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Indennità infermieristica, Bottega (Nursind): “Non sputiamo su questo aumento”

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Indennità infermieristica, Bottega (Nursind): "Non sputiamo su questo aumento"
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Il segretario nazionale del sindacato, da noi contattato, replica a chi ritiene insufficiente l’incremento in busta paga previsto dalla manovra di Bilancio.

Soddisfa e al contempo divide, il tema dell’indennità specifica infermieristica, prevista dalla manovra di Bilancio 2021. Un po’ tutti sottolineano come si tratti di un bel segnale lanciato dal Governo, che finalmente riconosce una gratifica alla categoria, premiandone l’impegno profuso durante l’emergenza coronavirus. Non manca, però, chi sostiene che l’aumento previsto in busta paga sia troppo basso, se non irrisorio.

In pratica, per l’indennità infermieristica saranno stanziati 335 milioni di euro, da suddividere tra i 278mila infermieri e infermieri pediatrici che operano nel settore pubblico. A conti fatti, parliamo di un aumento lordo annuo di 1.205 euro per ogni professionista. Somma che, spalmata su 13 mensilità, equivale a circa 90 euro mensili lordi in più (circa 62 euro netti) e a un incremento netto giornaliero di 2 euro.

Poca roba? Non è di questo avviso Andrea Bottega (foto), segretario nazionale Nursind, da noi contattato per un commento: «Ribadisco quanto detto nel nostro comunicato sul tema: l’indennità rappresenta un primo, importante segnale di attenzione da parte del Governo verso la nostra categoria. È la prima volta dagli anni Novanta che agli infermieri si riconosce qualcosa. Certo, se andiamo a frazionare la somma in particelle giornaliere o addirittura orarie, può sembrare un aumento irrisorio, ma non è così. Qualcosa come 1.000 euro in più all’anno non è poco. In sostanza, è come se il Governo avesse predisposto un rinnovo contrattuale solo per noi».

C’è anche chi lamenta lo squilibrio rispetto agli aumenti stabiliti per la dirigenza medica. In questo caso si parla di uno stanziamento pari a 500 milioni, legato a una percentuale dello stipendio e non, come per gli infermieri, al contratto. «Anche qui non vedo nessuno scandalo – afferma Bottega – .I dirigenti percepiranno mediamente 5-6 euro al giorno in più. Non mi pare che si tratti di una differenza così netta. Anzi, è probabile che i medici neo-assunti prendano meno di noi. In questo triennio gli infermieri guadagneranno soldi che non vedevano da tantissimo tempo. E li guadagneranno tutti, anche chi va in malattia o in maternità. Non sputiamoci sopra».

Il segretario nazionale Nursind invita quindi i colleghi a non dividersi su questo tema: «Dobbiamo fare quadrato e difendere la posizione acquisita, altrimenti questi soldi non li vedremo mai più. Se attacchiamo il Governo ora che finalmente ci concede qualcosa, rischiamo di perdere gli amici che ci supportano, i quali potrebbero anche dire: “Ma come?! Concediamo agli infermieri un aumento e loro non ci sono neanche grati?!”. Certo, dobbiamo lavorare, e lo stiamo già facendo, per ottenere un aumento maggiore, ma intanto evitiamo lamentele inutili. Insomma, non castriamoci da soli».

Semmai, secondo Bottega, al Governo bisognerebbe rivolgere un’altra richiesta: «Dopo aver individuato e destinato queste risorse, il Governo dovrebbe compiere un ulteriore passo avanti, facendo in modo che l’indennità sia erogata agli infermieri già dal 1° gennaio, così come è previsto per i medici. Non si comprende, infatti, perché per la nostra categoria sia previsto il vincolo del rinnovo contrattuale, con conseguente allungamento dei tempi».

Infine una replica a coloro che criticano la forte disparità di trattamento economico tra gli infermieri che lavorano nel pubblico e quelli che lavorano nel privato. Questi ultimi, infatti, restano svantaggiati, ma il segretario Nursind tiene a precisare: «Gli infermieri del privato non possono beneficiare di aumenti determinati dal Governo. Il motivo è semplice: non spetta allo Stato intervenire in tal senso, bensì ai datori di lavoro privati. E sono pronto a scommettere che anche loro concederanno aumenti. In caso contrario, rischierebbero di rimanere senza personale, perché i loro dipendenti andrebbero a cercare lavoro nel pubblico».

Redazione Nurse Times

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