Mi sono laureata meno di un anno fa e questa è la mia prima esperienza nella struttura pubblica con l’incarico calza nel pronto soccorso
Che il Pronto Soccorso sia un posto tranquillo proprio non si può dire; ambulanze da ogni dove sfornano imperterriti pazienti in barella, che si accumulano una dopo l’altra nella sala del triage intasandola e bloccando ogni passaggio.
Là fuori, oltre la porta file di gente che chiedono spiegazioni, pretendono notizie circa la salute dei loro cari, con giusta ragione. Scene normali per un qualsiasi pronto soccorso italiano.
Al di qua della porta del triage si ascolta un sottofondo, un lamento continuo; e alzando lo sguardo è possibile vedere gente che si torce dal dolore, chi si regge il capo, chi sembra impassibile, chi con lo sguardo perso, chi comincia ad innervosirsi; e cercare di mantenere la quiete non è affatto semplice.
All’inizio ti fa un po’ impressione tutto ciò, ma poi ci si abitua. È una guerra continua, finalizzata ad aiutare quanta più gente possibile, nel dare risposte, cercare di alleviare ogni dolore.
Il pronto soccorso di una grande città del sud Italia offre un bagaglio di esperienza professionale senza precedenti, una lezione di vita unica per noi infermieri affamati di esperienza lavorativa, armati di tanta buona volontà e saperi infermieristici al servizio dei nostri utenti.
La polizia in pronto soccorso è molto presente, il clima si surriscalda quasi sempre all’improvviso e senza preavviso, a volte per futili motivi, riproducendo rispettabili “scene da telefilm” tipiche delle trasmissioni americane come “il banco dei pugni”.
Diverbi che spesso fanno riflettere, e contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, certa gente esiste davvero.
Oggi però, qualcosa di inatteso: è un codice rosso.
I codici rossi sono pane quotidiano; ogni giorno si macinano codici rossi cercando di agire tempestivamente ripristinando le funzioni vitali, e salvare le vite di poveri malcapitati.
Capitano delle volte in cui tutto ciò non è possibile, proprio come questa mattina.
Andrea (nome di fantasia) un destino brutale e infame lo aspettava sul ciglio della strada.
Andrea aveva pochi anni e una voglia indomabile di provare l’ebbrezza del giro su quella dannata moto. Il papà gli aveva impedito più volte di accedere a quell’incantevole ma pericolosissimo veicolo, ma oggi qualcosa è andato diversamente dal solito.
Andrea è salito a bordo della moto con il suo amico, stavolta non ha resistito, il papà forse impietosito dall’insistenza del piccolo ha voluto accontentarlo, con la convinzione di regalargli un’emozione unica, un’esperienza mai provata e tanto attesa.
Ma per strada un destino fatale lo attende.
Uno scontro frontale con un’altra moto spezza per sempre la sua vita.
Il pronto intervento della postazione del 118 conduce il piccino al pronto soccorso dove nel contempo giungono anche i genitori.
Andrea piomba in sala rossa ma per lui non c’è nulla da fare, il suo cuoricino si è fermato. Non c’è più polso, non c’è più respiro, Antonio ha smesso di vivere.
I genitori appena appresa la notizia cominciano ad urlare e a dimenarsi, a piangere disperati.
Andrea aveva preso la moto per la sua prima volta, e quella sola volta gli è bastata.
Un pianto disperato fa da sottofondo mentre Andrea è lì, su quella barella, con quei capelli castani, folti, da bimbo sbarazzino con tanta voglia di vivere, riverso in un lago di sangue, senza vita.
Un incidente mortale come tanti altri che purtroppo colpisce famiglie, nei loro affetti più cari, ma finisce per investire emotivamente tutti; dagli operatori sanitari, alle forze dell’ordine, soprattutto alla fine dell’intervento sanitario, quando purtroppo ti accorgi che nonostante tutti gli interventi per strapparlo alla morte, lui chiude gli occhi per sempre.
Purtroppo anche questo fa parte del nostro lavoro.
Il tempo di ripulire la sala, ripristinare il materiale e si riprende, pronti a ricevere il prossimo caso, il prossimo paziente.
Sono in pronto soccorso da poco, lavorare qui non è semplice, ogni giorno una lezione di vita, che ti proietta verso una grande verità: la nostra vita è imprevedibile e tutto può cambiare, da un momento all’altro!
Questo è stato il mio primo vero codice rosso, quell’immagine del corpicino inerme, quel viso cereo, che porterò per sempre con me.
Rosanna Lacerenza
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