Chiarito il malinteso sui secondi, che avevano ottemperato all’obbligo vaccinale.
Riammissioni e nuove esclusioni all’Ordine degli infermieri in Friuli Venezia Giulia, che si è riunito ieri. Il consiglio straordinario ha preso atto diotto iscritti che non risultavano vaccinati, e invece lo erano,oppure erano ancora nella “finestra” per avere contratto il coronavirus, ma ne ha anche sospesi altri cinque per non avere ottemperato all’obbligo vaccinale.
Un numero in evoluzione, quello degli infermieri sospesi dall’albo per non essersi vaccinati contro il Covid-19. Il 19 luglio il consiglio ne aveva sospesi 73, tutti residenti in provincia di Pordenone, che lavorano in strutturepubbliche e private e in altre regioni. Successivamente alcuni di loro hanno presentato la dichiarazione che si erano vaccinati in Veneto, ma la somministrazione non risultava al Dipartimento di prevenzione dell’Asfo (Azienda sanitaria Friuli occidentale). Tre le segnalazioni arrivate sino a venerdì. Ieri se ne sono aggiunte cinque di infermieri già vaccinati oppure che hanno contratto il Covid nei mesi scorsi e per i quali non è ancora trascorso il tempo necessario per la vaccinazione. Per otto riammessi ieri l’Ordine ne ha sospesi altri cinque.
«Ci è arrivata la comunicazione dal Dipartimento di prevenzione – afferma il presidente Luciano Clarizia –, e noi abbiamo provveduto a sospenderli dall’albo». Il numero degli infermieri sospesi dall’albo è adesso di 70. Ai cinque sospesi ieri arriverà anche la comunicazione dal datore di lavoro e non potranno operare,per il tempo del provvedimento, né nel pubblico né nel privato. «Abbiamo convocato un altro consiglio straordinario per il 30 luglio – rileva Clarizia – per eventuali nuove sospensioni o riammissioni».
Lunedìmattina c’è stata la prima riunione al Codacons di Pordenone di una quindicina di operatori sanitari, in prevalenza infermieri, sospesi dall’Asfo o dal proprio datore di lavoro.A riceverli, il presidente regionale del Codacons, Vitto Claut, avvocato, assieme ai colleghi Luca Campanotto di Udine e Gianluca Teat di Trieste, che collaborano con l’associazione di difesa dei consumatori. Una prima riunione in cui i legali hanno illustrato la situazione.
«Poi ci saranno incontri individuali –ha detto Claut – perché ogni ricorso deve essere presentato singolarmente». Ogni situazione è a sé e per questo tipo di atti non è ammessa la class action. I sospesi hanno 60 giorni di tempo per presentare ricorso al Tar chiedendo la sospensiva dell’atto e la dichiarazione nel merito della questione. Il Codacons assisterà chi vorrà presentare ricorso con le tariffe minime. Inoltre è stato sottolineato che «pratiche seriali comporteranno economie di scala».
Sono cominciati al Deposito Giordani i tamponi sui giovani che hanno partecipato a un’iniziativa all’aperto in una discoteca di Roveredo in Piano dopo la positività riscontratta in un giovane. Non ci sono invece altri positivi tra gli animatori del Grest di Porcia, dove era stata trovata positiva una ragazza. Il Dipartimento di prevenzione sta valutando eventuali collegamenti.
Redazione Nurse Times
Fonte: Messaggero Veneto
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