David Bowie, pseudonimo di David Robert Jones nato a Londra l’8 gennaio 1947, è stato un cantautore, produttore discografico e attore britannico.
I suoi problemi di salute non erano un mistero, infatti già dal 2004, durante una tappa in Germania del tour in supporto a “Reality” fu costretto a un ricovero d’urgenza per sottoporsi a un intervento di angioplastica. Da allora, centellinò le proprie apparizioni dal vivo, senza però dare segni di particolari sofferenza, se non altro dal punto di vista fisico: i fan, non a caso, si preoccuparono più del fatto che avesse scelto la via della pensione piuttosto che temere – nell’allontanamento dai riflettori – una ragione connessa a una qualsiasi condizione medica, anche se indiscrezioni puntualmente smentite di problemi più o meno gravi – nel 2008 si parlò addirittura di un tumore al fegato – continuarono a tenere banco.
Nemmeno il rientro in grande stile sulle scene, con “The next day”, nel 2013, placò la ridda di voci relative a possibili condizioni critiche di salute dell’artista. Anzi, la pubblicazione del disco a sorpresa, il rifiuto di qualsiasi attività promozionale, sia sotto forma di interviste o conferenze stampa sia come apparizioni dal vivo, e l’avversione nei confronti dell’ipotesi di un rientro sulle scene live – pur caldeggiato da parte del suo entourage – portarono diversi tabloid ad alimentare le voci relative a una diagnosi di Alzheimer.
Voci immediatamente smentite al Telegraph da Tony Visconti, il collaboratore chiave nella fase conclusiva della carriera di David Bowie:
“E’ in perfetta forma. Anzi, più in forma che mai. Questo ragazzo non ha perso un singolo neurone in tutto il corso della sua vita. Non avrebbe potuto lavorare per due anni di fila se fosse stato malato. Sta benissimo. Ha avuto un’operazione al cuore, tutto qui, ma si è già ripreso da tanto tempo”
Eppure Bowie dopo “The next day” proseguì a lavorare, nonostante una malattia l’avesse colpito, questa volta per davvero: “★”, quello che rimane ormai il suo testamento spirituale, riletto dopo la notizia della sua morte assume contorni estremamente definiti, se non addirittura espliciti.
Basti pensare a “Lazarus”, il suo ultimo video, che lo ritrae fragile, in un ospedale, cantare “look up here, I’m in heaven/I’ve got scars that can’t be seen” (“Guarda quassù, sono in Paradiso / Ho cicatrici che non possono essere viste”), che qualcuno aveva già definito come una delle sue ultime fatiche sulla lunga distanza come un regalo d’addio, una morte non diversa dalla sua vita: un’opera d’arte. E per rendersene conto basta guardare, l’ultima foto scattata a Bowie in pubblico, lo scorso 12 dicembre, al Theatre Workshop di New York, in occasione della presentazione proprio della piece teatrale “Lazarus”, per la quale aveva scritto musiche inedite: abbronzato, sorridente e rilassato, non esattamente – di fatto – l’immagine di un uomo fiaccato da un male ormai incurabile. Ma le “cicatrici che non si possono vedere”, Bowie, le aveva davvero, anche prima di alzare lo sguardo lassù per tornare a vederlo…
Fonte: www.rockol.it
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