Emblematica la lettera aperta del prof. Mauro Di Fresco, presidente dell’Associazione Avvocatura di Diritto Infermieristico, rivolta a tutti i Colleghi ed alla presidente della FNC Ipasvi Annalisa Silvestro.
Carissimi colleghi e Ill.ma senatrice Silvestro,
ho voluto aspettare che sulle polemiche accese dalla senatrice Silvestro relative al demansionamento infermieristico si pronunciassero tutti.
Infermieri, sindacalisti, politici, sociologi e chi più ne ha più ne metta hanno espresso il proprio autorevole parere.
Io parlo come infermiere che nel lontano 1994 fu probabilmente l’unico in Italia a teorizzare il demansionamento infermieristico.
Iniziai col porre al Collegio Ipasvi un quesito sulla preparazione della colazione e sul dovere da parte dell’infermiere di somministrarla.
Non mi fermai, volevo essere sicuro di quanto andavo sostenendo, soprattutto perché tutti i sindacalisti del Policlinico di Roma, dove lavoravo, contestavano le mie deduzioni e diffamandomi mi disegnavano come incompetente, disumano e lavativo, solo perché volevo fare il mio lavoro e volevo impedire che, all’epoca, centinaia di ausiliari socio-sanitari specializzati (oggi OSS) finissero, come purtroppo è avvenuto, negli uffici amministrativi lasciando l’infermiere a sbrigare tutte le incombenze assistenziali.
Grazie ai sindacati la transumanza fu inarrestabile e ancora oggi ne stiamo pagando le conseguenze soprattutto quando incontriamo portantini con le posizioni organizzative.
Probabilmente per questo, cara senatrice, vorresti mettere nelle mani dei sindacalisti il problema del demansionamento; sei sicura che il problema verrà attenuato e poi insabbiato, considerando anche che nessun collegio Ipasvi ha mai mosso un dito per affrontare seppur ideologicamente questo problema.
Così scrissi alla Federazione Ipasvi aggiungendo il quesito sull’uso delle padelle, dei pappagalli, del rispondere ai campanelli e delle cure igieniche.
Mi rispose l’avv. Nicola Ferarro confermando le mie tesi.
La mattina successiva mi rifiutai di portare una tazza di latte ad un paziente perché l’ausiliaria del reparto, standosene comodamente seduta in cucina, mi disse che competeva a me somministrare la colazione.
Il decreto di sospensione dal servizio arrivò a casa come un fulmine.
Nessuna delle personalità intervenute nella diatriba della senatrice Silvestro è mai stata sospesa dal servizio senza retribuzione per 7 mesi (270 giorni) ed ha patito la povertà come l’ho patita io insieme alla mia famiglia, senza alcun aiuto economico, per aver dimostrato fede nell’antidemansionamento.
Ma nel 1994 dove eravate?
Avrei avuto bisogno delle belle parole che oggi spendete nelle riviste e nei vostri blog!
Lavoravo solo io ed avevo due figli piccoli, di 2 e un anno.
La notte non dormivo e pensavo solo a come uscire dalla situazione che sapevo essere ingiusta.
Nella commissione disciplinare che falsamente mi accusò di inadempimento contrattuale (rifiuto di svolgere le mansioni di infermiere) c’erano due personalità che oggi si puliscono la bocca con il demansionamento.
E’ facile oggi parlare e denunciare il demansionamento; è stato molto più difficile farlo 20 anni fa.
Disoccupato mi impegnai come volontario presso lo studio legale di un sindacato all’epoca esterno alla compagine nosocomiale (UGL) che mi stava aiutando a risolvere la questione.
Studiai giorno e notte il diritto sindacale per trovare elementi utili alla mia difesa fino al punto da ossessionarmi e conseguire tre lauree e due master, di cui uno alla Suprema Corte di Cassazione in Diritto Sanitario (biennale di II livello per soli 50 posti in tutta Italia).
Ritenendo nella mia richiesta che, secondo le leggi in vigore (art. 2229 e 2103 C.C., D.P.R. n. 225/74, DPCM 24.9.1981) non fosse consentito all’infermiere preparare e somministrare la colazione, ricevetti un riscontro positivo dal legale dell’Ipasvi di Roma cioè dall’avv. Salvatore Carruba.
Vinsi tre cause relative alla mia sospensione, rientrai e mi sottoposero a 10 procedure disciplinari nel solo primo anno, che vinsi tutte.
Mi impegnai per aiutare i colleghi a difendersi dalle ingiustizie.
Ho lottato per convincere l’Università Sapienza di Roma ad istituire un master in diritto sanitario inventando di sana pianta il termine perché a metà 1995 nessuno aveva mai pensato di creare una scienza giuridica dedicata alla materia sanitaria.
Teorizzai l’esistenza del mobbing in ambiente sanitario e fui deriso.
Teorizzai il demansionamento infermieristico e fui deriso, soprattutto dall’Ipasvi e precisamente dalle stesse persone che ancora oggi governano il Collegio di Roma e la Federazione (visto che l’Ipasvi non svecchia mai).
Sapevo che le mie teorie erano anacronistiche ma ci credevo finché nel sindacato FIALS mi fu concesso di creare un ufficio legale infermieristico dove poter realizzare concretamente la tutela degli infermieri.
Ma in qualunque sindacato andassi, raggiunti i contatti nazionali, trovavo limiti politici, interessi localistici, economici ed egoistici.
Così decisi di creare l’A.A.D.I. – l’Associazione Avvocatura di Diritto Infermieristico, un’associazione di infermieri liberi, non condizionati da ideologie politiche e sindacali, non divisi, uniti per la difesa degli infermieri.
Nelle università insegno diritto sanitario e diritto del lavoro ma, in pratica, insegno diritto contrattuale infermieristico, mobbing, demansionamento, tutela stra e giudiziaria e pur essendo stato il primo presidente del Comitato per il fenomeno del mobbing per l’Università Sapienza di Roma e pur avendo scritto il primo libro sul Mobbing Infermieristico di impronta legale, quando leggo i commenti di chi oggi spunta come il fungo dal nulla e si palesa come esperto di mobbing dispensando pillole di saggezza, mi chiedo: ma questa persona, con tutto il rispetto, ha mai vissuto il mobbing sulla propria pelle? Ha mai visto la propria famiglia in grave difficoltà economica chiedere aiuto ai vicini di casa e nello stesso momento sostenere il marito, il padre infermiere perché stava conducendo una battaglia giusta ma che a tutti, e dico a tutti, non interessava un bel niente? Ha mai combattuto contro i mulini a vento? Adesso sapete perché non ho paura di nessuno. Perché ho subito tutto quello che un sistema corrotto che padroneggia il mobbing potrebbe fare … e me lo ha fatto!
Ill.ma senatrice, non sarebbe meglio tacere quando si parla di mobbing e di demansionamento?
Capisco che ora Lei è una persona importante e che vive nello sfarzo dei drappi e delle stanze d’oro, ma per il rispetto di chi tutte le mattine va a fare lo sguattero nei reparti convinto di essere un professionista intellettuale, sarebbe meglio che tacesse e pensasse ai suoi interessi come hai sempre fatto!
Non ho mai visto il Suo nome su uno straccio di proposta di legge, su uno straccio di interrogazione parlamentare: ma dove si trova quando gli altri parlano di infermieristica ? cosa fa tutto il giorno?
Se oggi l’infermiere è meno di niente, buona parte della colpa la dobbiamo proprio a Lei e ad una parte dei sindacati che hanno speculato sulle nostre sofferenze. Mentre noi tocchiamo il fondo subendo la doppia umiliazione della laurea in infermieristica (una buffonata alla quale ha partecipato anche Lei) e dello sfruttamento della manovalanza, Lei pensa a creare una macchina per fare soldi (Promesa).
Questi sono gli studenti del terzo anno che Lei, Ill.ma senatrice e tutto Ipasvi, avete creato e sostenete.
Si dovrebbe vergognare come mi vergogno io ogni giorno: avete creato il dottor padella, un mostro tutto italiano.
P.S. Attendo con intrepida ansia una bella procedura disciplinare.
Prof. Mauro Di Fresco
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