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Infermiere e imprenditore: binomio possibile. L’esperienza di “Dedicare”

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Pierluca Narraccio è l’amministratore della società che opera nell’ambito domiciliare. Tra le opportunità occupazionali, anche quella di lavorare nella ricerca clinica, come spiega Sebastian Banus, direttore della Global Care Clinical Trials

CHIETI – Padroni di se stessi: lo possono diventare anche gli infermieri, poco inclini all’idea di diventare imprenditori eppure con tutte le carte in regola per coniugare le due “I”: infermiere e imprenditore.

Ne è convinto Pierluca Narraccio, amministratore di “Dedicare” network che realizza, a domicilio, servizi che diventano integrazione, supporto e valore aggiunto per le aziende produttrici (farmaceutiche o che producono device).

La sua storia professionale e imprenditoriale Narraccio l’ha portata all’attenzione della platea di 450 infermieri presenti, nell’auditorium del rettorato dell’Università di Chieti, per il convegno su sfide e opportunità per la professione infermieristica.

E proprio quella di questo ex sottufficiale dell’Aeronautica militare, è stata una sfida diventata opportunità: creare un’azienda che fornisce servizi nell’ambito domiciliare e lavora, allo stesso tempo, nell’ambito della ricerca clinica: “In questo caso l’infermiere – spiega Narraccio – diventa attivamente un anello nella catena della ricerca clinica”. Opportunità, quest’ultima, sulla quale è bene puntare l’attenzione.

Lo sottolinea anche Sebastian Banus, direttore del Global Care Clinical Trials, anche lui tra i relatori della due giorni teatina, organizzata dal Collegio Ipasvi della provincia di Chieti.

“La ricerca clinica non si può fare senza gli infermieri e non so perché questo accada poco in Italia” commenta Banus. “Sino a pochi anni fa non si faceva formazione sulla ricerca clinica in università perché, in un certo senso, gli infermieri sono ancora troppo dipendenti dai medici. C’è bisogno di un cambio culturale perché a mio giudizio gli infermieri non sono subalterni a nessuno”.

Eccolo, allora, un nuovo sbocco professionale (la ricerca clinica) per gli infermieri, anche se nella maggioranza dei casi sono in attesa del posto pubblico (in ospedale o nella Asl) eppure obbligati a prendere coscienza di un cambiamento in atto: il futuro non è nelle strutture pubbliche, ammonisce Narraccio che, dal suo punto di osservazione, qualche piccolo segnale di svolta lo ha colto: “Oggi sono riuscito a creare un network di infermieri anche attraverso sinergie con l’Ipasvi: quella di Chieti è stata la prima a credere, più di ogni altra, in questa sinergia, mentre nella mia regione, la Lombardia, sono stato visto come colui che voleva prevaricare il pubblico. L’obiettivo, invece, è molto più ampio: conquistare il territorio in associazione con il pubblico”.

Salvatore Petrarolo

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