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Genova, frattura alla spalla per infermiera aggredita da paziente. Opi La Spezia: “Bisogna decongestionare i pronto soccorso”

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Genova, frattura alla spalla per infermiera aggredita da paziente. Opi La Spezia: "Bisogna decongestionare i pronto soccorso"
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L’episodio si è verificato nell’ambulatorio di Diabetologia del Palazzo della Salute Fiumara.

Un’infermiera dell’ambulatorio di Diabetologia del Palazzo della Salute Fiumara, nel Ponente di Genova, è stata aggredita da un paziente di circa 50 anni, che avrebbe dato in escandescenze dopo aver visto il risultato dei suoi esami. L’uomo avrebbe spinto la professionista, che ha riportato la frattura di una spalla ed è stata trasportata al Pronto soccorso dell’ospedale Villa Scassi di Sampierdarena. Sulla vicenda, e in generale sul fenomeno della violenza contro il personale sanitario, è intervenuto Opi La Spezia, attraverso la nota che pubblichiamo di seguito.

Il nuovo caso di aggressione, che questa volta ha prodotto la frattura della spalla a un’infermiera in servizio in una struttura pubblica del Genovese (la Fiumara, ambulatorio di diabetologia), conferma un generale peggioramento della situazione: i sanitari in servizio sono sempre più un bersaglio. Per prima cosa, oltre a esprimere solidarietà alla collega ligure, notiamo che l’episodio è avvenuto fuori dal Pronto soccorso, a conferma che ormai ogni struttura entra nelle amare statistiche del fenomeno delle aggressione ai sanitari.

A breve, e di questo ringraziamo Prefettura e Questura, che si sono adoperate per arrivare al risultato non semplice, riaprirà il punto della Polizia di Stato presso il Pronto soccorso, ma, appunto, non sarà azione risolutiva, per quanto importante e molto attesa dagli operatori. In questo settore è necessario infatti anche alleggerire la pressione, è fondamentale decongestionare i pronto soccorso. Lo si può fare soltanto con la medicina territoriale. Come ha ricordato pochi giorni fa il ministro della Salute, “devono esserci altri luoghi in cui chi sta male riceve le prime cure”. Naturalmente pensando a casi non gravi, ed è quanto previsto dal DM 77, che sostiene lo sviluppo delle centrali operative territoriali, dell’infermiere di famiglia e comunità e delle unità di continuità assistenziale.

Da una parte devono migliorare i servizi e le offerte di cura al cittadino, e questo senza alcun dubbio. Dall’altra si devono migliorare le informazioni a disposizione del pubblico, per aiutare tutti a orientarsi in un sistema sanitario complesso e per spiegare a chi va in un pronto soccorso con un mal di schiena cronico da qualche mese che inevitabilmente dovrà attendere probabilmente a lungo. Se nel frattempo arrivano casi più urgenti, dal trauma all’infarto, toccherà sempre prima ai nuovi arrivati. E non è aggredendo chi sta lavorando che l’attesa si farà più breve.

In realtà, e ciò non lo spiega quasi mai nessuno in questi termini, se si hanno sintomatologie croniche, dal mal di schiena a disturbi digestivi da mesi, non si dovrebbe andare al pronto soccorso, ma prima di tutto dal proprio medico. Per ridurre i conflitti è doveroso e necessario ritornare a fare educazione sanitaria. Per il nostro presidente Francesco Falli, che rappresenta la Regione Liguria all’Osservatorio nazionale sulle aggressioni del ministero Salute, è obbligatorio, ed è un dovere delle istituzioni sanitarie tutte, parlare sempre di più e meglio con i cittadini. Il tema, infatti, non è solo quello di garantire un presidio di forze dell’ordine sui luoghi della violenza, che è atteso e sicuramente preziosissimo, come detto, ma serve soprattutto prevenire.

Per chiudere, ancora Francesco Falli: “Quando ho iniziato a lavorare io, la notte in pronto soccorso si presentavano pochissimi cittadini, vittime di incidenti o di gravi malori. Ricordo bene notti intere negli anni Ottanta con uno o due accessi al Ps. Oggi, osservando il numero delle persone in attesa in pronto soccorso sul portale aziendale che monitora gli accessi ai Ps, si raggiungono cifre molto più elevate. Non credo sia possibile continuare a gestire una situazione simile, che è anche lo spaccato di una nuova società – con nuove richieste di salute e nuove esigenze -, con i metodi che furono validi 40 anni fa”.

Redazione Nurse Times

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