Con la conclusione della pandemia che sembra essere ancora lontana in molte parti del mondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha divulgato i primi dati relativi ai 17 mesi più critici dal momento in cui si è diffuso il Covid-19 nel mondo.
Anche se non si tratta di un bilancio definitivo, ad essere stati più colpiti nel mondo sono stati gli operatori dei servizi sanitari di ogni parte del mondo. Il maggior numero di vittime è stato tra gli infermieri, i medici ed i soccorritori.
Il documento di lavoro della OMS
“Un nuovo documento di lavoro dell’OMS stima che 115.000 operatori sanitari sarebbero morti a causa del Covid-19 tra il gennaio 2020 e il maggio di quest’anno. Ecco perché è essenziale che gli operatori sanitari abbiano la priorità per la vaccinazione”: ammonisce Tedros Adhanom Ghebreyesush, direttore generale della OMS.
Due su cinque di questi lavoratori sono vaccinati, afferma l’OMS, ma con una grande disparità tra regioni povere e ricche. “In Africa, meno di un operatore sanitario su dieci risulta completamente vaccinato. Nel frattempo, nella maggior parte dei paesi ad alto reddito, oltre l’80% degli operatori sanitari è perfettamente vaccinato”: conclude Tedros Adhanom Ghebreyesus.
La battaglia sull’obbligo della vaccinazione
Nei paesi ad alto reddito, dove l’accesso ai vaccini è garantito, la battaglia riguarda l’obbligo della vaccinazione. In Austria gli operatori sanitari hanno manifestato per sensibilizzare su una possibile nuova ondata, invitando la popolazione a farsi vaccinare. Intanto in Grecia gli operatori sanitari sono scesi in piazza contro la carenza di personale e la sospensione di chi rifiuta il vaccino, dicendo che l’obbligo rappresenta un attentato alla loro libertà.
Il caro prezzo degli errori nella gestione del comparto sanitario
La pandemia – alla quale in tanti non hanno voluto credere anche quando era ormai perfettamente conclamata – ha rivelato prima di tutto gli errori pregressi di programmazione strategica e il concetto stesso dell’organizzazione della rete sanitaria, questo si è verificato in tanti paesi occidentali, forse quasi tutti: nessuno aveva seriamente affrontato il problema della prevenzione cosi`’ che lo “tsunami” ha potuto colpire duramente. I professionisti hanno dovuto affrontare l’emergenza sulla base di schemi organizzativi esistenti e profondamente inadeguati. Per questo i tanti morti, che rappresentano il drammatico tributo pagato dal personale sanitario, sono lo scotto dovuto ad anni di tagli alla spesa sanitaria, l’assurda diminuzione costante del personale, la riduzione dei posti letto e la mancanza di sufficienti reparti di terapia intensiva. In Italia la catastrofe peggiore è stata quella della Lombardia cioè la regione più ricca e potente del sistema Italia che ha dimostrato l’assoluta inadeguatezza nel dover affrontare il primo impatto dell’epidemia. Le cronache del 2020 lo ricorderanno sempre.
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