Accolte le richieste presentate dal Collegio agli assessori alla Sanità e alle Politiche del Lavoro. Potenziate anche le commissioni di vigilanza. La presidente Schirru: “Non possiamo tollerare questo modo selvaggio di entrare nel mondo del lavoro”
TORINO – La presidente del Collegio Ipasvi di Torino, Maria Adele Schirru, parla di incontro positivo: la proposta di potenziare le commissione di vigilanza e quella di istituire un osservatorio delle professioni sanitarie in Regione, è stata accolta in pieno dall’assessore regionale alla sanità Antonio Saitta. E’ il primo passo per combattere quello che lo stesso assessore, al termine dell’incontro con i vertici dell’Ipasvi torinese (oltre alla presidente Schirru erano presente la vice presidente del Collegio, Barbara Chiappusso), ha definito “una situazione sgradevole che intendiamo colpire insieme all’Ipasvi”.
La vicenda è quella, raccontata anche dal nostro giornale, relativa ad infermieri assunti come operai da cooperative o società private che operano in convenzione nelle strutture sanitarie. Più che un demansionamento, una sorta di sfruttamento del lavoro o, come la definisce la presidente Schirru “una maniera anomala di reclutare i neo laureati”. Una situazione sgradevole, come detto, portata alla luce dal Collegio Ipasvi di Torino e dalla tenacia della vice presidente, Chiappusso che ha raccolto le segnalazioni di infermieri neo laureati.
Non è la prima volta che il Collegio segnala casi di questo genere all’Ispettorato del lavoro e ai Nas dei carabinieri, anche se in questo caso si era superato ogni limite: infatti ad alcuni infermieri sarebbe stato consegnato un “mansionario” con gli orari nei quali svolgere compiti (pulire le ascensori o rassettare le stanze) che nulla hanno a che fare con l’assistenza dei pazienti, ma sono veri e proprio compiti di un ausiliario. Situazioni che se da una parte sono figlie della crisi economiche, dall’altra hanno fatto scattare l’allarme da parte dell’Ipasvi: “E’ che ci sono difficoltà di inserimento dei mondo del lavoro – commenta la Schirru – ma i giovani laureati vengono assunti in maniera non trasparente e corretta”.
Il ragionamento che, quasi sempre, accompagna chi si rivolge a professionisti laureati è semplice: prendo gente formata e la sottopago per cinque/sette euro all’ora. Spesso si punta sulla necessità di lavorare e non sempre gli infermieri neo laureati sanno che tipo di contratto firmano per la prima volta: “Come Collegio – spiega ancora la presidente dell’Ipasvi di Torino – facciamo incontri con gli studenti, durante il percorso universitario, per metterli in guardia su cosa firmano”. Questa volta, però, si era superato ogni limite e la denuncia ha prodotto i suoi effetti: prima con la convocazione di un incontro tra gli assessorati regionali alla Sanità e alle Politiche del Lavoro con l’Ipasvi e, subito dopo, con la proposta di rafforzare e potenziare le commissioni di vigilanza e istituire l’osservatorio delle professioni sanitarie.
Il passo successivo, come auspica la Schirru, è che nelle commissioni di vigilanza ci siano colleghi infermieri, anche se la priorità è quella di tutelare la professione “per tutelare le persone delle quali ci prendiamo cura” sottolinea ancora la presidente dell’Ipasvi di Torino. Un Collegio che conta più di 15mila iscritti (di fatto la metà di tutto il Piemonte) e che nel 2015 ha registrato l’ingresso di 587 neo laureati. Tra questi c’è chi ha deciso di ribellarsi a quelle condizioni di lavoro che nulla hanno a che fare con la professione infermieristica: dà lì ad alzare il velo su situazioni poco dignitose, il passo è stato breve.
Salvatore Petrarolo
Foto: web
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