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Infermiera condannata per falso nella somministrazione della terapia

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Rapporto Nazionale OsMed 2019 sull'uso dei farmaci in Italia
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Un’importante sviluppo si è verificato nel caso dell’ex infermiera della “Residenza la Salute” di Fiesso d’Artico, Elena Viola, che è stata condannata per falso in relazione alla sua gestione della somministrazione dei farmaci agli anziani ospiti della struttura.

Il giudice monocratico di Venezia, Francesca Zancan, ha emesso una sentenza che ha condannato Elena Viola, infermiera di 33 anni, a una pena di un anno e 9 mesi, con la sospensione condizionale della pena. Inoltre, Viola è stata obbligata a risarcire la casa di riposo con una somma di 10mila euro. Questa decisione è giunta dopo che il pubblico ministero, Christian Del Turco, aveva richiesto una pena più severa di 3 anni e mezzo senza alcuna attenuante generica, che invece è stata riconosciuta dal giudice.

Questa sentenza rappresenta un primo passo in una vicenda processuale che sembra destinata a continuare. L’avvocato di Elena Viola, Stefano Morrone, ha annunciato l’intenzione di presentare ricorso in appello una volta lette le motivazioni della sentenza. Durante il processo, Viola ha costantemente sostenuto la sua innocenza, negando di aver omesso la somministrazione di farmaci agli anziani ospiti.

Ha invece raccontato delle condizioni di lavoro estremamente difficili, con un carico di lavoro eccessivo, che prevedeva di assistere 60 pazienti per turno, con una media di 13 terapie da somministrare. Inoltre, ha sottolineato una gestione delle “schede terapia” che sembrava confusa. Secondo la difesa, l’ex infermiera non avrebbe firmato immediatamente le schede terapeutiche a causa di emergenze o sovraccarico di lavoro. 

Dall’altra parte, l’accusa e la parte civile hanno presentato una narrazione completamente diversa dei fatti. Secondo le loro affermazioni, l’infermiera era sorprendentemente veloce nel completare il suo giro, proprio perché non somministrava i farmaci, nonostante i dati riportati nelle schede dei pazienti.

Gli eventi contestati a Viola risalgono all’estate del 2019. Furono i suoi stessi colleghi a sollevare dubbi sui ritmi straordinariamente rapidi con cui completava la somministrazione dei farmaci, richiedendo solo un’ora per un compito che richiedeva a altri più di due. In seguito a queste preoccupazioni, la direzione della struttura decise di monitorare da vicino il suo comportamento, in particolare l’utilizzo di alcuni erogatori di farmaci. Durante il suo turno, emerse che il dispositivo di numerazione delle erogazioni restava immobile nei casi di alcuni pazienti.

La denuncia contro Elena Viola fu presentata immediatamente dopo questa scoperta, dando inizio a un processo giudiziario che ha ora raggiunto una tappa significativa con la sentenza di condanna. La decisione del giudice, tuttavia, potrebbe non rappresentare la fine di questa complessa vicenda legale, poiché la difesa della donna ha già annunciato il suo intento di appellarsi contro la sentenza.

Si tratta di un caso che ha suscitato notevole attenzione e che solleva importanti questioni riguardo alle condizioni di lavoro del personale sanitario e alla sicurezza degli anziani ospiti delle case di riposo.

Redazione NurseTimes

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