La ricorrenza odierna offre lo spunto per una serie di riflessioni sulle criticità della professione infermieristica. Ecco quelle di Antonella Rodigliano, coordinatrice regionale per l’Emilia Romagna e segretaria territoriale del sindacato.
“In occasione della Giornata internazionale dell’infermiere, che si celebra in tutto il mondo oggi, 12 maggio, vogliamo esprimere il nostro apprezzamento e il nostro sostegno a tutti gli infermieri che ogni giorno si impegnano con professionalità e dedizione nella cura dei pazienti. Eppure, mai come quest’anno, sentiamo anche la necessità di denunciare le tante problematiche che la professione sta vivendo”. Così Antonella Rodigliano, coordinatrice regionale per l’Emilia Romagna e segretaria territoriale del sindacato Nursind.
“Come ribadiamo da sempre – prosegue -, gli infermieri sono dei pilastri per la nostra sanità. Sono centrali nella cura dei pazienti, sempre al loro fianco. In questo momento, tuttavia, non riceviamo nessun tipo di supporto, né politico né da parte delle aziende”.
Durante l’emergenza sanitaria gli infermieri sono stati in prima linea nella battaglia contro il Covid-19, “dimostrando competenza, coraggio e umanità, a cui è seguito solo il riconoscimento a parole, ma nella sostanza nulla è cambiato”, ricorda Rodigliano, che aggiunge: “Tanti slogan e pochi interventi concreti, sia a livello nazionale che regionale”.
Non solo: “Adesso ci ritroviamo modelli riorganizzativi senza futuro per questa categoria, sempre meno ascoltata e con carichi e competenze che aumentano, ma a costo zero. I tempi di vita sono sempre meno concilianti e lo stress correlato a lavoro dilaga, come abbiamo denunciato più volte. Per non parlare del crescente abbandono dei professionisti della sanità pubblica verso il privato”.
Precarietà, piante organiche scoperte, stipendi bassi, turni massacranti, rischi per la salute e la sicurezza, scarsa valorizzazione e riconoscimento sociale: per Nursind le questioni da affrontare sono tante.
“Manca ancora la piena attuazione dei Ccnl e permane l’assenza del diritto a non subire discriminazioni – ribadisce Rodigliano -. È inaccettabile che coloro che svolgono un lavoro così fondamentale per la società siano costretti a vivere con salari inadeguati, che non rispecchiano la loro competenza e il valore del loro contributo. In Italia abbiamo stipendi più bassi di almeno 500 euro rispetto ai colleghi europei. Sacrifici e professionalità meritano compensi più dignitosi. Invece le risorse sono sempre meno e i contratti non tengono conto dell’inflazione e del costo della vita che aumenta. È anche per questo che la categoria diventa sempre meno attrattiva”.
E ancora: “Come non bastasse, ancora si registrano fenomeni di clientelismo e nepotismo, che rappresentano un’altra sfida che mortifica molti infermieri. È deplorevole che i meriti professionali siano spesso messi da parte, a vantaggio di favoritismi e connessioni personali. Questo comportamento non solo demoralizza i professionisti competenti, ma danneggia anche la qualità dell’assistenza fornita ai pazienti”.
Sempre Rodigliano: “Continuiamo a essere inascoltati, quando invece il confronto è fondamentale per risolvere i problemi esistenti. Politica e aziende ci ignorano, ma noi siamo attori principali nella sanità. Senza il confronto con chi svolge quest’attività ogni giorno, non è possibile intervenire con le riorganizzazioni. Non si può pensare solo ai bilanci e alla logistica, serve sapere le necessità, i tempi e le risorse che la professione richiede nel suo operato quotidiano”.
Sull’infermiere del futuro: “Noi del Nursind vediamo l’infermiere del futuro sempre più autonomo, specializzato come i medici e con competenze avanzate, compresa la possibilità di prescrivere farmaci. Un infermiere in grado di prendersi cura a 360 gradi del paziente, fino alla dimissione. Ci auguriamo che questa Giornata non sia l’ennesima occasione per gli slogan, ma che porti tutti a delle riflessioni”.
Quali riflessioni? “Dobbiamo chiederci dove sta andando la nostra sanità. Siamo i primi a volere che rimanga pubblica e che quella dell’Emilia Romagna torni un’eccellenza a livello nazionale, ma questo è possibile solo con un confronto costruttivo sul futuro, basta volerlo. Non si può riorganizzare senza ascoltare gli infermieri. La loro presenza è essenziale per garantire una cura di qualità, la prevenzione delle malattie, la gestione delle emergenze sanitarie e la promozione della salute. Il loro impegno, la loro competenza e la loro dedizione sono fondamentali per il funzionamento di un sistema sanitario efficace ed equo. Colpire gli infermieri con continue decurtazioni di diritti e di compenso corrisponde anche ad abbassare la qualità del sistema sanitario pubblico”.
Redazione Nurse Times
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