La Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche è intervenuta in seguito ai recenti casi di cronaca nei quali decine di teste giornalistiche hanno impropriamente riportato come due donne indagate per abusi sessuali sui minori fossero infermiere.
I casi della donna di Prato rimasta incinta di un 13enne è stato il primo a suscitare sdegno tra molti professionisti. La 35enne sarebbe prima stata definita insegnante, poi infermiera ed infine operatrice sociosanitaria. In un analogo caso accaduto a Torino, una donna alla quale è stato imputato il reato di abuso su minore e cessione di stupefacenti sarebbe stata nuovamente definita infermiera.
Essendo in entrambi i casi i nominativi delle donne secretati dalla Magistratura, nessuno ha la possibilità di appurare se queste persone siano o meno infermiere, ma comunque ogni giorno centinaia di giornalisti riportano aggiornamenti su queste due vicende parlando chiaramente di “infermiere”.
Ciò ha spinto la FNOPI a contattare il Ministero della Salute: “Basta utilizzare sui media la qualifica di INFERMIERE in modo improprio, quando cioè di infermieri non si tratta. E anche se in un fatto di cronaca NON SANITARIA il protagonista è incidentalmente infermiere, la professione nulla ha a che fare con l’atto privato compiuto”.
La lettera scritta dalla presidente Barbara Mangiacavalli, è indirizzata anche a Ordine dei Giornalisti, Procura, Commissione Vigilanza Rai, FNSI, Regioni.it.
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