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Donna muore per emorragia mentre i famigliari di Ugo Russo devastano il Pronto Soccorso del Pellegrini

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Donna muore per emorragia mentre i famigliari di Ugo Russo devastano il Pronto Soccorso
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Mentre i parenti del quindicenne morto dopo aver tentato di rapinare un carabiniere in borghese devastavano il Pronto Soccorso del Pellegrini di Napoli una donna 39enne moriva a pochi metri di distanza dal luogo della violenza.

Siamo tutti a conoscenza di quanto accaduto sabato notte, quando un adolescente ha perso la vita dopo avere puntato una pistola alla testa di un giovane carabiniere nel tentativo di rubargli l’orologio. Ma quello che è passato inosservato è stata la morte di una ragazza di 39 anni ricoverata nello stesso Pronto Soccorso.

La donna era giunta in gravissime condizioni dopo le percosse subite dal coniuge che le avevano provocato lo lesioni interne a fegato e milza. Il quadro clinico è precipitato con il passare dei minuti ed infermieri e medici non hanno potuto fare nulla per arrestare l’emorragia.

Gli stessi parenti della donna deceduta sono stati colpiti ripetutamente dal gruppo di conoscenti del 15enne.

Il personale sanitario era probabilmente impegnato a difendersi dal lancio di oggetti della famiglia del giovane o a proteggersi da pugni, calci e spintoni ricevuti. L’episodio di violenza è stato denunciato ai carabinieri che proseguono nelle indagini.

“E’ incredibile come l’attenzione in questi giorni si sia concretata solo sulla morte di Ugo Russo, che era sì un ragazzo giovane ma è stato protagonista di un’attività criminale, uno che ha tentato una rapina” commenta il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli.

“Invece una donna vittima di violenze è morta nel silenzio, nell’indifferenza generale. I parenti di questa donna, che la notte di sabato 29 febbraio si trovavano in ospedale, sono stati spintonati dai familiari e amici di Russo, si sono ritrovati nel caos causato da chi ha preferito aggredire i medici piuttosto che fare un mea culpa sulla tragica fine del ragazzo. Si tende a dare spazio e solidarietà sempre più spesso ai carnefici e sempre meno alle vittime”.

Dott. Simone Gussoni

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