra sul mondo che però può riservare brutte sorprese e quindi uno strumento da utilizzare con molta cautela. E’ importante valutare bene la fonte delle informazioni e scegliere con meticolosità e grande senso critico. Essere informati significa leggere da diverse angolature una notizia ed acquisire consapevolezza sulle tematiche di carattere scientifico, in modo da valutare in autonomia le azioni di politica sanitaria e di conseguenza il peso della rappresentanza professionale. La buona informazione viene sempre premiata con i risultati.
Chiara: I social network e, in generale, ogni luogo virtuale in cui è possibile condividere informazioni, opinioni, sono degli straordinari laboratori di idee. E’ stupefacente e inebriante prendere consapevolezza del fatto che oggi, attraverso un cellulare, possiamo interagire con persone distanti in tempo reale, discutere con altri che, se non esistesse la rete, non avremmo probabilmente mai l’occasione di incontrare per un dibattito. Distanze sociali, politiche, di interessi che nella realtà concreta non si potrebbero superare, se non ci fosse l’interazione che internet ci consente oggi. Io stessa ho avuto modo, attraverso i canali comunicativi in rete, di interfacciarmi con colleghi di tutt’altra parte dell’Italia, di altri Paesi, ma anche con figure di spicco nel sistema decisionale che governa la Sanità e l’Infermieristica. Ne sono nate amicizie sincere, rapporti di grande stima, anche conflitti talvolta. La possibilità di interagire in tempo reale e di condividere e confrontare opinioni con una tale varietà di interlocutori è senza dubbio la forza che più contraddistingue la comunicazione web. Ma le insidie non mancano. La principale, a mio avviso e secondo la mia esperienza, è quella dell’onestà intellettuale e della buona fede. Quando le opinioni che esprimiamo sui social network o sui blog sono autentiche, il dibattito può essere anche aspro, ma sicuramente ci darà qualcosa. I problemi nascono quando, per interesse personale o per altre ragioni tutt’altro che nobili, lo strumento comunicativo viene “sfruttato” per diffondere ingiurie e diffamazione. Questi sono risvolti estremamente negativi e degeneri della comunicazione in generale, ma della comunicazione in rete in particolar modo. Dove sta il confine? Il confine è delineato dalla nostra coscienza. Ciascuno di noi è consapevole delle ragioni per cui esprime determinate opinioni o per cui diffonde determinate informazioni. Ciascuno di noi sa se riconoscere la nobiltà di queste ragioni e di conseguenza sa da che parte sta rispetto a quel confine. Spesso però la parte difficile è capire la collocazione degli altri riguardo a quella linea invisibile. Difficile ma non impossibile: bisogna saper guardare sotto la superficie, contestualizzare gli eventi, saper ricordare e saper guardare oltre. Questo consente di tessere una maglia attraverso la quale le ipocrisie difficilmente passano. Di questo e di molto altro se ne parlerà a Matera il 7 ottobre 2017 in occasione del Convegno Nazionale “Quale futuro per l’Informazione Infermieristica in Italia?”.
Angelo Riky: Come dicevo poco fa l’informazione è sempre più presente nelle nostre tasche e nelle nostre borse. Una volta avremmo detto che era a portata di clic, oggi direi che è a portata di pollice e indice. Tanta informazione non equivale ad altrettanta qualità. Gli Infermieri Italiani, questo ce lo dobbiamo dire, come tutte le altre professioni in fase di inspessimento culturale, hanno un grado di preparazione differente di regione in regione, di ospedale in ospedale, di reparto in reparto. Il sapere non è mai univoco, ma da quello che leggo tutti i giorni sui Social-Network a volte è “fuorviante” (per usare un eufemismo). Assisto al postaggio continuo di vere e proprie bufale e controbufale, offese, rimbrotti, risentimenti. Per esempio: si parla in un servizio di inserimento di un Catetere Venoso Centrale da area periferica, si cerca di spiegare la procedura in modo che tutti capiscano, la si illustra nei particolari; l’articolo viene condiviso su vari gruppi Facebook, su WhatsApp, su Messenger o su Telegram; da questo momento in poi l’anarchia più totale, ognuno di noi si sente Medico, Infermiere Esperto, Specialista di settore; spesso chi commenta non ha mai eseguito quella procedura, o se lo ha fatto lo ha fatto finora in maniera poco ligia alle Linee Guida e al comune sapere infermieristico; così vengon fuori enormi baggianate, a volte montate ad hoc da Profili o numerazioni Fake. Sono convinto che occorre fare una informazione di qualità e che tutte le testate debbano munirsi di un codice etico di autoregolamentazione. Un strumento utile a dire stop alle castronerie e non solo a legare alle varie redazioni i rispettivi collaboratori. Io che provengo dalla carta stampata e dal mondo del giornalismo di vecchio stampo so bene che se proponevi al Direttore o al Capo-Redattore di una testata un articolo fatto male, monco, contrario alla morale e/o eticamente non corretto lo stesso veniva immediatamente cestinato e il più delle volte ti giocavi la collaborazione. Questo modo di fare non esiste nella nostra professione e invece di parlare dei problemi che ci affliggono continuiamo a dar spettacolo litigando sui Social. Dobbiamo ancora crescere come Professionisti della Salute, dobbiamo soprattutto migliorarci come futuri Professionisti della Comunicazione Sanitaria.
Nella tua esperienza di comunicatore web sui temi dell’infermieristica, quali sono le criticità che rilevi (e come sono mutate nel tempo) e quali invece le potenzialità ancora inespresse?
Giuseppe: Riporto alcuni dati del Censis che risalgono al 2012 che descrivono perfettamente quanto descritto nelle precedenti domande.
In Italia, il 32,4% dei cittadini (oltre 19 milioni) usa la rete per ottenere informazioni sulla salute:
- 90,4% effettua ricerche su specifiche patologie (circa 17,7 milioni);
- 58,6% (circa 11,5 milioni) cerca medici e strutture a cui rivolgersi;
- 15,4% (circa 3,03 milioni) prenota visite ed esami;
- 13,9% (circa 2,7 milioni) frequenta chat, forum e web community dedicate a temi sanitari;
- 2,8% (circa 0,5 milioni) acquista farmaci.
La ricerca dell’informazione avviene prevalentemente attraverso i motori di ricerca (97,6%), ma anche attraverso la consultazione di siti specializzati o scientifici (73,2%); la lettura della sezione salute dei quotidiani online (38,3%); la navigazione nei siti istituzionali (29,8%); l’uso dei social network (34,7%). Partendo da questi dati è opportuno ribadire che stiamo parlando di numeri importanti che sono destinati a salire. Ecco perchè ritengo opportuna una regolamentazione da parte del ministero così da ridurre al minimo le fake-news che potrebbero ingenerare false aspettative nel lettore. Il mondo dell’informazione infermieristica, risulta, a mio avviso, ancora troppo chiusa su se stessa, poco aperta alle associazioni di cittadini e quindi troppo settoriale. Tra gli obiettivi di sviluppo del network NurseTimes c’è appunto una maggiore attenzione ai bisogni di salute dei cittadini, un’informazione semplice e facilmente fruibile attraverso tutti i canali comunicativi e social a disposizione, con l’infermiere protagonista. Un potenziale in continua evoluzione, basta solo crederci e impegnarsi.
Chiara: Le criticità della comunicazione attraverso il web che io rilevo oggi ,sono quelle di cui parlavo poc’anzi: la contaminazione dell’informazione attraverso la faziosità, l’ipocrisia, la violenza. Si tratta di degenerazioni della comunicazione, amplificate dalla potenza del web e dal presunto anonimato. Si è visto come nel tempo, di pari passo con la diffusione degli strumenti di comunicazione in rete, sia anche aumentata la quantità di interventi di discutibile qualità. Nel web ci sono anche “prodotti” di scarsa qualità e talvolta persino di cattivo gusto, ma anche molti tesori. Capita, perchè è lo strumento in sè che lo consente, che si trovino a condividere spazi comuni. Ripulire il web da esternazioni scadenti è come svuotare il mare con il cucchiaio, ma non esiste nulla che ci impedisca di cogliere i tesori. Su questo ci si dovrebbe concentrare.
Lo sviluppo del web ha consentito a tutti gli infermieri di entrare nel vivo dei problemi e delle discussioni che più li riguardano, e al contempo ha consentito loro di ascoltare e conoscere opinioni e idee di chi magari infermiere non è, ma ha qualcosa di buono da dire loro. Quello di cui un tempo si discuteva solo nelle stanze dei decisori, oggi è alla portata di ciascuno; oggi ci sono luoghi in cui ogni infermiere può dire la sua e portare il suo contributo alla categoria.
A me pare che si sia conclusa un’era e se ne sia aperta una nuova, in cui il confronto autentico e la partecipazione intelligente sono i fattori distintivi di un’infermiere moderno e consapevole. Questa è una delle grandi potenzialità che il web ci mette a disposizione e che ancora dovrà essere sviluppata.
Nella mia minuscola esperienza ho cercato di seguire questa strada, e sono stata davvero lusingata dal riscontro che ho avuto da parte di centinaia di colleghi, ma anche da parte di chi, pur non essendo infermiere, si occupa della nostra professione su ogni piano e ad ogni livello. Ho sempre cercato di evitare con ogni mezzo di essere oggetto di strumentalizzazione, di trasmettere informazioni chiare, oggettive, vivaci dal punto di vista dello stimolo intellettivo. Ho consociuto purtroppo anche la menzogna e l’ipocrisia verso di me e quello che facevo. Come detto è il risvolto della medaglia della comunicazione web, la sua grande croce; ma il potenziale di questo strumento mi fa pensare che valga la pena di andare oltre.
Angelo Riky: Credo che i giornali infermieristici dovrebbero dare più spazio alle persone e meno alla politica intestina alla Professione Infermieristica. Ai colleghi interessa arrivare con lo stipendio a fine mese (in tanti non ce la fanno), lavorare il giusto, evitare lo stress continuo di sostituzioni e di turni al limite della legalità, ricevere il giusto riconoscimento sociale ed economico per gli studi compiuti, sentirsi dire grazie per gli enormi sacrifici compiuti quotidianamente per mandare avanti un Sistema Sanitario che fa acqua da tutte le parti (sulle spalle di Infermieri e Pazienti). Nel mondo della comunicazione è la stessa cosa. Finora si è puntato molto sui Concorsi e su temi di futile utilità professionale. Si sono realizzati i numeri di lettori a discapito della qualità dell’Informazione. Credo che sia arrivato il momento di fare un salto di qualità e smetterla di scimmiottare il mondo dei Giornalisti. Mi viene da ridere ogni volta che sento un Infermiere sul web lamentarsi di un titolo o di un contenuto di un Giornale. Rido perché sono stato e sto anche dall’altra parte della barricata. Ci lamentiamo che ci scambiano con gli OSS o addirittura con i barellisti, che ci chiamano ancora Infermieri Professionali e che non sanno che per diventare Infermieri occorre una laurea triennale (e per chi vuole la Magistrale, il Dottorato e gli Studi di Alta Formazione). La colpa della disinformazione di chi è? L’acronimo IPASVI significa “Infermieri Professionali Assistenti Sanitari Vigilatrici dell’Infanzia”; nell’Albo Nazionale degli Infermieri gestito dall’IPASVI siamo indicati come I.P. (ovvero Infermieri Professionali); i nostri Dirigenti e Coordinatori ci continuano a chiamare ancora I.P.; i Coordinatori Infermieri continuano a farsi chiamare Caposala; continuiamo a voler indossare divise vetuste e a non mettere i camici come i medici o altri Professionisti della Salute (è timore reverenziale?). Come fa un Giornalista esterno al mondo della sanità a distinguere un Infermiere da un OSS o da un altro Operatore se indossiamo la stessa tipologia di divisa?. Inoltre, stiamo continuando a parlarci addosso, quasi tutte le testate dicono le stesse cose e non riusciamo a comunicare al Cittadino-Paziente e al mondo dell’Informazione generalista. Questo è un errore che paghiamo giorno dopo giorno. Tornando al nocciolo della domanda, dico che anche se siamo bravi Infermieri, se siamo i migliori in assoluto, se nessuno ci batte perché siamo fighi, abbiamo tuttavia bisogno di formarci nel campo della Comunicazione. E questo non può essere ovviato. Solo così potremo tirar fuori le nostre potenzialità inespresse e dire al mondo intero che siamo fieri di essere Infermieri!
Ne sapremo di più nei prossimi giorni. Restate collegati sui canali di NurseTimes.org!
Massimo Randolfi
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