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Il sonno in ospedale: come migliorarne la qualità

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Il sonno in ospedale: come migliorarne la qualità
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Proponiamo un nuovo, interessante contributo della nostra collaboratrice Anna Arnone.

Il sonno indica uno stato di riposo fisico e psichico opposto a quello della veglia, nonché un distaccamento temporale sia della coscienza che della volontà della persona, configurandosi come un processo fisiologico che coinvolge sia il sistema nervoso centrale che quello autonomo. Per svegliarsi, solitamente, è necessario uno stimolo sensoriale al fine di far terminare lo stato di riposo.

Il sonno è diviso in due fasi fondamentali: la fase non REM e la fase REM. La fase non REM si divide a sua volta in S1, S2, S3 e S4. Le prime due sono caratterizzate dal sonno leggero, nel quale vi è un movimento oculare lento, oscillatorio e in particolare roteante nell’S2. Successivamente, nel sonno profondo, si ha un tono della muscolatura molto più rilassato, un movimento oculare assente, un’attività metabolica di glucosio e ossigeno molto bassa.

Segue la fase REM, che all’avanzare dell’età è inversamente proporzionale alla durata della fase non REM. Quindi una persona anziana avrà una tempistica della fase REM molto più lunga rispetto a un neonato. In questa fase si ha un movimento degli occhi molto rapido con una semiparalisi dei muscoli, un aumento della frequenza respiratoria, della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa e un utilizzo del glucosio e dell’ossigeno come se il soggetto fosse in stato di veglia.

Esistono vari disturbi del sonno, che sono suddivisi in quattro macrocategorie:

  • le insonnie sono caratterizzate dalla difficoltà di addormentarsi o dall’incapacità di riuscire ad addormentarsi durante la notte;
  • le parasonnie sono alterazioni comportamentali della persona, quali il bruxismo o il sonnambulismo;
  • le ipersonnie sono un eccesso di sonno, in quanto la persona tenderà ad addormentarsi spesso anche durante l’arco della giornata;
  • il russamento e l’apnea sono simili tra loro, ma non uguali: il russamento è dato da un indebolimento dei muscoli, che sono rilassati, e quindi, con il passaggio dell’aria, tendono a vibrare, creando rumore, discomfort e stress alla persona e a chi la circonda; l’apnea, invece, è una sensazione breve di soffocamento che avviene quando c’è un peggioramento del russamento.

Il sonno in ospedale è alterato da tanti fattori: rumore, malattia, farmaci e dolore;

  • il rumore provocato dal personale sanitario o dai degenti presenti;
  • la malattia è una percezione della persona, che provoca ansia e quindi incapacità di addormentarsi;
  • i farmaci, come le benzodiazepine o più comunemente gli ipnotici sedativi, se abusati, possono creare un effetto paradosso e far sì che la persona, soprattutto l’anziano, non riesca ad addormentarsi;
  • il dolore è una sensazione soggettiva che altera il sonno, nonostante l’assunzione della terapia.

Secondo gli studi sulla qualità del sonno, le cause più frequenti di alterazione del sonno sono i rumori che alterano lo stato della persona, l’uso della terapia farmacologica, i disturbi del sonno già precedenti al ricovero, il non rispetto delle abitudini e dell’autonomia da parte degli operatori presenti, la presenza di più posti letto in una stanza, la diversità di età o anche di patologie, che possono portare a scompenso della persona, poca attenzione agli orari di esposizione di luce, di buio e di buio durante il ricovero, sensazione di discomfort a letto. Tutto questo crea un’alterazione del modello sonno/riposo e il sonno in ospedale risulta compromesso e diverso da quello abituale in quanto a durata e tempi di addormentamento.

Quali possono essere, allora, gli interventi utili per migliorare la qualità del sonno? L’utilizzo di farmaci non ipnotici, l’agopuntura, i massaggi, l’aromaterapia, la musicoterapia, la riduzione dei rumori durante i lavori di routine notturni da parte del personale, il mantenimento di un regolare orario di luce e di buio, la presenza di un caregiver per le persone anziane per il mantenimento di abitudini pregresse.

In ambito ospedaliero, la qualità del sonno sarebbe molto da migliorare, sensibilizzando il personale infermieristico sul sonno dei degenti, proponendo interventi per la gestione ambientale e promuovendo l’igiene del sonno e maggiori monitoraggio e gestione del sonno.

Anna Arnone

Sitografia

– Hajibagheri A, Babaii A et al (2014) Effect of Rosa damascene aromatherapy on sleep quality in cardiac patients. A randomized controlled trial. Complementary Therapies in Clinical Practice 20(3), 159-63.
– Hellstrom A, Fragerstrom C et al (2011) Promoting sleep by nursing interventions in health care settings: a systematic review. Worldviews on Evidence-based Nursing 8 (3), 128-142.
– Hoey L, Fulbrook P, Douglas J (2014) Sleep assesment of hospitalised patients: a literature review. International Journal of Nursing Studies (51) (9), 1281-1288.
– Krystal A, Edinger J (2008) Measuring sleep quality. Sleep Medicine (9) (1), 10-17.
– LaReau R, Benson L et al (2008) Examining the feasibility of implementing specific nursing interventions to promote sleep in hospitalized elderly patients. Geriatric Nursing 29 (3), 197-206.

 

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