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Infermieri laureati assunti come “operai”. E nel mansionario spunta l’orario per le pulizie

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La denuncia del Collegio Ipasvi di Torino fa emergere non solo il fenomeno del “demansionamento” ma situazioni al limite dello sfruttamento della professione. I casi segnalati all’Ispettorato del lavoro e ai carabinieri dei Nas

Infermieri inquadrati contrattualmente come “operai”: di giorno svolgono la professione per la quale hanno studiato, mentre di notte sono costretti a prendere in mano scope e stracci per assicurare che, il mattino seguente, le camere siano splendenti. Il datore di lavoro che imporrebbe queste condizioni è una della molte famigerate cooperative sociali vincitrice di una gara di appalto per la fornitura di personale sanitario e ausiliario per pulizie e smaltimento rifiuti. E’ quanto sono costretti a subire gli infermieri torinesi, così come denunciato dal Collegio Ipasvi del capoluogo piemontese che ha segnalato i casi di demansionamento (ma per certi aspetti rischia di sfociare nello sfruttamento vero e proprio) all’Ispettorato del Lavoro e ai Carabinieri dei Nas.

Infermieri che, quando accettano di firmare il contratto con il datore di lavoro (cooperative sociali che vincono gli appalti in case di riposo provate o in convenzione), devono attenersi ad un “mansionario”: un salto nel passato ormai superato anche da leggi che hanno riconosciuto l’autonomia della professione infermieristica. Così a Torino accade ancora che ai laureati in scienze infermieristiche venga chiesto l’espletamento di lavori tutt’altro che nulla hanno a che fare con la professione: pulire gli ascensori, occuparsi dei rifiuti, provvedere che gli spazi siano lindi e profumati.

Nel famigerato “mansionario” ci sarebbero anche gli orari da rispettare: dalle 7,30 alle 8,30 «smistare i rifiuti»; dalla mezzanotte in poi “le pulizie devono essere eseguite in modo tale che all’inizio del turno tutte le parti comuni, bagni, refettori ecc. siano perfettamente pulite e profumate, ascensori compresi».

Anche lo stipendio subisce variazioni in base alle mansioni che vengono svolte: se l’infermiere copre il turno come “assistente” o come “personale di pulizia” la retribuzione è pari a un euro ogni ora; se svolge la funzione di infermiere, invece, la retribuzione può arrivare fino a tre euro a ora.

Pertanto perché non unire l’utile al dilettevole provando ad imporre all’infermiere, professionista noto per la facilità con la quale assecondi il demansionamento, l’onere di occuparsi di tutto ciò?

I giovani infermieri torinesi si trovano di fronte a condizioni che non possono e che non si sentono di rifiutare: l’alternativa sarebbe la disoccupazione cronica o l’attesa eterna per un concorso che difficilmente potrà essere vinto.

Come rifiutare pertanto un regolare contratto da “operario” che permetterà a fine mese di racimolare un migliaio di euro?

Il Collegio Infermieri Ipasvi di Torino la vicenda la porterà, nei prossimi giorni, anche sul tavolo dei coordinatori dei corsi di laurea dell’Università e in corso Regina Margherita, presso la sede dell’assessorato regionale alla sanità.

Un incontro finalizzato al miglioramento delle condizioni lavorative è stato organizzato con Antonio Saitta, assessore alla Sanità della Regione Piemonte. L’obiettivo è la nascita di un Osservatorio delle professioni sanitarie che serva a monitorare i requisiti di idoneità delle strutture e i contratti stipulati e potenziare le commisisoni di vigilanza nelle commissioni delle Asl.

Barbara Chiapusso

Racconta la vicepresidente del Collegio di Torino, Barbara Chiapusso, che ha raccolto molte storie e documentazioni di giovani infermieri che non sanno come comportarsi: «Una neolaureata mi ha chiesto consigli perché l’hanno contattata e le hanno chiesto di iniziare a lavorare senza farle firmare alcun contratto. La chiamano quando hanno bisogno e lei va per poter guadagnare qualcosa. Non ha alcuna garanzia se non promesse verbali».

Gli infermieri vengono inquadrati con contratti da “operaio”, contratti del commercio-settore terziario o contratti “a chiamata”.

Non c’è limite alla fantasia pur di ottenere manovalanza a basso costo: «Ci sono realtà in cui vengono studiate a tavolino possibilità per aggirare le leggi e sfruttare le risorse umane», spiega la Chiapusso.

È un mondo dove l’omertà la fa da padrona: «La paura di perdere l’occupazione, il clima poco limpido, le minacce contribuiscono a far sì che distorsioni e anomalie non vengano in superficie». Da tempo nella sede del Collegio c’è preoccupazione: «A molti infermieri sono negati i diritti di vedersi riconoscere quanto riportato nelle leggi, che dall’abolizione del mansionario ne riconoscono l’autonomia degna di un professionista intellettuale iscritto ad un albo».

Simone Gussoni

Fonti: Repubblica

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