“L’Azienda Usl Toscana Nord Ovest continua a non pagare agli infermieri quanto dovuto per il superlavoro dei mesi da marzo a giugno; e non rispetta né gli accordi sindacali né gli accordi fatti in sede prefettizia per garantire un compenso al personale infermieristico che durante la fase di emergenza ha sacrificato il proprio tempo libero.”
A dirlo, il sindacato Nursind col suo segretario territoriale Daniele Carbocci.
“In data 7 luglio 2020”, spiega Carbocci, “A seguito dello stato di Agitazione Proclamato da NurSind, presso la Prefettura di Pisa al tavolo di raffreddamento il direttore del dipartimento infermieristico Mirco Gregorini, si era impegnato formalmente a garantire al personale infermieristico:
- Precisione nei pagamenti dell’orario aggiuntivo così come previsto negli accordi sindacali;
- Riconoscimento dell’indennità di malattie infettive per il personale che ha operato nei reparti e servizi Covid.
- Riconoscimento adeguato tempo di vestizione/svestizione per il personale in servizio nei reparti e nei servizi Covid.
“Quanto vale la parola del dirigente infermieristico se ad oggi, passati due mesi, questi impegni formali rimangono solo sulla carta?
Gli infermieri sono stanchi di aspettare, perchè quando è stato il momento di impegnarsi per l’emergenza non si sono tirati indietro”.
“Nonostante gli uffici preposti abbiano ricevuto tutta la documentazione necessaria per effettuare i pagamenti; gli infermieri e gli OSS non hanno visto in busta i compensi dovuti per i mesi da Marzo a Giugno ed i Conguagli del Bonus Covid Regionale.
Voci aziendali dicono che slitta tutto a Settembre per motivi legati alla disorganizzazione delle strutture amministrative. Inaccettabile!”, continua il Nursind.
“Quando agli infermieri è stato chiesto di riorganizzare la loro vita personale, familiare e professionale per il bene della salute pubblica, lo hanno fatto dall’oggi al domani.
Non è possibile che una mastodontica azienda con personale dirigenziale e gestionale non riesca dopo 4 mesi a dare il dovuto a chi ha lavorato”; conclude Carbocci.
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