Il sindacalista, da noi contattato, ribadisce la necessità di una riforma strutturale del sistema previdenziale.
È sempre più acceso il dibattito sull’inserimento della figura infermieristica tra i lavori usuranti. A tal proposito abbiamo interpellato Ezio Cigna, responsabile delle politiche previdenziali della Cgil.
“Partiamo dal presupposto che in Italia c’è un problema comune a tutti i lavoratori, ossia quello di un’età pensionistica tra le più alte d’Europa, fissata addirittura a 67 anni – esordisce il sindacalista -. A ciò si aggiunge il tema della flessibilità in uscita, sul quale anche ieri c’è stato un confronto col Governo per ribadire che i lavori non sono tutti uguali. Quello dell’infermiere rientra senz’altro nel contesto più generale dei lavori gravosi o usuranti, e come tale meriterebbe un riconoscimento in termini di pensione anticipata. Anche per la sua rilevanza sociale, messa ulteriormente in risalto da questi due anni di pandemia”.
I motivi per considerare usurante il lavoro dell’infermiere sono molteplici: “Si pensi, tanto per fare un esempio, agli estenuanti e frequenti turni di notte, che indubbiamente comportano contraccolpi sulla salute psicofisica. Va da sè che per gli infermieri l’aspettativa di vita è generalmente inferiore, e di ciò bisogna tenere conto non solo per sostenere l’abbassamento dell’età pensionabile, ma pure per rivedere il coefficiente di calcolo del trattamento pensionistico”.
Un aspetto, qust’ultimo, che ancora non ha trovato sufficiente risalto nel dibattito sul tema e che Cigna tende invece a sottolineare: “Qualora dovesse essere riconosciuto il diritto ad andare in pensione prima per chi svolge lavori gravosi o usuranti, non si potrà prescindere da una revisione dei cosiddetti coefficienti di trasformazione, ossia dei valori che concorrono al calcolo della pensione con metodo contributivo. In altre parole, se si abbassa l’eta pensionabile per determinate categorie di lavoratori, l’Inps non deve poi abbassare anche il trattamento pensionistico. Cosa che invece normalmente farebbe in base al montante contributivo, ossia all’importo complessivo dei contributi versati durante la carriera lavorativa”.
Insomma, un infermiere che va in pensione prima perché il suo lavoro è riconosciuto come usurante dovrebbe avere diritto a un coefficiente di trasformazione diverso, nonostante versi meno contributi per effetto dell’età di uscita più bassa. “Tutto ciò rientra in quella riforma strutturale che per la Cgil è prioritaria e che auspichiamo porti a un sistema previdenziale più equo e più sostenibile da un punto di vista sia economico sia sociale”.
ALLEGATO: Memoria Cgil – Audizione XI Commissione
Redazione Nurse Times
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