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Dolore acuto, un mini-dispositivo impiantabile raffredda i nervi ed evita il ricorso ai farmaci

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Dolore acuto, un mini-dispositivo impiantabile raffredda i nervi ed evita il ricorso ai farmaci
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Lo hanno sviluppato medici, chimici e ingegneri americani, in collaborazione con un gruppo di ricerca cinese.

È stato pubblicata su Science un’importante ricerca che evidenzia come il dolore scatenato da un infortunio per un incidente o per una procedura medica possa essere lenito anche senza farmaci e grazie a un mini-dispositivo impiantabile che rallenta la trasmissione dei segnali dolorosi al cervello, basandosi sul raffreddamento. Per ora il modello è stato provato con successo in fase preclinica, ma, come sottolineano i ricercatori, a breve gli studi proseguiranno sull’uomo.

Per il dolore scatenato da un infortunio dovuto a un incidente o a una procedura medica possono essere necessarie varie forme di sollievo. Queste possono includere farmaci analgesici o iniezioni locali per attenuare i recettori del dolore, ma possono consistere nella semplice applicazione di qualcosa di freddo sulla zona dolorante, come impacchi di ghiaccio per articolazioni o muscoli.

I dispositivi impiantabili in grado di bloccare in maniera mirata e reversibile l’attività dei nervi periferici possono fornire alternative agli oppioidi per il trattamento del dolore. Medici, chimici e ingegneri americani, in collaborazione con un gruppo di ricerca cinese, hanno sviluppato un dispositivo di raffreddamento morbido, miniaturizzato e impiantabile per bloccare temporaneamente la conduzione nervosa, utilizzando una transizione di fase da liquido a gas come meccanismo di raffreddamento.

Il raffreddamento locale rappresenta un mezzo interessante per l’eliminazione su richiesta dei segnali di dolore, ma le tecnologie tradizionali sono limitate da fattori di forma rigidi e ingombranti, raffreddamento impreciso e requisiti per gli interventi di estrazione. Hanno preso in prestito il design della cuffia del nervo elettrico e hanno sostituito i cavi elettrici con un canale microfluidico che trasporta un volume di microlitri di refrigerante bioinerte. Un sensore termico a film sottile integrato nel bracciale ha consentito il monitoraggio della temperatura in tempo reale.

In pratica si tratta di dispositivi microfluidici morbidi, bioriassorbibili: una sottile fascia larga meno di 5 millimetri, che permette di abbracciare il nervo senza bisogno di sutura, e che consentono l’erogazione di potenza di raffreddamento focalizzata e minimamente invasiva a profondità arbitrarie nei tessuti viventi con controllo del feedback della temperatura in tempo reale. In un altro canale del solito braccialetto scorre un gas inerte, l’azoto secco, che fa reazione con il liquido, facendolo evaporare con abbassamento della temperatura.

La costruzione con materiali solubili in acqua e biocompatibili porta alla dissoluzione e al bioriassorbimento come meccanismo per eliminare il carico del dispositivo non necessario e il rischio per il paziente senza ulteriori interventi chirurgici. Prove in vivo di più settimane dimostrano la capacità di raffreddare rapidamente e con precisione i nervi periferici per fornire analgesia locale su richiesta nei modelli animali per il dolore neuropatico. Come precisano i ricercatori, questo nuovo modello realizzato con materiali riassorbibili che si auto-dissolvono nell’organismo potrebbe rappresentare una nuova speranza per il trattamento del dolore post-operatorio.

Ansa riporta una dichiarazione del bioingegnere John A. Rogers, che ha guidato lo sviluppo del dispositivo: “Come ingegneri, siamo motivati ​​dall’idea di trattare il dolore senza farmaci con modalità che il paziente può attivare e disattivare ​​all’istante, controllandone l’intensità. La nostra tecnologia sfrutta meccanismi simili a quelli che provocano l’intorpidimento delle dita quando sono fredde. L’impianto consente di produrre quell’effetto in modo programmabile e diretto su nervi specifici”. Aggiunge Matthew MacEwan, coautore dello studio: “Man mano che si raffredda un nervo, i segnali che trasporta diventano sempre più lenti, fino a fermarsi completamente”.

Redazione Nurse Times

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