Quello degli infermieri impiegati in ufficio, anziché in corsia (non sempre per motivi di salute), è un fenomeno che aggrava il problema della cronica carenza di personale in corsia.
“La quota del personale che non è dedicato all’attività infermieristica diretta, e che quindi comprende chi è impiegato in funzioni amministrative, ma anche resta in ambito sanitario, ma con importanti limitazioni, si aggira attorno al 25%”. La stima, relativa al Piemonte, è di Ivan Bufalo, presidente di Opi Torino.
Un fenomeno, quello degli infermieri che per varie ragioni (di salute, ma non solo) sono impiegati negli uffici anziché in corsia, diffuso un po’ in tutta Italia. Un fenomeno da approfondire, come conferma Aurelio Filippini, presidente di Opi Varese, rimarcando la necessità di “un’attenta analisi da parte delle aziende sanitarie e ospedaliere su dove e come è collocato il personale”.
Anche perché gli infermieri per così dire “imboscati” continuano a essere conteggiati da Asl e Aso come se fossero impiegati nel ruolo per cui sono stati assunti. Va da sè che il ben noto problema della carenza di professionisti risulta ancor più grave, perché nelle tabelle aziendali non compare la differenza tra “operativi” (in corsia) e non.
Avere un quadro chiaro della situazione sarebbe dunque opportuno. Ne conviene Bufalo, secondo il quale “di una ricognizione attenta e precisa beneficerebbero il sistema sanitario, la sostenibilità economica e gli stessi malati, che potrebbero godere di una proporzione di personale più importante, ma pure i nostri colleghi impegnati in prima linea, mai così in sofferenza come ora”.
Non basta reclamare nuove assunzioni, allora. Bisogna chiedere anche chiedere maggiori controlli per tenere a freno certi abusi. “L’utilizzo improprio di personale infermieristico è purtroppo una realtà che toglie risorse all’assistenza e in qualche modo contribuisce ad aggravare la carenza già di per sé importante”, riconosce Francesco Coppolella, segretario di Nursind Piemonte.
Aggiunge il sindacalista: “Attività amministrative, di segretariato, oltre a pratiche ausiliare o di supporto che nulla hanno a che fare con l’assistenza, spesso rappresentano parte del lavoro. Lavoro che invece dovrebbe essere svolto da altri che non ci sono, sicché gli infermieri diventano spesso dei tuttofare. Sembra che negli ospedali ci si possa permettere di fare a meno di tutte le figure, tranne che dell’infermiere, sul quale poi ricadono queste carenze. Tutto tempo sottratto all’assistenza”.
Redazione Nurse Times
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