Presentata una nuova proposta di legge (ddl 1616), dalla senatrice Paola Boldrini, per l’implementazione delle precedenti leggi di riforma delle professioni sanitarie con delle norme sullo sviluppo di carriere e sugli incarichi sia professionali che gestionali.
L’obiettivo del disegno di legge è quello di voler portare a termine un processo di riforma delle professioni sanitarie a fronte della complessità delle competenze, delle funzioni e delle responsabilità di queste professioni.
Il disegno di legge, riportato anche su “Quotidiano Sanità” tratta le “Disposizioni in materia di rapporto di lavoro esclusivo degli esercenti le professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione, nonché della professione ostetrica, dipendenti delle aziende degli enti del Servizio sanitario nazionale”.
“In questi ultimi de cenni l’azione del Parlamento, del Governo e delle regioni ha avviato un processo di profonda riforma, in ambito formativo e ordinamentale, delle professioni sanitarie infermieristiche e tecniche che non ha pari in altri comparti professionali. La proclamazione nel 2020 da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) dell’anno internazionale dell’infermiere e dell’ostetrica, può divenire l’occasione perché il Parlamento perfezioni e implementi il percorso riformatore di queste professioni, come delle altre professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione, già tra i più avanzati nell’Unione europea, che sia funzionale parimenti al soddisfacimento dei bisogni di salute ed alla valorizzazione dei professionisti” si legge nel disegno di legge a data 19.12.19.
La proposta si pone l’obiettivo di ridisegnare lo stato giuridico delle professioni sanitarie per adattarlo all’ evoluzione tecnica e per renderlo funzionale all’attuazione delle scelte strategiche di attuazione del diritto alla salute stabilite dalla programmazione sanitaria e sociosanitaria, sia nazionale che regionale.
“La complessità delle competenze, delle funzioni e delle responsabilità di queste professioni, in crescita dinamica ed esponenziale in relazione all’evoluzione scientifica, tecnologica, formativa e ordinamentale del
SSN, non possono che rendere necessario un intervento per garantire a questi professionisti le stesse modalità previste per le professioni sanitarie normate nella dirigenza e cioè il sistema degli incarichi professionali previsto per ogni professionista, rinnovabile senza limite temporale, salvo valutazione negativa o soppressione dell’incarico, nonché il diritto ad esercitare l’attività intramoenia, non sussistendo più alcuna motivazione che giu stifichi la loro discriminazione. L’intramoenia non è il « male assoluto » bensì, se ben organizzato e gestito, come in Emilia-Romagna, una risorsa per il sistema, i cittadini e gli operatori. Allo stesso tempo, è necessario rivedere il percorso di formazione, adeguando i contenuti all’evoluzione in corso, in particolare prevedendo indirizzi propriamente professionali specialistici nella laurea magistrale e non solo gestionali e didattici” scrive la senatrice.
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