La storia recente dello Yemen è cambiata drasticamente quando Ali Abdullah Saleh, il capo del paese da oltre trent’anni, ha lasciato il potere all’inizio del 2012.
Un vuoto di potere che ha innescato dal marzo del 2015 un conflitto che insanguina lo Yemen, nell’indifferenza “complice” dell’Occidente, causando finora più di 16000 morti, 3 milioni di sfollati su una popolazione di 25 milioni.
Il rapporto UNICEF “Falling through the Cracks” (Passare inosservati) sottolinea che solo nell’ultimo anno:
- Il numero di bambini uccisi è aumentato da 900 a più di 1.500;
- Il numero di bambini feriti è quasi raddoppiato, da 1.300 a 2.450;
- Il numero di bambini reclutati nei combattimenti è passato da 850 a 1572;
- Gli attacchi alle scuole sono più che quadruplicati, da 50 a 212;
- Gli attacchi contro gli ospedali e le strutture sanitarie sono aumentati di un terzo, da 63 a 95.
Dal 2015, secondo l’UNICEF e l’OMS (Organizzazione Mondiale della sanità), inoltre, sono morti 10.000 bambini per malattie prevenibili.
C’è oramai da tempo, anche a causa dei veti imposti all’invio di cibo e medicine da parte dell’Arabia Saudita che è una delle parti in campo del conflitto che la vede contrapposta all’Iran, scarsità di cibo, acqua potabile e forniture mediche, che hanno esacerbato l’epidemia di Colera in corso già dal 2015.
Attualmente più di 24 milioni di persone sono a rischio. L’UNICEF e l’OMS, stanno lavorando perché l’epidemia non si diffonda ulteriormente, ma i dati non ci fanno ben sperare.
Più di 200.000 casi di colera (un’infezione diarroica acuta causata dal batterio Vibrio cholerae, la cui trasmissione avviene per via oro-fecale) con un incremento di 5000 casi al giorno. 1300 i morti per colera di cui un quarto di essi sono bambini.
A tutt’oggi 14.5 milioni di persone non hanno accesso ad acqua potabile e quello che era già il Paese più povero del mondo arabo rischia di diventare un grande cimitero, di cui nulla importa all’occidente.
Questo è uno dei tanti conflitti che non gode della luce dei riflettori dei media internazionali. Sarà forse perché tutti i Paesi occidentali hanno stipulato contratti miliardari, per la fornitura di armi, con l’Arabia Saudita?
Sarà forse perché la vita di un bambino yemenita vale meno di quella di un bambino occidentale o perché ciò che non giunge alla nostra osservazione non esiste. Eppure viviamo in un mondo globalizzato, dove è possibile sapere in tempo reale cosa accade in ogni parte del mondo.
La situazione sanitaria è grave e l’epidemia di Colera ne è una controprova ed i bambini, come sempre, sono le vittime più innocenti di questo conflitto e di questa epidemia che rischia di diventare una delle peggiori che l’umanità abbia mai avuto.
Rosaria Palermo
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