La vicenda riguardante le morti sospette avvenute nelle corsie del Pronto Soccorso di Saronno assume dimensioni sempre maggiori.
Diversi medici erano a conoscenza del famigerato protocollo Cazzaniga ma nessuno avrebbe mai denunciato il vice primario ne l’infermiera Laura Taroni, condannata poi a 30 anni di reclusione.
La motivazione che spinse molti ad essere omertosi fu la paura di uno scandalo a livello nazionale.
Per questo motivo anche due componenti della Commissione Medica dell’Ospedale di Saronno sono stati condannati: non denunciarono il comportamento del vice primario ne diedero corso alle molte segnalazioni ricevute dagli infermieri in servizio presso il Dea di Saronno circa il “protocollo” farmacologico del vice primario, con il quale pare decidesse chi fosse meritevole di vivere e chi invece dovesse morire.
Recentemente Leonardo Cazzaniga è stato rinviato a giudizio per 11 morti sospette in corsia. Ritenuto responsabile anche delle tre nella famiglia della compagna, Laura Taroni, già condannata per l’omicidio del marito e della madre.
“Temevano uno scandalo”
Due dei medici hanno optato per il rito alternativo venendo già condannati. Sono stati ritenuti colpevoli di non aver dato seguito alle segnalazioni fatte più volte dagli infermieri per “evitare uno scandalo che avrebbe coinvolto l’intera struttura”.
Undici in totale i dipendenti dell’ospedale di Saronno accusati a vaio titolo di omessa denuncia, favoreggiamento e falso ideologico. Tra questi, l’ex direttore sanitario Paolo Valentini, l’ex direttore del reparto di Anestesia e Rianimazione Fabrizio Frattini e l’ex primario di Pronto Soccorso Nicola Scoppetta.
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