Se lo stanno chiedendo i 290 idonei in graduatoria non ancora assunti. Ancora una volta l’asl di Latina nega la possibilità a molti infermieri, vincitori di concorso di mobilità, di tornare ad esercitare il proprio lavoro nella zona di origine.
Molti di questi professionisti infatti (che tra l’altro hanno combattuto e combattono tutt’oggi nella lotta contro il COVID), impiegati in varie ASL e AO del Nord Italia, partecipando all’ AVVISO DI MOBILITA’ VOLONTARIA per 50 POSTI DA INFERMIERE indetto dalla’ A.S.L. DI LATINA, speravano di poter finalmente esercitare la propria professione nell’asl della propria zona di origine.
Questa possibilità invece viene negata poiché la suddetta asl continua a saturare le mancanze di personale infermieristico stabilizzando personale precario ed assumendo infermieri di ruolo dalla graduatoria dell’ospedale romano Sant’Andrea.
Ripercorrendo le tappe che portano al malcontento dei 290 idonei non vincitori (dei 362 idonei complessivi presenti nella graduatoria di mobilità per infermieri), si evince che, dopo aver espletato tale selezione ed aver pubblicato la graduatoria di merito, l’asl di Latina ha provveduto ad assumere 70 infermieri anziché 50 (come da bando) stante la disponibilità comunicata dalla regione Lazio.
Dopo questa tranche di assunzioni dei vincitori, l’asl Latina ha accantonato la restante fetta di graduatoria, lasciandola nel dimenticatoio ed ha provveduto a pubblicare un Avviso al personale interno per la stabilizzazione di precari ai sensi della Legge Madia e come se non bastasse ad assumere 50 infermieri a tempo indeterminato mediante l’utilizzo della graduatoria del concorso pubblico dell’AOU “Sant’Andrea di Roma”.
L’emergenza Coronavirus ha ulteriormente aperto una ferita che il sistema sanitario italiano si porta dietro da ormai troppo tempo: quello delle assunzioni di personale precario e delle stabilizzazioni di infermieri e operatori sanitari, quella che da noi infermieri viene definita “UNA LOTTA FRA POVERI!”. Un dibattito motto acceso già da prima dell’emergenza Covid e che oggi si fa ancora più complesso.
Tanti infermieri dell’ASL di Latina con contratto a tempo determinato, avevano denunciato e temuto che, una volta che l’emergenza sarebbe terminata, sarebbero rimasti senza lavoro (anche a causa all’utilizzo smisurato di personale precario durante l’emergenza).
Per questo l’Asl di Latina, a più riprese ha chiesto ed ottenuto dalla regione Lazio la stabilizzazione di tutti questi precari, che si sono ritrovati in prima linea per combattere questo nemico invisibile e che per questo, avrebbero dovuto essere premiati.
Certo, è sicuramente giusto premiare, chi ha consentito all’asl Latina di perseguire la sua funzione, ma non ci si dovrebbe dimenticare neanche di altri professionisti, che altrettanto andrebbero premiati perché altrettanto in trincea contro il covid e che altrettanto vivono una situazione instabile e precaria lontani da casa e che in fine hanno dovuto vincere ben 2 selezioni pubbliche per sperare in un riavvicinamento alla propria famiglia: concorso pubblico ed avviso di mobilità.
E se si guarda alla situazione nella sua accezione più generale, è necessario fare alcune considerazioni: in primo luogo, questi professionisti, che sono o stanno per essere stabilizzati, sono a conoscenza della precarietà e temporaneità del loro contratto ( dai 6 mesi al massimo di un anno ), inoltre diversi infermieri che sono stati assunti circa tre anni fa con contratto a termine per coprire posti temporaneamente vacanti per maternità o malattie di altri colleghi, avevano contratti con una clausola di permanenza di massimo 35 mesi e 15 giorni dalla sottoscrizione, così da non far scattare la Legge Madia (che prevede l’assunzione automatica a tempo indeterminato una volta superati i 36 mesi di lavoro continuativo pressa la stessa azienda).
Ma così non è stato! Questi professionisti, oggi clamorosamente stabilizzati con contratto a tempo indeterminato, non sono stati arruolati per l’emergenza Coronavirus, ma si sano ritrovati nel bel mezzo di una pandemia e per questo motivo hanno ottenuto un contratto a tempo indeterminato, senza aver mai svolto un colloquio di lavoro e senza aver mai vinto un concorso pubblico.
Concorso che invece, ribadiamo, è stato vinto con tanti sacrifici, nelle ASL di tutta Italia, da centinaia di infermieri originari di Latina, che ora si vedono negata la possibilità di tornare a casa. L’ASL di Latina, è l’azienda del Lazio che negli anni ha perseguito maggiormente la politica di assunzioni di personale precario.
Ricordiamo che negli scorsi anni, a conclusione del Commissariamento della Sanità del Lazio, la suddetta Asl ha stabilizzato senza concorso tutti i dipendenti a tempo determinato da oltre 10 anni e tramite concorso pubblico e con determinati requisiti temporali di lavoro tutti i dipendenti che non hanno superato i 10 anni di attività continuativa.
Gli infermieri che hanno partecipato all’avviso di mobilità nazionale indetto dall’asl Latina, oltre ad essere professionisti formati e preparati (dopo aver trascorso molti anni della loro carriera nelle più prestigiose realtà sanitarie italiane) hanno riposto le loro speranze di riavvicinamento alla propria zona d’origine in questo concorso di mobilità.
Essi hanno l’unica colpa di aver cercato stabilità in altre regioni d’Italia con la speranza di tornare un giorno a casa, piuttosto che accontentarsi di un posto precario vicino casa. Questa per loro è una grande occasione di riavvicinamento alla famiglia e di avere un sostegno dalla stessa, per poter così offrire al meglio le proprie energie umane e professionali all’Azienda materna.
Questa per loro è l’occasione di tornare nella loro terra, di erogare assistenza infermieristica alla loro gente, di non lavorare per pagare l’affitto, di assistere i propri genitori anziani, di ricongiungersi ai propri figli lasciati crescere con i nonni. Inoltre molti di questi lavoratori sono madri e padri, e gioverebbe loro tantissimo un aiuto da parte della loro famiglia.
Proprio nel periodo in cui i professionisti sanitari italiani vengono elevati ad eroi, tanto da essere candidati al premio Nobel per la pace 2021, è davvero molto triste e sconfortante vedere come l’asl di Latina non inserisca questi professionisti nel proprio organico, ma preferisca assumerne da graduatorie esterne all’asl e stabilizzarne altri che non hanno espletato alcun concorso, dimenticandosi completamente degli idonei nella graduatoria di mobilità già di ruolo in altre aziende sanitarie, che risultando idonei in una pubblica selezione indetta dalla stessa Asl Latina avrebbero pieno diritto di avere la precedenza.
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