Riceviamo e pubblichiamo il comunicato FIALS (Carbone).
La gestione della pandemia da parte del Servizio Sanitario Nazionale ha avuto come il vero protagonista assoluto e positivo il personale ad iniziare dai professionisti sanitari e sociosanitari veri produttori di salute comprendendosi tutti i profili professionali coinvolti, ma è evidente che un ruolo predominante lo ha avuto la professione infermieristica per
essere quella presente 24 ore su 24, 7 giorni su 7, accanto ai malati di COVID-19.
Così scrive Giuseppe Carbone, Segretario Generale FIALS, in una nota rivolta al mondo delle infermiere ed infermieri che hanno di recente avviato la mobilitazione, come a tutti i dipendenti della Sanità che hanno manifestato con la FIALS il 25 giugno in tutte le piazze regionali per un rinnovo del contratto della sanità che valorizzi il riconoscimento
professionale.
Proprio rivolgendosi ai diversi movimenti di infermieri che hanno manifestato nei giorni successivi alla pandemia – Carbone afferma – che la FIALS ha seguito con dovuta attenzione le loro proposizioni e considera un valore aggiunto, una ricchezza, la loro attiva e significativa partecipazione per ottenere un contratto valorizzante professionalmente ed economicamente.
Il vostro sacrificio durante questi mesi di pandemia, sia in termine di vite umane che sugli esiti non solo psicologici avranno ancora conseguenze su tanti di voi per un tempo non programmabile, come già avvenuto per chi è stato reduce da un pesante e doloroso evento bellico, non deve essere vanificato, soprattutto se si considera che una migliore gestione da parte di Stato e Regioni prima e durante l’effetto pandemico avrebbe potuto se non evitarlo ma almeno ridurne la portata.
Voi – asserisce Carbone – non vi considerate né eroi né guerrieri inviati in una guerra santa contro un nemico invisibile e subdolo bensì dei professionisti che hanno assolto ed assolvono nella migliore maniera possibile, anche oltre l’immaginabile, al vostro dovere per il quale avete fatto la vostra scelta di vita professionale.
Per questi motivi riteniamo, anzi pretendiamo, che sia ora che Stato e Regioni programmino e realizzino la giusta, opportuna ed efficace risposta in termine di rivalutazione economica, normativa, formativa ed ordinamentale alle infermiere ed agli infermieri, come a tutto il personale del SSN, risposta che sia riparativa ma anche preventiva perché quanto avvenuto nella e per la pandemia non si ripeta.
Se mai ce ne fosse stato bisogno, gli attuali eventi hanno ulteriormente dimostrato la specificità del personale della sanità, l’originalità dello stesso ed in particolare la stessa specialità del comparto del personale del SSN rispetto a tutti gli altri sia per la complessità e la numerosità delle professioni che vi operano, tutte con un proprio distinto ambito di autonomia professionale, ma, soprattutto per il massimo valore che devono
promuovere, garantire e tutelare cioè il diritto alla salute individuale collettiva non solo perché è solennemente sancito dall’articolo 32 della nostra Costituzione Repubblicana ma perché è il bene primario, fondamentale perché ogni individuo, ogni società, ogni Stato
esista e continui ad esistere.
Di questa stupenda specificità e diversità dagli altri comparti lavorativi- ammette il Segretario- le infermiere e gli infermieri costituiscono l’insieme professionale numericamente prevalente, con una visione ed un rapporto globale di salute con il cittadino in ogni sua fase della vita ed in assistenza continua al momento del suo bisogno di salute.
La FIALS, per scelta etica e responsabile, dà atto come anche tutte le altre professioni sanitarie e socio sanitarie hanno dato il massimo delle loro competenze e specificità funzionali per affrontare l’emergenza pandemica e di loro, del loro lavoro siamo orgogliosi.
Apprezzabile – sottolinea Carbone – anche il discorso sul percorso futuro delle professioni
infermieristiche e dell’assistenza sanitaria e le stesse richieste che la FNOPI ha rivolto agli
Stati generali nell’ultima giornata a Villa Pamphili a Roma con il premier Conte.
Le richieste
Per tutto questo riteniamo e pretendiamo – persevera Carbone – che per primo atto Governo, Parlamento e Regioni, riconoscendo quanto sopra avviino e attuino una serie di adempimenti che di seguito si elencano:
Innanzitutto è necessario che venga avviato, da subito, l’iter per il rinnovo contrattuale del personale del SSN attraverso l’emanazione da parte del Comitato di Settore Regioni Sanità di un forte e discontinuo Atto di indirizzo che dia all’ARAN le
previste direttive che contengano i seguenti elementi:
1– a) il riconoscimento della specificità del comparto del personale del SSN, area dirigenziale compresa, attraverso una forte rivalutazione economica ad iniziare dalle professioni infermieristiche e dalle altre professioni sanitarie e sociosanitarie, che valorizzi il lavoro in sanità in Italia per quel che realmente vale e lo avvii all’equiparazione con le retribuzioni dei nostri colleghi degli altri Stati dell’Unione
Europea: la notizia nelle fasi della pandemia era non solo che un infermiere affrontava la pandemia talora senza PDI ma retribuito con poco di più di quattordici euro l’ora!;
b) individuazione di specificità professionali da interagire in sezioni autonome contrattuali;
c) l’omogeneità di normativa contrattuale tra area dirigenziale e personale del comparto;
d) il riconoscimento, per tutti gli infermieri e professioni sanitarie e sociali- come attualmente per la dirigenza- al diritto ad avere:
un incarico professionale – superato il periodo di prova-, graduato e valorizzato,
confermabile in caso di verifica positiva dell’attività svolta;
una indennità di specificità professionale;
l’esclusività del rapporto di lavoro e correlativa indennità di esclusività;
il diritto ad esercitare l’attività libero-professionale, attraverso l’approvazione dei disegni di legge che i gruppi parlamentari di maggioranza hanno, da tempo, presentato;
e) nuovo ordinamento del personale con progressione di carriera (iniziale, intermedia e finale) che tenga conto delle specializzazioni acquisite;
f) l’istituzione dell’”Area dei Quadri” quale ingresso all’area dirigenziale;
g) revisione del sistema delle indennità collegate alla complessità delle competenze;
h) il reinserimento nel contratto nazionale della normativa sulla “mobilità del personale tra Aziende ed Enti del SSN” con l’eliminazione dell’attuale previsto parere obbligatorio per legge;
i) il divieto assoluto di ricorrere a forme di lavoro precario che rasentano il caporalato avviando procedure di internalizzazione, attraverso l’assorbimento degli infermieri come dell’altro personale impiegato o meglio sfruttato e sottopagato nei servizi che le Aziende
Sanitarie hanno appaltato a sedicenti cooperative e ditte esterne;
l) le definitive stabilizzazioni e contemporanee conclusioni delle selezioni di mobilità interaziendali e l’eliminazione dell’attuale normativa legislativa che blocca per sempre le mobilità del personale interaziendale prima delle procedure concorsuali;
2– Va avviata attraverso il confronto e l’auspicabile condivisione con chi rappresenta il complesso del lavoro sanitario in sanità e da questo liberamente eletto e delegato, quindi non solo con le rappresentanze ordinistiche, le quali, anzi, per effetto della legge 3/18 sono parte della parte pubblica, per la rimodulazione se non la ricostruzione
dell’organizzazione del lavoro nei servizi e presidi del SSN che sia realmente in due pilastri di pari valenza e ruolo e per questo va investito in scelte strategiche,
ordinamentali e economiche nel settore dei Distretti e dei Dipartimenti di Prevenzione e di Salute Mentale sapendo che in campo aperto e non solo nei fortilizi ospedalieri si vince la battaglia per il diritto alla salute; questo si realizza avviando innanzitutto “Unità di base interprofessionali per la salute nelle cure primarie” nei quali in piena e distinta autonomia, ognuno secondo i propri ruoli e competenze, interagiscano ed operino non solo medici, ma infermieri, ostetriche professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione, della prevenzione, psicologi, assistenti sociali, operatori sociosanitari etc.
Questo non vuol significare che si abbandona il settore ospedaliero, anzi va rivalutato e adeguato alla nuove scelte strategiche determinate dal nuovo quadro epidemiologico e demografico del Paese avviando una condivisa e concertata revisione del DM 70, la reale valorizzazione dell’attività di ricerca sanitaria non solo negli IRCSS e l’attuazione reale degli Ospedali di Insegnamento, limitando la subalternità del SSN al sistema universitario ma ristabilendo la parità dei due poli nella formazione universitaria delle
professioni sanitarie e delle specializzazioni sanitarie come il d.lgs. 502/92 sanciva e successivamente disatteso.
3– Pretendiamo che il Governo si renda protagonista per accelerare l’approvazione di provvedimenti legislativi già presentati dalla sua stessa maggioranza governativa ad iniziare da quelli riguardanti il riconoscimento del diritto ad esercitare la libera professione intramuraria alle infermiere ed agli infermieri e a tutte le professioni
sanitarie, nonché quelli riguardanti l’istituzione dell’infermiere di famiglia e di comunità.
4– Non meno importante anzi, altrettanto centrale è per noi la questione della rivisitazione della formazione delle professioni infermieristiche secondo le seguenti direttive:
a) siano parimenti avviate procedure di reclutamento di ulteriori docenti universitari nelle discipline caratterizzanti le professioni infermieristiche per colmare il divario con i docenti delle altre discipline e provvedimenti anche legislativi che diano la
stessa dignità e pari ruolo tra docenti dipendenti del SSN e docenti dipendenti degli Atenei nei corsi universitari di qualsiasi grado e di tutte le professioni sanitarie di cui alla legge 3/18;
b) sia adeguata rivisitata la formazione universitaria infermieristica ai nuovi bisogni di salute introducendo indirizzi clinici specialistici professionalizzanti non solo gestionali e didattici nelle laurea magistrale in scienze infermieristiche ed ostetriche,
attivando realmente i master specialistici rendendoli specializzazioni di primo livello abilitanti ad esercitare ulteriori competenze complesse ed avanzate, riconoscendo
master analoghi già conseguiti ed esperienza professionale già acquisita;
c) sia riconosciuto il prevalente interesse aziendale a far sì che le infermiere e gli infermieri che conseguano ulteriori competenze avanzate e specialistiche e quindi il previsto percorso formativo sia svolto a carico del SSN come avviene per le specializzazioni mediche.
La FIALS -conclude Carbone- nella sua lettera, é aperta a qualsiasi contributo e confronto anche con i rappresentanti dei diversi movimenti delle professioni che vengono dal basso perché favoriscono sempre la maggiore partecipazione di percorsi che ci auguriamo siano
sempre più comuni e volti a valorizzare le diverse professionalità in un contratto nazionale unico anche se con specificità professionali da interagire in sezioni autonome contrattuali.
La FIALS c’è, con voi e per voi.
La Redazione Nurse Times
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