I livelli di staffing e le cure mancate. Progetto Nurse forecasting in Italy
Si terrà il prossimo 28 marzo presso la “Sala Convegni Casa per ferie Salesiana”, a Roma, l’evento ECM gratuito, patrocinato dal Ministero della Salute. Un momento di analisi dei livelli di staffing in Italia e l’occasione per diffondere i dati della ricerca Nurse forecasting in Italy.
Altro appuntamento dell’atteso studio RN4CAST che ha visto i fondatori, dell’edizione in Italia nel 2015, Loredana Sasso (direttrice del progetto italiano) Walter Sermus (Coordinatore europeo di RN4CAST) Giancarlo Icardi (Università di Genova) e Federico Spadonaro (università Tor Vergata di Roma e ricercatore RN4CAST) e Gennaro Rocco (CECRI di Roma).
Innanzitutto cos’è RN4CAST?
E’ un vasto programma di ricerca nel quale aderiscono 12 paesi europei, solo dal 2015 ha aderito anche l’Italia, ricevendo un finanziamento dal sindacato degli infermieri Nursind.
Lo studio a livello europeo e mondiale, data l’entrata dal 2015 di USA, Cina e Sud Africa, fa si che si crei un confronto del tema di ricerca dell’assistenza infermieristica nei vari paesi.
Studio che mette in evidenza collegamenti e relazioni a livello di competenze, prestazioni e sicurezza dei pazienti secondo alcuni indicatori di outcome.
Precisamente, secondo a quanto descrive la prima indagine italiana di RN4CAST del 2016, si tratterebbe di “un’analisi quantitativa basata su dati oggettivi confrontati con alcuni standard internazionali, facendo riferimento ad alcune variabili qualitative che incidono nel processo decisionale delle professioni sanitarie”.
Quale migliore studio per veder confrontata l’assistenza infermieristica italiana a livello europeo e mondiale? Siamo veramente tra i migliori professionisti come dicono?
I vantaggi sarebbero quelli di far entrare l’Italia nella grande visione internazionale del potenziale di servizio assistenziale, gli svantaggi, purtroppo, sono i dati che descrivono il potenziale di assistenza infermieristica scarsissimo in confronto agli stati membri del progetto in questione.
Il confronto porta ad una consapevolezza dei propri limiti ed errori, al fine di intervenire e migliorare la propria situazione a livello nazionale.
Cosa si intende per STAFFING?
Lo STAFFING non sarebbe altro che il processo di assunzione, posizionamento e supervisione dei dipendenti di un’organizzazione. (Heneman III, Herbert; Judge, Timothy A (2005). Staffing Organizations. USA: McGraw-Hill).
In questo caso si parla dell’organico infermieristico che possiede un determinato ospedale.
Si pongono così 3 domande cruciali nel panorama italiano a livello mondiale:
- La quantità e la qualità degli organici infermieristici hanno delle influenze sulle qualità dell’assistenza erogata ai pazienti?
- Quali sono i reali standard di organico infermieristico al fine di garantire un’assistenza ottimale, quali sono gli outcome e gli effetti sui pazienti di tali standard?
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QUANTO CONTANO GLI INFERMIERI IN SANITA’ PER GARANTIRE IL BENESSERE DEL PAZIENTE E RIDURRE LA MORTALITA’ A LIVELLO OSPEDALIERO?
La risposta a quest’ultima domanda è “MOLTO”, gli infermieri contano molto, più è la loro presenza e minore è la mortalità negli ospedali, più è la loro preparazione e più si riceve assistenza di qualità.
Quanti sono gli infermieri occupati in Italia?
Anche qui si ripete l’aggettivo “Molto”, sì…”Molto pochi.”
La prova viene data da un “observational study” che ha esaminato i ricoveri dal 2003 al 2006 (3 anni) in 43 unità operative di degenza ordinaria, reparti semi intensivi e aree critiche, di uno dei migliori ospedali statunitensi, classificato come Magnet-Hospital, il quale possiede gli organici infermieristici tra i più elevati del territorio americano.
Il campione finale osservato è rappresentato da 197.961 ricoveri e 176. 696 turni. Gli indicatori a cui la ricerca fa riferimento sono:
- il monte ore (fissato in un monte ore ottimale).
- il turnover dei pazienti.
I risultati dello studio, durato 3 anni di osservazione, ci dicono che in riferimento allo standard monte ore ottimale.
Ogni volta che si scende al di sotto di questo si ha un aumento del tasso di mortalità e la possibilità che il paziente vada incontro ad un evento avverso i quali possono essere le cadute, il mancato soccorso tempestivo,le infezioni,le lesioni da pressione. Stessi rischi si avranno all’aumento del turnover dei pazienti.
Lo standard del monte ore è inversamente proporzionale al tasso di mortalità o al rischio di eventi avversi sopra citati.
L’aumentano dei carichi di lavoro a sua volta comporta una diminuita la sorveglianza sul paziente, motivo dell’aumento del numero degli eventi avversi. Ad un aumento dei carichi di lavoro correlati all’aumento del turnover pazienti, dovrebbe aumentare il numero di infermieri per non scendere sotto il monte ore ottimale.
Uno studio del progetto RN4CAST è stato pubblicato dalla rivista “THE LANCET” ed evidenzia come siano stati gestiti 422.730 pazienti in 300 diversi ospedali europei con una dotazione organica di 26.516 infermieri (1 infermiere per 15 pazienti).
E la situazione italiana?
In italia i numeri sono dati da uno studio dell’università di Genova dalla professoressa Loredana Sasso e del suo Team che hanno coinvolto gli ospedali italiani.
Nella ricerca fanno parte 13 regioni, 40 ospedali, 292 unità di medicina generale e chirurgia, 3716 (dato riportato dallo studio ma secondo il calcolo sarebbero più di 37.000) pazienti e 3667 infermieri.
Il risultato evidenzia come la realtà infermieristica a livello europeo sia veramente di bassa qualità.
Il rapporto del numero di pazienti/infermiere in Italia è 9,5:1.
Consideriamo che la media europea è di 8:1 degli altri Paesi, anch’esso supera il rapporto ottimale che è fermo a 6:1. Siamo il peggiore dei paesi che fanno parte dello studio RN4CAST.
Il dato aumenta se parliamo di RSA, nelle quali si ha un rapporto Infermiere/pazienti di 1:60, 1:100 e così via.
E’ proprio vero dire che 1 infermiere per 20 pazienti è un attentato alla sanità come riporta L’AADI (Associazione di Avvocatura di Diritto Infermieristico)?
Beh lo è, anzi, 1 infermiere per 9,5 pazienti è già troppo.
Dallo stesso studio risulta che il 41% delle cure infermieristiche in Italia risulta incompleta, mancante o erogata solo in parte.
Non è una novità, la prima causa di questo risultato è strettamente legata al demansionamento al quale gli infermieri sono soggetti.
Questo è dato dal sovraccarico di lavoro che gli infermieri italiani si ritrovano a dover eseguire, soggetti a compiere mansioni di competenza ausiliaria che deprofessionalizzano il lavoratore.
(Fonte: The general results of the RN4CAST survey in Italy, 2016)
In italia il rischio di mortalità a 30 giorni dei pazienti chirurgici sale al di sopra del 21%.
Gli indicatori più importanti, dunque, diventano 3:
- Il ruolo degli infermieri.
- Il numero adeguato di infermieri in turno.
- Il turnover (ricambio, rotazione, sostituzione) dei pazienti.
I risultati della ricerca evidenziano che il tasso di mortalità dei pazienti chirurgici a trenta giorni dalla dimissione è direttamente correlabile a :
- Presenza organica in reparto che rivela il rapporto infermiere/pazienti. Ad ogni aumento di una unità paziente per infermiere, la probabilità di morte del paziente aumenta del 7%;
- Livello di istruzione degli infermieri, se laureati o no, ad ogni aumento del 10% di personale infermieristico laureato corrisponde una diminuzione del 7% del tasso di mortalità.
Dati allarmanti dunque per il nostro paese, il tanto invidiato sistema assistenziale italiano perde e perderà punti se non si comincia ad essere consapevoli che bisogna migliorare lo STAFFING nelle proprie aziende.
Con tutta la determinazione degli infermieri italiani, che si ritrovano a sopperire e subire in prima persona le mancanze aziendali, Mobbing, ad affrontare competenze “minori” che non riguardano minimamente la loro professione per la forte mancanza di organico, ciò non basta, bisogna partecipare attivamente e far sentire la propria voce.
I 50 posti disponibili sono esauriti.
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Giuseppe Piazza
Fonte: thelancet.com
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