L’identikit dei pazienti colpiti: bambini con meno di dieci anni, con un test negativo per i virus dell’epatite A, B, C, D, E e con valori molto alterati degli enzimi che segnalano una sofferenza del fegato. L’origine della malattia potrebbe essere virale.
Continua a far discutere il fenomeno dell’epatite acuta pediatrica, che negli ultimi giorni ha colpito numerosi bambini, anche in Italia. Ad alimentare il dibattito sul tema, le voci di svariati esperti, che provano a ipotizzare cause e scenari riguardanti una malattia per ora a ziologia sconosciuta.
“Le infezioni da adenovirus sono comuni e di solito provocano una malattia lieve, con sintomi simili al raffreddore, vomito e diarrea – evidenzia una circolare del ministero della Salute a firma del direttore generale Prevenzione sanitaria, Giovanni Rezza -. La maggior parte delle persone infettate non presenta complicazioni. Gli adenovirus non causano comunemente l’epatite, che è una complicazione rara, nota di solito tra gli individui immunocompromessi. Si potrebbe ipotizzare: o la comparsa di una nuova variante in circolazione che causi una grave epatite nei bambini, o che una variante comunemente in circolazione stia colpendo soprattutto bambini più piccoli, forse immunologicamente non protetti in relazione alla minore circolazione di adenovirus durante la pandemia Covid-19. Le autorità sanitarie che stanno indagando nel Regno Unito, dove si è verificata la maggior parte dei casi fino a oggi, ritiene, sulla base delle caratteristiche cliniche ed epidemiologiche dei casi in esame, che una causa infettiva sia la più probabile, e in particolare l’infezione da adenovirus”.
Di sicuro si sa che la misteriosa epatite colpisce bambini con meno di dieci anni, con un test negativo per i virus dell’epatite A, B, C, D, E e con valori molto alterati degli enzimi che segnalano una sofferenza del fegato (“aspartato aminotransferasi o alanina aminotransferasi superiore a 500 U/L”). Questo l’identikit che deve accendere un campanello d’allarme, perché, se queste caratteristiche si riscontrassero in un paziente arrivato all’attenzione dei medici nel 2022, ci si potrebbe trovare davanti a un caso confermato di “epatite acuta a eziologia sconosciuta in età pediatrica”.
Rientra invece nella fattispecie di “caso possibile” il paziente di “età compresa tra 11-16 anni, che presenta un’epatite acuta (con test negativo ai virus epatici A, B, C, D, E)” e con gli stessi picchi nei valori che indicano sofferenza epatica, sempre da gennaio 2022. C’è poi il “caso correlato epidemiologicamente”, che è un paziente di qualsiasi età con i criteri di epatite acuta illustrati, “contatto stretto di un caso confermato, dal primo gennaio 2022”. Queste definizioni, si spiega nella circolare, saranno aggiornate sulla base delle indicazioni dell’Oms. E “sia il numero che la classificazione dei casi potrà cambiare in conseguenza di nuove segnalazioni, nuovi accertamenti diagnostici, o modifiche nella definizione di caso”.
“Al momento attuale la causa non si conosce, e questo costituisce senz’altro un problema perché ci si trova di fronte a un’entità sconosciuta – si legge su Medical Facts, portale lanciato dal virologo Roberto Burioni, oggi sotto la direzione scientifica di Renata Gili -. Nel frattempo non c’è nulla da fare, se non mantenere la calma, non preoccuparsi e utilizzare le misure preventive che già conosciamo e che riducono il rischio di trasmissione di molte infezioni virali, come un’accurata igiene delle mani e respiratoria”.
In secondo luogo, qualche informazione sull’epatite che è “un’infiammazione del fegato che riconosce cause diverse”. Le più comuni “sono virali, i cosiddetti virus dell’epatite“. In alcuni casi “possono essere implicati virus differenti, oppure un meccanismo autoimmune o tossico (per esempio alcuni farmaci)”. Spesso “l’epatite guarisce senza lasciare strascichi, ma talvolta può cronicizzare e portare a conseguenze pericolose, come cirrosi epatica e cancro (pensiamo, per esempio, all’epatite B, per la quale fortunatamente abbiamo un vaccino che viene fatto ai bambini)”.
Quanto ai casi che si stanno monitorando in questi giorni, “i virus dell’epatite sono stati esclusi in tutti i casi”, precisano da Medical Facts. Si stanno studiando, invece, “altre cause virali o fattori ambientali, ma per ora si tratta di ipotesi”. Le autorità sanitarie “stanno investigando per non lasciarne nessuna inesplorata, ma dobbiamo avere pazienza e aspettare”.
Un punto che tutti però ribadiscono è la risposta alla domanda: c’entra il vaccino anti-Covid? E la risposta è no. “In nessuno dei casi in Uk i bambini erano stati vaccinati, e questo ci permette, per fortuna, di escludere un legame con il vaccino. La priorità, al momento, è giustamente quella di identificare tempestivamente la causa, in modo da poter curare al meglio i bambini e mettere in atto ogni misura di sanità pubblica necessaria a prevenire l’insorgenza di queste epatiti”.
Redazione Nurse Times
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