Michele Perini, medico di base dell’Ulss 9 Scaligera, chiedeva 300 euro per fingere la somministrazione. Tra i pazienti figurano anche alcuni rappresentanti dcelle forze dell’ordine, che però non pagavano.
La “gola profonda” è il cuoco di un ristorante di Abano Terme (Padova). Fu lui a vantarsi di aver trovato un medico che falsificava la somministrazione del vaccino anti-Covid dietro pagamento di 300 euro. Quest’ultimo è il 56enne Michele Perini, medico di base dell’Ulss 9 Scaligera (Verona), che raccomandava ai suoi pazienti di non diffondere la notizia, salvo essere “tradito” da uno di loro.
Proprio dalle vanterie del cuoco partì, a fine agosto, l’indagine del Nucleo antisofisticazioni di Padova che, dopo aver verificato che l’uomo risultava vaccinato la prima volta il 27 luglio e la seconda il 23 agosto, rilevò che la somministrazione era stata eseguita dal dottor Perini in una provincia e in un’azienda sanitaria diverse da quella del paziente.
Iniziarono così le intercettazioni telefoniche e ambientali, e uno dopo l’altro emersero gli intermediari, ovvero coloro che procuravano i clienti. Oltre al medico sono coinvolti Silvano Turrini, nativo di Valeggio (Verona) classe 1947, che al momento non si trova in Italia, Silvio Perrone, bolognese di 63 anni con un passato da deejay, Cosmin Balanoiu, romeno di 32 anni residente a Verona, e due cittadini marocchini, Mohammed Laaraj e Mohamed Ramzi, rispettivamente di 55 e 53 anni. Solo loro sono finiti in carcere, a seguito dell’ordinanza di custodia cautelare diaposta dal gip Luciano Gorra.
Invero la richiesta del pm Paolo Sachar prevedeva i domiciliari per 22 indagati (e tra questi anche per il coordinatore per la Protezione civile di un centro vaccini della provincia) e l’obbligo di presentazione alla pg per 23 dei 277 pazienti che tra agosto e dicembre dello scorso anno versarono 300 euro per la finta dose di vaccino, ottenendo così la certificazione e il Green Pass.
Tutti liberi, ma indagati in quanto “concorrenti morali” nell’opera di falsificazione dei certificati e nella falsità ideologica. Accuse alle quali si aggiunge, per il medico, quella di corruzione in concorso con 140 persone, oltre agli intermediari anche i pazienti che hanno pagato. Solo Perini, poi, risponde di truffa aggravata, perché percepì 5mila euro dalla Regione Veneto per i vaccini che gettava, e di peculato per essersi appropriato delle dosi.
Truffa aggravata contestata anche a quattro militari dell’Arma perchè “pur non essendo vaccinati, esibivano falsa documentazione attestante l’adempimento dell’obbligo”. In tal modo due di loro sono stati ammessi in servizio, mentre avrebbero dovuto essere sospesi senza stipendio e indennità. Il linguaggio allusivo, le telefonate brevi e l’invito a non chiamare per timore di essere “ascoltati” erano un chiaro indice di qualcosa che non andava. Due gli studi medici incriminati. All’inizio il più frequentato era quello di Porto San Pancrazio (Verona), poi diventato “scomodo” per le troppe chiacchiere: i pazienti si mettevano in fila per fare “l’agopuntura” e davano il “contributo per l’informatico” (ovvero i 300 euro).
Nel lunghissimo elenco di coloro che frequentavano gli studi del dottor Perini, che riceveva anche di domenica, figurano non solo cittadini no vax, ma anche 14 infermieri, 16 insegnanti, tre medici (due dei quali odontoiatri), due militari (Esercito e Aeronautica), un avvocato, quattro carabinieri e un agente di polizia. Ai rappresentanti delle forze dell’ordine, però, il medico non chiedeva soldi.
Ulteriore riscontro che il siero non veniva iniettato, secondo il gip, deriva dal fatto che due carabinieri e la moglie di uno di loro, dopo aver attenuto la certificazione, si sono autodenunciati alla polizia giudiziaria: risultavano vaccinati senza eeserlo. Un comportamento che ha evitato loro di finire nel corposo registro degli indagati.
Redazione Nurse Times
Fonte. L’Arena
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